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Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso

IN PRINCIPIO ERA IL VERBO - Letture dalla Liturgia nella II Domenica nel Tempo di Natale - "Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo" - Audiovideo con Don Fabio Rosini - Commento a cura della Prof. Elisabetta Acide -

Illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati

Sir 24, 1-4. 8-12

Dal libro del Siracide.

La sapienza fa il proprio elogio,
in Dio trova il proprio vanto,
in mezzo al suo popolo proclama la sua gloria.
Nell’assemblea dell’Altissimo apre la bocca,
dinanzi alle sue schiere proclama la sua gloria,
in mezzo al suo popolo viene esaltata,
nella santa assemblea viene ammirata,
nella moltitudine degli eletti trova la sua lode
e tra i benedetti è benedetta, mentre dice:
«Allora il creatore dell’universo mi diede un ordine,
colui che mi ha creato mi fece piantare la tenda
e mi disse: “Fissa la tenda in Giacobbe
e prendi eredità in Israele,
affonda le tue radici tra i miei eletti” .
Prima dei secoli, fin dal principio, egli mi ha creato,
per tutta l’eternità non verrò meno.
Nella tenda santa davanti a lui ho officiato
e così mi sono stabilita in Sion.
Nella città che egli ama mi ha fatto abitare
e in Gerusalemme è il mio potere.
Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso,
nella porzione del Signore è la mia eredità,
nell’assemblea dei santi ho preso dimora».

Sal 147

RIT: Il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi.

Celebra il Signore, Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion,
perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.

  RIT: Il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi.

Egli mette pace nei tuoi confini
e ti sazia con fiore di frumento.
Manda sulla terra il suo messaggio:
la sua parola corre veloce.

  RIT: Il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi.

Annuncia a Giacobbe la sua parola,
i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.
Così non ha fatto con nessun’altra nazione,
non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi.

  RIT: Il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi.

Ef 1, 3-6. 15-18

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni.

Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo
per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità,
predestinandoci a essere per lui figli adottivi
mediante Gesù Cristo,
secondo il disegno d’amore della sua volontà,
a lode dello splendore della sua grazia,
di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.
Perciò anch’io [Paolo], avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell’amore che avete verso tutti i santi, continuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere, affinché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi.

Gv 1, 1-18

Dal Vangelo secondo Giovanni

In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.

***

UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLA PROF. ELISABETTA ACIDE

Chi ci parla della “Sapienza” di Dio?

Dio stesso.

Il testo della prima lettura tratto dal Libro del Siracide, suggerisce la risposta: se volete avere in voi la sapienza di Dio, dovete lasciarvi ammaestrare da Dio.

La sua sapienza va innanzitutto ascoltata e non va confusa.

“Ascoltare la Sapienza”, come figli che “ascoltano” il padre.

“Ascoltare” la Parola.

Lo sappiamo, nel mondo abbiamo molti saperi: il sapere filosofico, quello del ricercatore, il sapere dell’uomo di scienza, il sapere dello storico… una varietà di “saperi”, ma l’uomo che vuole conoscere il “pensiero di Dio”, deve “ascoltare la sua voce”.

La Parola.

Tutti i “saperi” sono importanti per l’uomo e tutti possono aiutarci ad ascoltare la “voce di Dio”.

La “voce di Dio” è per l’uomo, la sua Parola, la sua sapienza è per “tutto il popolo”, che diventa il “suo popolo”, il popolo di Dio, “ascoltando” la Sua Parola.

“Egli mi ha creato, per tutta l’eternità non verrò meno.”

La Parola, la Sapienza: una sola Parola fa tutti gli esseri, creati da Dio, una Parola che è “efficace” e quando l’ascolto sarà stato efficace, la gioia sorgerà nel nostro cuore.

La Sapienza è nel mondo, uscita dalla “Parola dell’Altissimo” e “pone le sue radici” nel mondo.

“Ha preso dimora”.

Una “parola viva” ed “efficace”, una Parola che diventa storia, ed i versetti dal 9 al 12 ci riassumono il percorso del tempo: la sapienza è la Parola di Dio, esistete prima dei secoli e “fin dal principio”.

Una immagine “creativa”, “generativa”, “efficace”, “eterna”, perché la Sapienza rimane se stessa finché Dio rimane se stesso, “per tutta l’eternità”, è sapienza nella storia “nella città che egli [Dio] ama” (Gerusalemme). 

“Abita” il Tempio, Dio, ma lo sappiamo “abita il mondo”.

La Sapienza ha “preso dimora”.

La Parola è venuta ad “abitare”.

La Sapienza è opera creatrice di Dio.

Abbiamo già avuto occasione di tornare sul meraviglioso Prologo del Vangelo di Giovanni, pari a quelle “onde che si infrangono sulla riva” (commento alla liturgia della Messa giorno di Natale pubblicata dal

Risvegliopopolare.it (25 dicembre 2024 – leggi qui -)

e ci troviamo qui, ancora questa meravigliosa e ricca pagina dell’evangelista, nella liturgia odierna (Vangelo).

“In principio c’era il Logos”.

C’è Dio, c’è la Sua Parola, c’è la sua Esistenza, c’è la sua Sapienza, c’è la sua Bontà.

Dio c’è.

“Dio disse…” E Dio “appare” per il mondo,

“Dio si fece” E Dio si Incarna per l’uomo.

“La Sapienza è lo strumento che Dio usa per creare” (Card. Gian Franco Ravasi)

Il Logos diventa luce e vita.

Luce e Vita sono la “trama” del Vangelo di Giovanni.

“Veniva nel mondo
la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Egli era nel mondo,
e il mondo fu fatto per mezzo di lui,
eppure il mondo non lo riconobbe”

Quella “luce” che nella notte dei tempi, ha “illuminato”, avanza nel mondo e nel tempo: Il “Verbo si fece carne”; Dio ha visitato il suo Popolo, Cristo è “luce nel mondo”.

Fatti per la luce, abbiamo bisogno della Luce.

E questa luce “accolta” farà diventare Figli.

«A quanti però l’hanno accolto (elabon)
ha dato potere di diventare figli di Dio”

Verbo elabon: l’uomo “illuminato”, “accoglie”.

“Generati”, accolgono.

“Generati da Dio”, ne “accolgono il nome”.

Ricordiamo che “il nome” nella logica biblica – semitica è la persona.

Non è un caso che l’uomo è invitato a “dare nome” alle cose create, ma Dio, nell’Antico Testamento “non ha nome”:

“Io sono colui che sono”.

E il Verbo, che si fa carne, rivelerà il nome di Dio.

Rivelerà come Logos, Dio.

Dio fatto uomo, perché l’uomo conoscesse il nome di Dio.

Dio fatto uomo perché ogni uomo diventasse figlio e fratello.

Generati, dunque, si “riconosce” di essere Figli nel Cristo. Figli amati che “riconsocono” l’Amore.

Ecco la Verità di cui ci parla l’evangelista Giovanni: Dio che si fa uomo, per “elevare” l’uomo a Dio.

Cielo e terra che diventano realtà nel Logos.

Estremi che si “toccano”, che “generano”, che “salvano”.

La “nube” (Dio) e la “terra” (uomo).

La Parola e la carne.

E questo Dio, non solo “viene”, ma “abita”:, “pone la tenda”.

“Egli ha posto la sua tenda (eskènosen)
in mezzo a noi”

La “tenda” (eskènosen) meglio “mettere la tenda”, è dire: “Dio c’è”, Dio è qui, Dio viene.

Dio abita.

Quella “tenda” nel deserto era la “Presenza di Dio”.

Il tempio recava la presenza di Dio dietro quella tenda.

Ora la “tenda” “abita” con le fattezze di un uomo.

Carne e sangue, vita, umanità.

La “tenda” è ora Cristo.

La tenda è Presenza viva.

Da quell’ “In Principio” a quel “senza fine”.

Oltre il tempo.

Dio c’è.

Dio illumina.

Tutti.

Senza distinzione.

E San Paolo (seconda lettura) sottolinea questa grande benedizione: “Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo”.

“Scelti prima della creazione”: la bella e consolante notizia. Chiamati, pensati, scelti… ancora prima di quel “In Principio” dove la Luce proruppe in quel vuoto e in quel buio. Un “disegno d’amore”.

Un disegno d’amore che “chiama” all’ amore, alla vita, alla relazione.

“Benediciamo” Dio perché ci ha benedetto, perché ci ha generato, perché ci ha chiamato, ha “detto bene” di noi, e benediciamo perché si è Incarnato, ha “abitato”, ci ha “scelti”.

Il “progetto” di Dio è per tutti, un “progetto” ed una chiamata alla figliolanza, alla santità, alla salvezza.

Un amore gratuito per l’uomo.

Alla comunità, Paolo, infonde speranza, quella che dovremmo infondere anche noi: “il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi.”

La speranza a cui si è chiamati.

Una “speranza” che apre al futuro, un futuro che non ha solo un “orizzonte orizzontale”, che non si esaurisce nella quotidianità, ma che si apre al cielo, all’eternità.

La speranza che crede nel “Verbo” Incarnato, nel Dio Uno e Trino rivelato.

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