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Chi semina nelle lacrime mieterà nella gioia

IN PRINCIPIO ERA IL VERBO - Letture dalla Liturgia nella V Domenica di Quaresima - «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei» - Audiovideo con Padre Roberto Pasolini - Commento a cura della Prof. Elisabetta Acide - 

Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?

Is 43, 16-21

Dal libro di profeta Isaia.

Così dice il Signore,
che aprì una strada nel mare
e un sentiero in mezzo ad acque possenti,
che fece uscire carri e cavalli,
esercito ed eroi a un tempo;
essi giacciono morti, mai più si rialzeranno,
si spensero come un lucignolo, sono estinti:
«Non ricordate più le cose passate,
non pensate più alle cose antiche!
Ecco, io faccio una cosa nuova:
proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?
Aprirò anche nel deserto una strada,
immetterò fiumi nella steppa.
Mi glorificheranno le bestie selvatiche,
sciacalli e struzzi,
perché avrò fornito acqua al deserto,
fiumi alla steppa,
per dissetare il mio popolo, il mio eletto.
Il popolo che io ho plasmato per me
celebrerà le mie lodi».

Sal 125

RIT: Grandi cose ha fatto il Signore per noi.

Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion,
ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,
la nostra lingua di gioia.

  RIT: Grandi cose ha fatto il Signore per noi.

Allora si diceva tra le genti:
«Il Signore ha fatto grandi cose per loro».
Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
eravamo pieni di gioia.

  RIT: Grandi cose ha fatto il Signore per noi.

Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,
come i torrenti del Negheb.
Chi semina nelle lacrime
mieterà nella gioia.

  RIT: Grandi cose ha fatto il Signore per noi.

Nell’andare, se ne va piangendo,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con gioia,
portando i suoi covoni.

  RIT: Grandi cose ha fatto il Signore per noi.

Fil 3, 8-14

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi.

Fratelli, ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui, avendo come mia giustizia non quella derivante dalla Legge, ma quella che viene dalla fede in Cristo, la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede: perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la comunione alle sue sofferenze, facendomi conforme alla sua morte, nella speranza di giungere alla risurrezione dai morti.
Non ho certo raggiunto la mèta, non sono arrivato alla perfezione; ma mi sforzo di correre per conquistarla, perché anch’io sono stato conquistato da Cristo Gesù. Fratelli, io non ritengo ancora di averla conquistata. So soltanto questo: dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte, corro verso la mèta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù.

Gv 8, 1-11

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.
Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.
Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

***

UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLA PROF. ELISABETTA ACIDE

Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa.”

In azione è il Dio della Speranza.

Lo aveva già ricordato il profeta Isaia: ogni volta che il popolo è nella prova, Dio “interviene” e dona speranza.

Una “strada nel mare”: l’immagine di quell’uscita, di quella “liberazione”, di quel “passaggio”… eppure non basta…

Ancora a Babilonia…

Una terra “lontana”, oltre le rovine del tempio, oltre il saccheggio di Gerusalemme

Ma Dio invita a non pensare più alle cose passate:  “Non ricordate più le cose passate,
non pensate più alle cose antiche”.

“Io faccio nuove”…

La “Parola viva” del Signore annunciata dal Secondo Isaia (o Deuteroisaia).

Un Dio creatore, liberatore, eterno.

Un nuovo popolo, un nuovo ritorno, una nuova era.

La realtà “Nuova”, non fatta di “cose”, ma fatta Persona.

Ha audacia profetica Isaia, oltrepassa quello Shemà… cerco Ricorda Israele, ma non fermarti, non indugiare, “Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche!” non perché non devono essere ricordate, ma perché ci devono parlare di futuro.

Il ricordo per il futuro.
La strada “tracciata” da Dio per l’uomo.

Il ricordo per le strade “aperte”.

Dio traccia… ma lascia liberi… incamminati… non incatenati.

Coraggiosi ed in piedi, non obbligati, sospinti, per mano…

Speranzosi e liberi, sicuri anche se incerti, in cammino… su quella strada tracciata dal Signore.

Solo così sarà fiducia, sarà speranza, sarà futuro.

Vita nuova.

E il Salmista ci parla di “semina” nelle lacrime e raccolta di covoni (Salmo 125/126), così come San Paolo nella sua lettera ai Filippesi (seconda lettura) ci parla di una “corsa”, una “maratona”, non senza fine, ma un “arrivo” in Cristo.

Un arrivo nella salvezza, una corsa su quella strada tracciata e aperta, una strada di speranza, verso la salvezza.

Ciò che conta è “Cristo”.

Paolo sa perfettamente di non essere “arrivato”, ma prosegue la sua strada, il suo cammino, la sua corsa.

La meta: Guadagnare Cristo in Cristo.

La pienezza della vita nella sua Vita.

E in quella pagina di Vangelo di Giovanni… verso il Tempio, di ritorno da una notte al monte degli ulivi…una folla, ascolta attenta i suoi insegnamenti. E arrivano scribi e farisei.

Ancora una domanda, ancora una “messa in prova”, ancora un quesito…

Una donna.

Portata davanti a lui.

Chissà come si sarà sentita, chissà dove si posava il suo sguardo, chissà se ha provato a divincolarsi, nascondersi, scappare…

Una donna “sorpresa”… chissà… avranno teso una “trappola”, avranno “verificato l’occasione”, aspettavano il “momento migliore”?

Un “caso guridico” che ha come protagonista una donna.

Un processo.

La legge (quella di Dt 22,22-24; Gn 2,24; Lv 18; Lev 20,10; Nm 5; Prv 30,20; 2 Sam 12,9-10).

Una donna sola… Gesù e gli uomini.

Violenza di parole e di sguardi.

Una donna nel suo agire… davanti al mondo.

Una donna con la sua “nudità”.

Legge citata e legge “scritta”.

La legge è la legge… così dice… così è scritto… così è stabilito…

Maestro…”: quanta deferenza…  certo stava insegnando, ma loro davvero lo consideravano “maestro”?

Maestro…

Una domanda sulla legge… chiara… precisa…

Anche Gesù scrive…

Ma dove?

Per terra… davanti al Tempio…nella polvere…

Forse sulla sabbia, forse sulle lastre di marmo, forse sulle pietre…

Ma che cosa scrive Gesù?

Gesù sa…  Nel libro di Geremia c’è un versetto che dice: quanti si allontanano da te saranno scritti nella polvere, perché hanno abbandonato la fonte di acqua viva, il Signore (Ger 17,13).

Polvere, sabbia, vento…

Gesù scrive e tace.

Domande incalzanti, Gesù “deve” rispondere…

E Gesù alza lo sguardo… smette di “scrivere” e inizia a “parlare”.

Una donna.

Uomini e Gesù.

Una donna.

Una domanda.

No, non alla donna, prima agli uomini, alla folla, agli scribi e farisei…

Si alza…

Forse si guarda intorno, forse scruta con il suo sguardo ogni convenuto…

Si alza e pone una domanda: “Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei”.

Senza domanda… una affermazione…

“Chi…”  – “voi”.

Voi che siete qui, voi che conoscete la legge, voi che l’avete portata qui…

Voi… chi di voi è senza peccato…

Le pietre forse sono già nel pugno di qualcuno, di chi sapeva di dover “procedere”, di chi pensava che Gesù non avrebbe messo in discussione la “legge”.

Pian piano… in silenzio… un silenzio fatto di “fughe”…

Uno sguardo che fa “fuggire” di fronte ad una domanda. Una semplice domanda, non un’accusa… non una dichiarazione accusatoria per ciascuno, non tu, tu, tu… “Chi di voi”.

E il voi diventa nulla.

Se ne vanno, tutti, in silenzio…

Rimane solo la donna e il maestro.

Davanti al Tempio.

Riprende a scrivere… che cosa?

In silenzio, segni tracciati a terra…

E pian piano, i segni diventano fragore, diventano rumore di pietre gettate a terra, diventano passi che si allontano.

Gesù è lì, non scrive più, non guarda più a terra, non guarda più gli astanti… solo la donna.

Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?”.

Adesso ci sono i punti di domanda, queste sono domande per la donna…

Dove sono? Nessuno ti ha condannata?

Donna non hai sentito nulla… e neppure io… neppure una accusa, neppure una parola…

Dove sono donna i tuoi accusatori?

Il legislatore divino, oltre la legge della pietra…

Non opposizione alla legge, ma Giustizia annunciata e pronunciata, giustizia vissuta. Giustizia in Verità, oltre la menzogna, oltre l’apparenza…

Voglio ricordare quelle parole di papa Benedetto XVI  che  spiega che le parole di Gesù

«sono piene della forza disarmante della verità, che abbatte il muro dell’ipocrisia e apre le coscienze a una giustizia più grande, quella dell’amore, in cui consiste il pieno compimento di ogni precetto (cfr Rm 13, 8-10)» (Angelus 21 marzo 2010).

La giustizia dell’Amore.

Gesù è Maestro, non della legge, ma della Giustizia e della Verità.

Giustizia che è perdono e misericordia.

Gesù ama il Bene e la Verità e persegue il Bene e la Vita.

Lo fa con misericordia e compassione.

Il perdono instancabile.

Oltre la legge, con l’uomo, con la donna, con le persone…

Non dice Gesù, come in altre occasioni: “Io ti perdono”, Gesù “difende” dagli accusatori, dai nemici, da chi si erge a giudice.

Gesù dice: Non peccare più”.

“Non ti condanno”.

La vera pace.

Senza condanna del Maestro.

Solo perdono.

Non peccare … ma non disperare…

Non sei sola, sono con te… vai ma non ti abbandono…

Quel dito che scrive in terra, si allunga verso di te, ti sfiora, diventa un abbraccio…

Chiarissimo l’evangelista Giovanni : “Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno” (Gv 8,15).

Delicato… come quelle onde sulla spiaggia… oltre il racconto… dopo il racconto…

Nessuna parola da parte della donna, solo uno sguardo mentre si allontana…, ma quelle parole seguiranno, forse l’eco alle sue spalle.

Solo qualche versetto dopo l’evangelista le riporta…

Le parole che accompagnano il perdono, l’impegno, la richiesta…

Solo Gesù avrebbe potuto scagliare quella pietra… eppure non lo fa…

E tutti gli zelanti accusatori… spariti.

“Donna”… abbiamo già sentito questo appellativo nel Vangelo di Giovanni sulla bocca di Gesù ed ancora risuonerà… non può essere un caso..

E la donna, dichiara la propria fede:  «Oudeís, Kýrie», «Nessuno, Signore» (Gv 8,11).

Signore. 

Non più “maestro”, “Signore”.

Ancora una donna che dichiara e riconosce Gesù come “Signore”.

Il Signore della Misericordia, di quelle viscere contratte, di quell’abbraccio che sa di futuro, che apre alla speranza ma che non si preoccupa di “finire il racconto” (come in altre occasioni dei Vangeli, la vicenda rimane “aperta”).

Il peccatore, oltre il peccato.

La donna oltre l’accusa.

La persona oltre la colpa.

Non peccare più”.

Dimentica tutto, non l’Amore.

“Neppure io ti condanno”.

Perdono e misericordia.

“Io”: non per qualcun altro.

“Io” che prendo su di me la tua miseria di persona.

“Io” ti dono il per-dono perché tu possa essere “nuova creatura”.

Il dono più grande: l’abbraccio dell’Amore.

 

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