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Così dice il Signore: Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti?

IN PRINCIPIO ERA IL VERBO - Letture dalla Liturgia nella IV domenica d'Avvento - «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te» - Commento a cura della Prof. Elisabetta Acide -

A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto -

2 Sam 7, 1-5.8-12.14.16

Dal secondo libro di Samuèle

Il re Davide, quando si fu stabilito nella sua casa, e il Signore gli ebbe dato riposo da tutti i suoi nemici all’intorno, disse al profeta Natan: «Vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l’arca di Dio sta sotto i teli di una tenda». Natan rispose al re: «Va’, fa’ quanto hai in cuor tuo, perché il Signore è con te».
Ma quella stessa notte fu rivolta a Natan questa parola del Signore: «Va’ e di’ al mio servo Davide: “Così dice il Signore: Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti? Io ti ho preso dal pascolo, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi capo del mio popolo Israele. Sono stato con te dovunque sei andato, ho distrutto tutti i tuoi nemici davanti a te e renderò il tuo nome grande come quello dei grandi che sono sulla terra. Fisserò un luogo per Israele, mio popolo, e ve lo pianterò perché vi abiti e non tremi più e i malfattori non lo opprimano come in passato e come dal giorno in cui avevo stabilito dei giudici sul mio popolo Israele. Ti darò riposo da tutti i tuoi nemici. Il Signore ti annuncia che farà a te una casa.
Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio.
La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a me, il tuo trono sarà reso stabile per sempre”».

Sal. 88

Canterò in eterno l’amore del Signore,
di generazione in generazione
farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà,
perché ho detto: «È un amore edificato per sempre;
nel cielo rendi stabile la tua fedeltà».

«Ho stretto un’alleanza con il mio eletto,
ho giurato a Davide, mio servo.
Stabilirò per sempre la tua discendenza,
di generazione in generazione edificherò il tuo trono».

«Egli mi invocherà: “Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza”.
Gli conserverò sempre il mio amore,
la mia alleanza gli sarà fedele».

Rm 16, 25-27

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, a colui che ha il potere di confermarvi nel mio vangelo, che annuncia Gesù Cristo, secondo la rivelazione del mistero, avvolto nel silenzio per secoli eterni, ma ora manifestato mediante le scritture dei Profeti, per ordine dell’eterno Dio, annunciato a tutte le genti perché giungano all’obbedienza della fede, a Dio, che solo è sapiente, per mezzo di Gesù Cristo, la gloria nei secoli. Amen.

Lc 1, 26-38

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

***

UN PENSIERO SULLA PAROLA A CURA DELLA PROF. ELISABETTA ACIDE

Una bayit (casa), ci propone la prima Lettura:

“Tu mi avresti dedicato una semplice casa, ma io ho promesso a te un intero casato”.

Bayt è il fabbricato in legno o in pietra in cui abitano stabilmente un uomo e la sua famiglia, ma è anche “discendenza” una unità sociale indivisibile.

In modo chiaro il profeta Natan risponde con un gioco di parole: non sarà lui a costruire tale bajit (Davide desiderava costruire una “casa per il Signore”, ma lo farà la sua bajit, cioè la sua discendenza.

Trovare un posto per l’arca? Trovare un “posto” per Dio?

Non un “tempio” per celebrare, come i grandi sovrani del tempo, non una “casa” semplicemente per “dimorare”, Dio non si “imprigiona”, non si lascia “imbrigliare”, non si lascia “strumentalizzare”: non un “luogo” dove “chiudere”, ma una “relazione” nella quale entrare.

Come un “legame” familiare: genuino ed autentico amore, un’esistenza da compenetrare.

Ecco che l’amore deve essere “cantato”: (Salmo 88)

“Cantiamo in eterno l’amore che deve essere cantato, di generazione in generazione”

E Paolo ai romani (seconda lettura) scrive del grande mistero di Gesù Cristo, della sua attesa, del dono di riceverlo.

Dio ci dona una redenzione aperta.

Siamo davanti a una buonissima notizia.

Il Vangelo.

“In quel tempo…” la ricerca di una “casa”.

Quanto avrà “cercato” Gabriele in quel microscopico villaggio della Galilea, una “manciata” di case, una “ragazza promessa sposa…”.

Casa tra le case.

Dio “cerca casa”.

Dio “si interessa” all’umano.

Una “casa umile”, la disponibilità contro quel desiderio “arido” e presuntuoso di “ingabbiare Dio” in una costruzione.

Gabriele, il messaggero, porta l’annuncio, un annuncio di gioia e riceve un “eccomi!” (Vangelo)

Un Eccomi che apre la storia.

Rallegrati: è un imperativo esortativo, Xaire, prova gioia, sii felice.

Rallegrati: apriti alla gioia.

Rallegrati: fai entrare in te la gioia.

Un grembo che diventa “casa”.

Rallegrati, tu che sei Kecharitomene, piena di grazia, e riceverai un dono.

Avvenga: verbo ottativo greco, ghenoito.

Mirabile risposta.

Avvenga: desiderio vivo e totale di partecipare al disegno di Dio.

Avvenga: riconoscimento di Amore.

Avvenga per me la tua Parola: “E il Verbo si è fatto carne…”

Avvenga: carne nella carne, Dio con l’uomo.

Avvenga: e sono inondata da quell’Amore.

Avvenga: in una “casa”.

Avvenga: non solo per “abitare” ma per dimorare con l’uomo.

Avvenga: e questa gioia si traduce in “servizio”, mi dispongo ad essere disponibile al tuo disegno, avvenga mi metto con sollecitudine, “in fretta” nella strada verso te e verso gli altri.

La fretta del servire e del condividere quell’Amore che non può essere trattenuto solo per sé.

Avvenga: perché nulla è impossibile. Non all’uomo.

“Nulla è impossibile a Dio”

Perché dall’impossibile nascerà il possibile:

Poiché un bambino è nato per noi,
ci è stato dato un figlio.
Sulle sue spalle è il segno della sovranità
ed è chiamato:
Consigliere ammirabile, Dio potente,
Padre per sempre, Principe della pace;
grande sarà il suo dominio
e la pace non avrà fine
sul trono di Davide e sul regno,
che egli viene a consolidare e rafforzare
con il diritto e la giustizia, ora e sempre;
questo farà lo zelo del Signore degli eserciti.”

(Isaia 9,5-6)

Dio con noi.

Di casa in casa.

Non solo per “dimorare”, per diventare la nostra “dimora”.

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