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La corte sedette e i libri furono aperti.

IN PRINCIPIO ERA IL VERBO - Letture dalla Liturgia di domenica 6 agosto 2023, Trasfigurazione del Signore - "Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo" - Commento a cura della Prof. Elisabetta Acide - Video omelia di Padre Fernando Armellini - 

Questa voce noi l'abbiamo udita scendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte.

Oggi, nel presentare le Letture ed i commenti di domenica 6 agosto, Trasfigurazione del Signore, facciamo un’eccezione: non abbiniamo un’immagine che richiami il testo del Vangelo proclamato, ma la fotografia dell’Arcivescovo di Vercelli, Mons. Marco Arnolfo, a Lisbona, con i ragazzi, i Sacerdoti ed i Volontari della Diocesi di Vercelli, che si preparano alla veglia con Papa Francesco. Con loro altre centinaia di migliaia di giovani di tutto il Mondo.

Anche questa immagine, crediamo di non sbagliare, illustra la forza del Vangelo, è Vangelo vivo.

A domani per altri servizi sulla GMG 2023

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Dal Libro di Daniele, Cap. 7, 9 – 10. 13 – 14

Io continuavo a guardare,
quand’ecco furono collocati troni
e un vegliardo si assise.
La sua veste era candida come la neve
e i capelli del suo capo erano candidi come la lana;
il suo trono era come vampe di fuoco
con le ruote come fuoco ardente.
Un fiume di fuoco scorreva
e usciva dinanzi a lui,
mille migliaia lo servivano
e diecimila miriadi lo assistevano.
La corte sedette e i libri furono aperti.
Guardando ancora nelle visioni notturne,
ecco venire con le nubi del cielo
uno simile a un figlio d’uomo;
giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui.
Gli furono dati potere, gloria e regno;
tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano:
il suo potere è un potere eterno,
che non finirà mai,
e il suo regno non sarà mai distrutto.

Dal Salmo 96

Il Signore regna: esulti la terra,
gioiscano le isole tutte.
Nubi e tenebre lo avvolgono,
giustizia e diritto sostengono il suo trono.

I monti fondono come cera davanti al Signore,
davanti al Signore di tutta la terra.
Annunciano i cieli la sua giustizia,
e tutti i popoli vedono la sua gloria.

Perché tu, Signore,
sei l’Altissimo su tutta la terra,
eccelso su tutti gli dèi.

Dalla Seconda Lettera di San Pietro, Cap. 1, 16-19

Infatti, non per essere andati dietro a favole artificiosamente inventate vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza. 17Egli ricevette infatti onore e gloria da Dio Padre quando dalla maestosa gloria gli fu rivolta questa voce: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto». 18Questa voce noi l’abbiamo udita scendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte. 19E così abbiamo conferma migliore della parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l’attenzione, come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e la stella del mattino si levi nei vostri cuori.

Dal Vangelo secondo San Matteo, Cap. 17, 1 – 9

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: “Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia”. Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo”.
All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: “Alzatevi e non temete”. Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: “Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti”.

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UN PENSIERO SULLA PAROLA A CURA DELLA PROF. ELISABETTA ACIDE

Una visione, quella di Daniele al capitolo 7, che racconta le “visioni notturne” in un crescendo dei periodi storici della travagliata storia di Israele, che ha visto il susseguirsi dei dominatori dell’Oriente (babilonesi, persiani, medi, Alessandro il macedone, Seleucidi).

Una visione della storia, come luogo dell’operosità dell’uomo e della giustizia di Dio, nella quale il profeta intravede il giudizio finale.

Ed ora un vegliardo (prima lettura), “antico di giorni”, la cui esistenza è “eterna”, apre il libro: sarà giustizia.

Un Dio che farà giustizia, ma accanto ad un “figlio d’uomo” che scende dalle nubi, dal cielo, viene “da Dio” ed è portatore di speranza e di pace.

Gesù applicherà a se stesso l’espressione “figlio dell’uomo” e sarà portatore di giustizia e bontà, non quella che vorrà o si aspetterà il mondo, ma secondo il “Regno di Dio”.
Un regno lungo quanto il tempo dell’umanità in attesa del giudizio finale.

In questa prospettiva si capisce il compito di Gesù che avrebbe distrutto via via il male e sottomesso tutti i nemici fino a distruggere la morte, l’ultimo avversario. (1 Corinzi 15, 20-26).

Gesù’ l’amato “Questi è il Figlio mio, l’amato, nel quale ho posto il mio compiacimento”.

Questa voce noi l’abbiamo udita discendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte.” (2 Pt1,16-19 seconda lettura).

Lo sapeva bene Pietro, presente con altri su quell’alto monte, tanto che la tentazione di “restare” era fortissima.

E lì su quel monte, Pietro lo chiama Kyrie, “Signore”.

Testimone di quella Gloria che abitava il monte, ma che abita la nostra vita, le nostre chiese, che abiterà il mondo.

Pietro e’ su quel monte, su quel “monte alto” della Galilea e vede il volto “Altro” di Gesù: il volto di Cristo.

Gesù lo “prende con se’” con Giacomo e Giovanni, li richiama, come su quel lago e li conduce “in disparte”, sopra un alto monte.

Dal lago al monte.

Voce e luoghi: li conduce in alto, là dove la terra s’innalza, dove la luce del cielo arriva prima, il “luogo” più “vicino”, oltre la terra, oltre la pianura, oltre il lago.

E la luce, la gioia, la bellezza.

Sul monte non per “vedere” ma per “ascoltare”.

“Sei giorni dopo” come quelli della creazione racconta da Genesi 1.

Dialogo del mondo con Dio.

Dialogo del mondo con Dio.

Il monte come altri monti biblici.

Mosè ed Elia: legge e profezia.

Una Parola: quella del Padre.

“Ascoltatelo!”: il discepolo di Cristo è colui che sente, ascolta e annuncia.

Pietro, Giacomo, Giovanni … fissano il volto di Cristo e rimangono abbagliati, tanto che hanno bisogno del “ occo di Gesù” (Mt 17,7)  per essere riportati alla realtà quotidiana.

Pietro, Giacomo, Giovanni gli stessi del Getsémani, dell’ ora angoscia ,sofferenza e attesa, dell’ agonia, ma anche della preghiera.

Un Dio luminoso, solare, bello, un Dio che “fa luce”.

Illumina.

La luce e’ per l’uomo: la luce e’ di Dio per l’uomo.

Dio e’ luce e Voce.

Ci illumina, parla, invita ad ascoltare.

Ancora un “non temete”.

Dal timore alla pienezza di luce.

Ri-chiamati e ri-svegliati da quel tocco amorevole che rialza e rassicura.

Non temete!

“Alzatevi e Non temete”

Per annunciare occorre alzare il viso da terra e andare con coraggio, con il cuore pieno di luce.

“Non temete”

Gesù rassicura, li tocca, come tocca noi, siamo anche noi su quel monte con Pietro, Giacomo e Giovanni.

Non si tratta di godere di una visione, ma di essere confermati nel cuore per poter sostenere la prova e seguire il Signore. Pietro, Giacomo, Giovanni, gli stessi della casa di Giairo, gli stessi di quell’orto degli ulivi: esistenza di gloria e di sofferenza.

Stupore e meraviglia: la bellezza della fede.

Guardare la luce e vedere la croce: perché già sulla croce si scorge la luce della Risurrezione.
Contemplazione: unione con Dio, presenza di Dio.

Sguardo, ascolto, Parola, preghiera.

Azione: “Farò’ qui…”

La “logica umana” si scontra con la “Logica di Dio”. Come Pietro, siamo tutti cercatori stupefatti di di quella luce. Vogliamo vedere il mondo in altra luce, venire davvero alla luce. “Voi siete la luce del mondo”,

Siamo la luce del deserto dell’esistenza, dell’aridità della disperazione, della sabbia dell’incredulità, della roccia dell’ apparenza…

Siamo luce.

“guardate a Lui e sarete raggianti” e attraverso di Lui “guardiamo il mondo” e portiamo la sua luce.

“Ascoltate” perché per annunciare occorre “ricevere” e poi “dare”.

Il Vangelo: non solo la Legge, non solo i profeti. Cristo il “figlio prediletto” deve essere accolto e annunciato.

Salita sull’ alto monte e discesa, nella pianura: dove si incontrano i fratelli rimasti al piano.

L’incontro con Dio ci spinge a “scendere dalla montagna” e ritornare tra gli altri e portare con la vita la notizia della gioia

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