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Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre.

IN PRINCIPIO ERA IL VERBO - Letture dalla Liturgia di Pentecoste - "Se mia amate osserverete i miei Comandamenti" - Commento delle Suore Carmelitane di Biella - Video omelia di Papa Francesco

Quante sono le tue opere, Signore! Le hai fatte tutte con saggezza; la terra è piena delle tue creature.

Dagli Atti degli Apostoli Cap. 2, 1 – 11

Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi.
Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti; abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, Romani qui residenti, Giudei e proséliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio».

Dal Salmo 103

Benedici il Signore, anima mia!
Sei tanto grande, Signore, mio Dio!
Quante sono le tue opere, Signore!
Le hai fatte tutte con saggezza;
la terra è piena delle tue creature.

Togli loro il respiro: muoiono,
e ritornano nella loro polvere.
Mandi il tuo spirito, sono creati,
e rinnovi la faccia della terra.

Sia per sempre la gloria del Signore;
gioisca il Signore delle sue opere.
A lui sia gradito il mio canto,
io gioirò nel Signore.

Dalla Lettera di San Paolo Apostolo ai Romani, Cap. 8, 8 – 17

Fratelli, quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio. Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene.
Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia. E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.
Così dunque, fratelli, noi siamo debitori non verso la carne, per vivere secondo i desideri carnali, perché, se vivete secondo la carne, morirete. Se, invece, mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, vivrete. Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio.
E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!». Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.

Sequenza
Vieni, Santo Spirito,

manda a noi dal cielo
un raggio della tua luce.
Vieni, padre dei poveri,
vieni, datore dei doni,
vieni, luce dei cuori.
Consolatore perfetto,
ospite dolce dell’anima,
dolcissimo sollievo.
Nella fatica, riposo,
nella calura, riparo,
nel pianto, conforto.
O luce beatissima,
invadi nell’intimo
il cuore dei tuoi fedeli.
Senza la tua forza,
nulla è nell’uomo,
nulla senza colpa.
Lava ciò che è sórdido,
bagna ciò che è árido,
sana ciò che sánguina.
Piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido,
drizza ciò che è sviato.
Dona ai tuoi fedeli,
che solo in te confidano
i tuoi santi doni.
Dona virtù e premio,
dona morte santa,
dona gioia eterna.

Dal Vangelo secondo San Giovanni, Cap. 14, 15 – 16. 23 -26

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».

UN PENSIERO DALLE SUORE CARMELITANE DEL MONASTERO MATER CARMELI DI BIELLA

(At 2,1-11;  Sal 103;  Rm 8,8-17;  Gv 14,15-16.23-26)

In questa  solennità della Pentecoste la Chiesa ci consegna queste parole di Gesù che dice: “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti”.  Potremmo chiederci: quali sono questi comandamenti di Gesù e quali sono i comandamenti del Padre?  Qual è la differenza tra loro? Gesù venendo nel nome del Padre ci ha chiarito molte cose che a noi rimanevano non comprensibili o troppo difficili, come alcuni passaggi dell’ Antico testamento. Gesù ci ha detto che non è venuto per abolire la legge e i profeti, l’opera che il Padre aveva iniziato, ma a darne compimento. Questo compimento lo vediamo nell’ l’amore che egli ci ha dimostrato con la sua missione a nostro favore, attraverso la sua passione, morte e risurrezione.  Nel progetto del Padre, Gesù ha già portato a compimento la nostra salvezza, in quel: “Tutto è compiuto”. Ci chiede di imitarlo nell’amore totale, senza costrizione. Dice: “Se mi amate osserverete i miei comandamenti”, quasi un suo testamento.

I comandamenti di Gesù sono l’esempio di vita che egli ci ha lasciato, la vita stessa del Padre. Un esempio che ci parla di amore e umiltà. Sono la misericordia e la pace di Dio che lo hanno fatto scendere fino a noi. Nella misura in cui riusciamo a fare questo egli diventa intercessore presso il Padre, continua a parlare a nostro favore. “Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre”. Gesù è pronto a fare per noi ogni cosa davanti al Padre. Gesù vuole che attraverso l’apertura all’amore di Dio per noi possiamo arrivare a diventare quasi come Dio, portando Dio nei nostri cuori, nella nostra vita. La volontà del Padre è che il nostro cuore diventi una dimora della Trinità. Che noi possiamo vivere nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo ed essi in noi. In una parola: che il nostro paradiso, il nostro cielo cominci già da questa terra!

Tutto questo avviene attraverso la Parola di Dio che accogliamo, che facciamo nostra, che meditiamo, come Maria. Lo Spirito Santo che ci è stato donato nei Sacramenti e che viene a noi ogni momento per guidarci, e in modo singolare in questi giorni pasquali, ci vuole aprire a questo dono per rendere sempre più luminosa la nostra fede come nei giorni degli apostoli.

Sì, Signore, ci sentiamo vivamente aiutati dalla presenza di un Avvocato così grande e potente! Vieni Spirito Santo, viene in noi con la tua forza, vieni a custodire in noi le parole di Gesù, perché le osserviamo con amore, vieni in noi con i tuoi santi doni. Vieni e manifesta in noi i frutti della tua presenza che è amore, perché viviamo da fratelli, presenza che è gioia perché portiamo in noi la vita dello Spirito,  presenza che è pace perché amiamo i fratelli, presenza che è pazienza perché sopportiamo con amore, presenza che è benevolenza, che è bontà, è magnanimità, che è mitezza perché ci perdoniamo a vicenda come Dio ha perdonato a noi in Cristo, che è fede per la grazia ricevuta in Cristo, che è modestia per lo spirito di umiltà di Cristo.  Con tutto il cuore e in comunione con tutta l’umanità, ti invochiamo: Vieni Spirito Santo e porta la tua pace nei nostri cuori, nelle nostre case, nelle nostre famiglie, nelle nostre città, nelle nazioni, nel mondo intero, perché viviamo sempre in te e con te. Amen. Alleluia!

Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza

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