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Due video: la commemorazione nell'antico ghetto, di fronte alla Sinagoga e, integrale, il prezioso concerto con i lieders di Klein

QUELLE PIETRE D'INCIAMPO, PER DIRCI CHE DOBBIAMO 'SCANDALIZZARCI' ANCORA - Il Giorno della Memoria unisce valorizzando i giovani e proponendo nell'inedita immagine di sassi "viventi", una formula capace di fare crescere la consapevolezza - La cultura del bello per aiutarci a non cadere di nuovo nell'abominio dell'orrore -

In questo 2023 protagonisti i giovani Artisti, dal Liceo Musicale Lagrangia al Coro Lirico Viotti, all'Associazione KorczaK

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Una delle più gravi insidie, forse la più grande nel mondo di oggi, un motivo pericoloso di “inciampo” è proprio l’assuefazione, la nostra incapacità di “scandalizzarci” ancora.

Se pensiamo alla radice etimologica della parola “scandalo”, appunto “inciampo”, appare ancor più chiara la ragione che può avere sospinto l’iniziativa della Presidente della Comunità ebraica di Vercelli, Prof. Rossella Bottini Treves, alla ricerca di un modo per comunicare, che recasse con sé tutta l’eloquenza di un alto valore simbolico, ma – è il caso di dirlo – stando con i “piedi per terra”: perché stia ogni giorno lì, sulla nostra strada, sulle strade della nostra vita, dei percorsi delle comunità, ad interpellarci.

Pietre d’inciampo, lungo le nostre strade, strade che i nostri passi percorrono ogni giorno.

Ci parlano senza provocazioni, ma anche senza sconti: io sono la pietra che divide la vicenda umana tra un “prima” e un “dopo”.

Prima e dopo la shoah, prima e dopo i campi di sterminio, prima e dopo l’olocausto di vite innocenti, prima e dopo l’abisso che mai sarebbe stato possibile senza il consenso, la complicità dei popoli. Delle maggioranze. Del conformismo, della ragion di Stato.

Della stessa “Scienza” che certificava la diversità ed inferiorità della razza ebraica, legittimando, poi, ulteriori e coevi orrori come “Lebensborn”.

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Così, le tre pietre “d’inciampo” dedicate alla famiglia Jona (Regina, Enrichetta e Felice), poste a pochi passi dalla Sinagoga di Via Foa (di fronte al Civico 58) e quella, invece, alla memoria dell’Ing. Giuseppe Emanuele Leblis (tra pochi giorni, il 6 febbraio, l’anniversario del suo assassinio, nel 1944), siano ancora oggi motivo per noi di “scandalo”, semmai pensassimo che le tragedie di altri uomini e donne non ci riguardassero, se ci illudessimo di eluderne le responsabilità, se cercassimo di non ascoltare l’esigente richiamo per un nostro, non importa se piccolo, contributo al contrasto di ogni sopraffazione, umiliazione e violenza, di ogni riduzione di qualsiasi uomo e donna ad una condizione meno umana.

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Dopo l’intervento della Prof. Treves e quelli istituzionali (integrale quello della Presidente nel video che abbiamo messo a repertorio) è stata posta una corona d’alloro ai piedi della lapide che, nel patio della Sinagoga di Via Foa, ricorda gli ebrei vercellesi deportati e morti nei campi di sterminio.

Un gesto compiuto, a nome di tutti gli studenti vercellesi, da Alberto Caligaris e Federica Caramanna, rispettivamente Presidente e Vice Presidente della Consulta degli Studenti di Vercelli. Con loro gli altri componenti dell’organismo di partecipazione: Sara Capitaneo, Mariachiara Mosca, Jacopo Negro, Monia Capogreco.

La partecipazione di una vasta rappresentanza di ragazzi e ragazze a questo giorno della memoria, il 27 gennaio scorso a Vercelli, ha dato un segnale di speranza, anche grazie alle forme nelle quali si è proposta.

Piace soprattutto ricordare il contributo di due studenti del Liceo Musicale Lagrangia, che hanno eseguito, nella traduzione per fiati, due brani, rispettivamente di Antonio Vivaldi e di John Williams.

Si tratta di Samuel Perinotto e Pietro Givonetti; li ascoltiamo nel video che, insieme a quello di cui meglio diremo tra poche righe, documenta questa giornata.

E forse è proprio la testimonianza di questi ragazzi, che si preparano a diventare Artisti, elemento di consolazione e speranza: perché la cultura e la cultura del bello, di ciò che è buono per lo spirito, è una strada sicura, se non la strada maestra, per scongiurare il ritorno dell’umanità nell’abisso della barbarie.

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Proprio a proposito di una edificante unione tra memoria e cultura, la seconda parte della giornata ha visto un altro momento, semplice ed efficace, vissuto con grande partecipazione, soprattutto da giovani e bambini.

L’Associazione Janusz Korczak di Vercelli, presieduta dalla Signora Mirella Carpanese, sempre generosamente impegnata nella ricerca di nuove e coinvolgenti iniziative, ha offerto un concerto nella sede e con la collaborazione del Coro Lirico Giovan Battista Viotti, in Via Garrone.

Un concerto che è stato una vera e propria gemma preziosa, anche perché ha dato modo – come ha ben illustrato la Presidente del Coro, Prof. Stefania Bellini – di ascoltare (come assai di rado avviene nel nostro Paese), i “Lieders aus dem ghetto” di Richard Rudolf Klein, nell’esecuzione degli Artisti il baritono Franco Celio Cioli, accompagnato al pianoforte da Marta Conte.

Siamo lieti di offrire qui in video, prodotto dalla stessa Associazione Korczak, l’integrale di questo pomeriggio, insieme alla gallery.

Buona visione e buon ascolto.

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