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Resta con noi, perché si fa sera

IN PRINCIPIO ERA IL VERBO - Letture dalla Liturgia nella III Domenica di Pasqua - "Nelle tue mani è la mia vita" - Commento delle Suore Carmelitane di Biella - Video omelia di Padre Giulio Michelini

Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. Innalzato dunque alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire».

Dagli Atti degli Apostoli, Cap.2, 14. 22 – 23

[Nel giorno di Pentecoste,] Pietro con gli Undici si alzò in piedi e a voce alta parlò così:
«Uomini d’Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nàzaret – uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso fece tra voi per opera sua, come voi sapete bene –, consegnato a voi secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, voi, per mano di pagani, l’avete crocifisso e l’avete ucciso.
Ora Dio lo ha risuscitato, liberandolo dai dolori della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere. Dice infatti Davide a suo riguardo: “Contemplavo sempre il Signore innanzi a me; egli sta alla mia destra, perché io non vacilli. Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua, e anche la mia carne riposerà nella speranza, perché tu non abbandonerai la mia vita negli inferi né permetterai che il tuo Santo subisca la corruzione. Mi hai fatto conoscere le vie della vita, mi colmerai di gioia con la tua presenza”.
Fratelli, mi sia lecito dirvi francamente, riguardo al patriarca Davide, che egli morì e fu sepolto e il suo sepolcro è ancora oggi fra noi. Ma poiché era profeta e sapeva che Dio gli aveva giurato solennemente di far sedere sul suo trono un suo discendente, previde la risurrezione di Cristo e ne parlò: “questi non fu abbandonato negli inferi, né la sua carne subì la corruzione”.
Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. Innalzato dunque alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire».

Dal Salmo 15

Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu».
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.

Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio animo mi istruisce.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare.

Per questo gioisce il mio cuore
ed esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita negli inferi,
né lascerai che il tuo fedele veda la fossa.

Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.

Dalla Prima Lettera di San Pietro Apostolo, Cap. 1, 17 – 21

Carissimi, se chiamate Padre colui che, senza fare preferenze, giudica ciascuno secondo le proprie opere, comportatevi con timore di Dio nel tempo in cui vivete quaggiù come stranieri.
Voi sapete che non a prezzo di cose effimere, come argento e oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta, ereditata dai padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia.
Egli fu predestinato già prima della fondazione del mondo, ma negli ultimi tempi si è manifestato per voi; e voi per opera sua credete in Dio, che lo ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria, in modo che la vostra fede e la vostra speranza siano rivolte a Dio.

Dal Vangelo secondo San Luca, Cap. 24, 13 – 35

Ed ecco, in quello stesso giorno [il primo della settimana] due dei [discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo.
Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto».
Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.
Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro.
Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».
Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane
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UN PENSIERO DALLE SUORE CARMELITANE DEL MONASTERO MATER CARMELI DI BIELLA

Non depressi, ma pasquali!

(At 2,14.22-33; Sal 15; 1Pt 1,17-21; Lc 24,13-35)

Ci stiamo lasciando alle spalle la Pasqua oppure vogliamo vivere oggi, nuovamente, la Pasqua?

Le domeniche pasquali vengono chiamate proprio “domeniche di Pasqua” e non “domeniche dopo Pasqua”.  La liturgia ci accompagna nel vivere il grande mistero della nostra fede con intensità di approfondimento e preghiera.

A noi oggi la scelta: vogliamo essere i cristiani della Pasqua oppure del dopo Pasqua?!

Il Vangelo ci parla dei due discepoli  che stanno uscendo da Gerusalemme per dirigersi verso Emmaus. Due persone deluse da come sono andati gli avvenimenti. Avevano investito energie e aspettative, si erano lasciati coinvolgere emotivamente da quel Maestro che speravano potesse essere il profeta che finalmente avrebbe liberato Israele, ma che invece aveva finito tristemente la sua storia in croce.

I due discepoli sono uomini del dopo Pasqua: per loro la storia è conclusa, un fallimento da dimenticare, mettendo uno spazio geografico di distanza tra i fatti accaduti e la loro vita.

Quante volte anche noi pensiamo che le cose potevano andare diversamente nella nostra vita. Quante volte ci ripetiamo con tristezza: ma perché Dio permette questo? perché proprio a me è capitato questo?

Sono pensieri umani, leciti, ma che non vanno assecondati: se siamo uomini e donne che hanno conosciuto e incontrato Gesù, non possiamo credere fino in fondo al fallimento della nostra vita, al fallimento della storia stessa del mondo.

Gesù, il Signore del tempo e della storia, è morto e risorto per noi. Nella sua storia di vita c’è tutta la nostra storia di vita: fallimenti, delusioni, ma anche gioie e speranze, soprattutto nella sua storia di vita c’è la sua vittoria sulla morte, che è diventata la nostra vittoria sulla morte!

Dove hanno fallito i due discepoli? Nella mancanza di appartenenza: loro vedevano nel Maestro un eroe da seguire, non un fratello da abbracciare, da imitare, da amare, un amico con cui condividere il cammino.

Gesù non si dimentica di loro – come non si dimentica di nessuno di noi – ed ecco che ad un certo momento del cammino li affianca. La loro tristezza è tale che non riescono a riconoscerlo. Solo l’amore genera conoscenza vera: allora Gesù si prende cura di loro aiutandoli a rivisitare la storia appena accaduta, leggendola con occhi nuovi.

E saranno proprio questi occhi nuovi, che man mano si sono aperti in loro, che gli permetteranno di riconoscere Gesù nel gesto dello spezzare il pane: tu sei il Maestro! tu sei colui che noi abbiamo lasciato morto a Gerusalemme, ma che ritroviamo vivo sul nostro cammino!

Il Risorto è con noi! Lasciamoci incontrare da lui! Lasciamo che il nostro cuore arda ascoltando la Parola! Allora sarà Pasqua sempre, ogni domenica, ma anche ogni momento, perché pasqua è passaggio da morte a vita, è attraversare il “mare rosso” delle prove con la certezza di fede che è lo Spirito del Risorto a preparaci un sentiero tra le acque, sapendo che il suo Spirito è con noi oggi e sempre. Saremo allora cristiani non depressi, ma luminosamente pasquali!

Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza     

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