Un’incredibile esperienza formativa per i giovani: poche parole che rispecchiano appieno lo spirito delle Giornate del FAI in cui i ragazzi, ciceroni per un giorno, si occupano di raccontare le bellezze del proprio territorio al pubblico.
Durante il weekend del 25 e 26 marzo si è svolta la trentunesima edizione, che ha permesso di visitare più di 750 siti in Italia normalmente chiusi al pubblico o poco noti, in 400 città italiane.
Il comune prescelto per la nostra valle quest’anno è stato Serravalle Sesia, Borgofranco istituito dal più grande comune di Vercelli nel 1255, porta d’ingresso alla Valsesia storica.
Noi ragazzi del “G. Ferrari” di Borgosesia ci siamo occupati del castello della famiglia Avondo, una delle più importanti nell’Ottocento poiché proprietaria della Cartiera Italiana, che al suo interno accoglie il museo “Don Florindo Piolo” istituito nel 1960 dall’omonimo sacerdote serravallese.
Due gioielli culturali che però rimangono nascosti tra le contrade del borgo, i cui figuranti si sono presentati all’evento, sfoggiando i suntuosi abiti storici, e che grazie al FAI sono stati ammirati da moltissimi spettatori.
Nelle due giornate infatti l’affluenza è stata grandissima e i visitatori si sono mostrati interessati e curiosi: per noi ragazzi è stato davvero gratificante riuscire a suscitare queste emozioni in chi ci ascoltava, era segno che il nostro impegno veniva apprezzato. Essere cicerone infatti non è per nulla semplice: non basta ripetere “a macchinetta” ciò che abbiamo imparato.
È necessario indagare su ciò di cui si parlerà, per fornire una descrizione il più accurata possibile, e al momento della presentazione bisogna tirare fuori il carisma ed essere pronti a tutte le domande dei visitatori.
È chiaro che sbagliando si impara: ricordo che durante il mio primo turno ero agitatissima e proprio per questo sbagliai una data di qualche secolo: dissi che il comune era stato fondato nel 1255, ma avanti Cristo!
A fine giornata invece tutti avevamo preso confidenza con il nostro discorso ed eravamo in grado di spiegare tutto alla perfezione.
Noi ragazzi siamo stati suddivisi in coppie o gruppi di tre quindi tra una spiegazione e l’altra potevamo non solo confrontarci ma anche sfogarci reciprocamente, condividendo quelle paure che solo i ciceroni possono provare.
Credo che per noi ragazzi sia fondamentale partecipare alle iniziative FAI, almeno come visitatori.
Essere stata protagonista di questa realtà, anche se solo per un giorno, mi ha fatto riflettere molto sul futuro, proiettandomi nel mondo del lavoro.
Come durante una spiegazione, la vita è piena di imprevisti e “domande trabocchetto” che dobbiamo saper affrontare a mente fredda e velocemente, reagire subito con grinta e determinazione.
Queste occasioni possono farci rendere conto di tutte le potenzialità che il nostro territorio ha da offrire e di cui noi dobbiamo essere consapevoli.
Siamo il futuro e se non capiamo il prima possibile che, come tutta l’Italia, anche la Valsesia è un museo a cielo aperto, non riusciremo a sfruttare appieno tutte le sue potenzialità.
Virginia Pollo, 3B Liceo Scientifico “G. Ferrari”
Redazione di Vercelli