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Provincia di Vercelli, Regione Piemonte
Fratelli miei, la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria, sia immune da favoritismi personali

IN PRINCIPIO ERA IL VERBO - Letture dalla Liturgia della XXIII Domenica del Tempo Ordinario - "Dite agli smarriti di cuore..." - Commento a cura della Prof. Elisabetta Acide

gli disse: "Effatà", cioè: "Apriti!". E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.

Is 35, 4-7

Dal libro del profeta Isaìa

Dite agli smarriti di cuore:
“Coraggio, non temete!
Ecco il vostro Dio,
giunge la vendetta,
la ricompensa divina.
Egli viene a salvarvi”.
Allora si apriranno gli occhi dei ciechi
e si schiuderanno gli orecchi dei sordi.
Allora lo zoppo salterà come un cervo,
griderà di gioia la lingua del muto,
perché scaturiranno acque nel deserto,
scorreranno torrenti nella steppa.
La terra bruciata diventerà una palude,
il suolo riarso sorgenti d’acqua.

Sal.145

RIT: Loda il Signore, anima mia.

Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri.

  RIT: Loda il Signore, anima mia.

Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri.

  RIT: Loda il Signore, anima mia.

Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.

  RIT: Loda il Signore, anima mia.

Gc 2, 1-5

Dalla lettera di san Giacomo apostolo.

Fratelli miei, la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria, sia immune da favoritismi personali.
Supponiamo che, in una delle vostre riunioni, entri qualcuno con un anello d’oro al dito, vestito lussuosamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro. Se guardate colui che è vestito lussuosamente e gli dite: “Tu siediti qui, comodamente”, e al povero dite: “Tu mettiti là, in piedi”, oppure: “Siediti qui ai piedi del mio sgabello”, non fate forse discriminazioni e non siete giudici dai giudizi perversi?
Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri agli occhi del mondo, che sono ricchi nella fede ed eredi del Regno, promesso a quelli che lo amano?

Mc 7, 31-37

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: “Effatà”, cioè: “Apriti!”. E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: “Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!”.

***

UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLA PROF. ELISABETTA ACIDE

Partiti da Babilonia verso Gerusalemme (prima lettura), si eleva il grido del profeta Isaia: “Dite agli smarriti di cuore: Coraggio! Non temete…il vostro Dio…viene a salvarvi”.

Dio consola e salva, guarisce occhi e orecchi, zoppie e infermità, lingue si scioglieranno e il creato sarà una casa accogliente per l’uomo.

L’armonia che viene dalla salvezza di Dio.

La “presenza” di Dio che consola, che fa fiorire, che “conferma”: Dio salva nella fede.

Dio salva. Non temete!

Senza timore. Il ritorno in patria così atteso: Dio non ci ha abbandonato!

Dio salva. Dio viene, non “verrà”, viene.

E Dio è “venuto”, è “passato”, si è “incarnato”, si è “svuotato”, si è “fatto uomo”.

Non temete!

“Dio salva” e in quel nome scompare ogni timore.

Quando Dio c’è non c’ è il deserto.

Quando Dio c’è anche il deserto fiorisce.

Quando Dio c’è nessuna lingua rimane muta, nessun orecchio è sordo, nessun occhio è cieco, nessuno zoppo non è in grado di saltare…

Un Dio in viaggio, un Dio uomo, un Dio verso l’uomo.

Gesù (Vangelo) viaggia nei territori della Decapoli (le “Dieci città” collocate alla frontiera dell’Impero Romano, dieci città solo per “comunanza” linguistica, culturale e politica, quasi “città-stato” indipendenti sui modelli greci e romani, sono indicate le località che ci “raccontano” i luoghi nei quali Gesù “passa” e si avventura senza preoccuparsi come quei farisei del puro-impuro e del “legalismo” esteriore) e va verso il mar di Galilea.

Lo sappiamo; Marco, sempre parco di parole, non lo è quanto a “precisione” geografica e logica.

Marco nel suo Vangelo, ci aveva già parlato della Decapoli: Va’ nella tua casa, dai tuoi, annunzia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ti ha usato. Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli ciò che Gesù gli aveva fatto, e tutti ne erano meravigliati.” (Mc 5,19-20).

Aveva stupito Gesù, “mandando” quell’uomo all’annuncio, non una missio ad gentes, ma  l’annuncio del Vangelo, dell’incontro con la misericordia del Signore da farsi “a casa propria”, dai suoi (dai pagani diremmo noi).

E qui Gesù viaggia, viaggia “in missione”.

Gesù non “evita” il passaggio in terra pagana, vi si reca.

La folla lo segue, gli porta un uomo.

Un altro uomo, sordomuto e Gesù lo porta “in disparte”, come quando si ritira a pregare. I suoi gesti non sono plateali, la sua Parola è per la folla, ma i gesti di guarigione sono “nel segreto”.

Compie gesti “in disparte” e “guarda verso il cielo”.

“In disparte” perché per essere guariti abbiamo bisogno di stare con Dio.

“In disparte”, “condotti”: portati e riportati.

Dalla “folla” al “luogo in disparte”, con Gesù.

Il “disparte” dell’intimità con Dio.

Relazione con Dio.

Effatà, cioè: Apriti!”: ancora un resoconto preciso dell’evangelista; il linguaggio quotidiano di Gesù.

Effatà, per “aprire orecchi e bocca”.

Aprire occhi, bocca e cuore.

E sarà relazione con gli altri.

“Apriti”, per “spalancare” il silenzio nel quale fino ad ora sei stato.

“Effatà”: gesti e parole: relazione e Parola, vicinanza, contatto, gesti, preghiera.

In disparte, con gli occhi al cielo, Gesù si prende cura e guarisce e prega e “ringrazia quel Padre suo” che è nei cieli.

Gesù “emise un sospiro”: il sospiro, il respiro di Dio, la preghiera fiduciosa del Figlio che non staccherà mai gli occhi da quel Padre fino a quando “emise lo Spirito”.

Il sospiro per l’uomo. Il sospiro dell’Uomo.

Il sospiro della Salvezza.

Guarire dalle nostre sordità materiali e spirituali, per poter annunciare, per poter proclamare, per manifestare la conversione della vita, per annunciare.

Guarire la vita.

Sanare l’uomo.

Regalare la Relazione.

Qui Gesù non “manda” (a differenza della guarigione precedente), anzi proibisce, ma la folla non tace: “Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti”.

Tra lo stupore e la “lingua sciolta”.

Riconoscono Gesù, quindi non possono tacere.

Occorre essere “portati in disparte” per poterci zittire e ascoltare, accogliere la Parola, farci “attenti” a porgere l’orecchio, senza farci sopraffarre da parole che non ci consentono di “fare spazio”.

Occorre zittirsi e andare “in disparte” per riconoscerci amati, per poter ascoltare, per far penetrare la Parola e “alzare gli occhi al cielo”, per accrescere la nostra fede.

Se non conosciamo la Parola non la possiamo comprendere e se non la comprendiamo non la possiamo annunciare.

Solo allora, non “potremmo tacere” e saremo come quella folla che raccontava non un prodigio, ma Il Prodigio: Dio “svuotato” per essere “innalzato” e “aprire” l’uomo al cielo.

La Rivelazione all’uomo affinchè l’uomo comprenda ed annunci: orecchi, bocca e cuore.

Non più sordi e muti ma coraggiosi e onesti, leali e “parlanti”, perché quelle “dita” e quella “saliva”, ci hanno toccato, Dio ha toccato la nostra vita, ci ha donato il suo Spirito affinchè la nostra vita fosse comunione con Lui e con gli altri.

In Lui e con gli altri (seconda lettura).

Tutti gli altri, soprattutto gli altri, non quelli “belli”, “ricchi”, “che contano” “quelli che hanno il potere” “quelli con l’anello al dito e vestiti lussuosi”… tutti.

Anzi meglio se poveri, bisognosi, ai margini, abbandonati, isolati…

Scegliamo di amare.

La “gloria” solo a Dio (nell’Antico Testamento la gloria è la manifestazione di Dio, la sua presenza in mezzo agli uomini, la sua “pesantezza”, il suo Mistero).

Ma facciamoci “gloria di Dio e per Dio” con le azioni, con le parole, con l’attenzione verso gli altri.

Scegliamo di “guardare” e di “agire”: ci ha aperto occhi, orecchi e cuore per vincere l’indifferenza, per “stare accanto”, per “far sedere accanto”, in silenzio, in disparte, con loro, noi e loro…

Perchè Dio “vede nel segreto”…

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