Le immagini che stanno circolando sul web dicono molto più di tante parole.
Parole che, pure, saranno necessarie e difficilmente sarà sufficiente diffondere (altre) immagini edulcorate per superare la gravità di un episodio che fa pensare: fa pensare come sia stata organizzata una manifestazione come “Luva”, conclusasi da poche ore.
Per ora, gli elementi di cronaca sono in qualche modo tutti riassunti qui,
in attesa che si conoscano gli esiti del lavoro compiuto dall’Autorità Giudiziaria.
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Ma, oltre la cronaca nera, che pure dovrà essere ancora raccontata, perché sono molti i punti da chiarire in questa vicenda, è importante che si incominci, che qualcuno incominci a porsi il problema della sicurezza, delle precauzioni, delle misure preventive adottate o non adottate per impedire che eventi come questo si procudessero e, soprattutto, per scongiurare l’eventualità che possano ripetersi.
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La politica rompe, finalmente, il silenzio e la realtà irrompe nel metaverso incantato di Facebook ancora ostinatamente abitato dall’ ex Sindaco Daniele Baglione che pare si illuda ancora di potervisi rifugiare, nonostante il brusco risveglio toccatogli con il referendum sull’annessione di Lenta.
Il referendum sull’annessione di Lenta non è stato un brutto sogno.
E’ la realtà.
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La realtà dice anche dei Consiglieri Comunali di Opposizione che, a Gattinara, prendono l’iniziativa di indire una raccolta fondi per risarcire i titolari del Bar Charlie Brown, distrutto dalla furia di un manipolo di ubriachi.
Chi vuole aiutare i gestori – dicono Mariella Goldin, Francesco Patriarca, Marco Barattino e Patrizio Petterino – può recarsi alla Tabaccheria Pollo e lasciare un’offerta.
Poi si vedrà, sarà accertato e poi noto, perché la violenza sia stata così efferata: il fatto certo è, però, che fossero ubriachi.
Nella città del buon vivere, può succedere.
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Lascia il tempo che trova la ingenua contromossa di Baglione e dei suoi: cerca di mettere il cappello sulla iniziativa di solidarietà e, tanto per cambiare, diffonde un messaggio su Facebook.
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Il problema reale, tuttavia sta altrove e l’ha trovato qualcuno proprio di Lenta.
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Introduce alcuni concetti per troppo tempo rimasti taciuti.
Quali misure preventive sono state prese?
Per prevenire che?
Bisogna pensare a ciò che – al di là della giusta e mai, realmente in alcun modo pericolosa dimensione autentica della festa – rischi di diventare questa iniziativa.
Cerchiamo di riassumere.
C’è un’organizzazione, che fa perno sul Comune, che fa di tutto per richiamare in città migliaia di persone.
Arrivano ovviamente anche da fuori: i numeri non sono difficili da stimare, anche senza accedere al pensiero magico della propaganda. Migliaia di persone: quattromila, cinquemila? Per sera, in tutti i tre giorni?
Sono numeri che nessuno può davvero presentare, ma sicuramente le stime attendibili dicono che siano molto alti.
Facciamo – anche soltanto, per mera ipotesi – cinquemila.
Se sono di più, meglio ancora.
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Allora: c’è un’organizzazione che si studia di chiamare a Gattinara migliaia di persone in più, oltre alla popolazione residente.
Ma è chiaro che l’Organico della Forze dell’Ordine in Valsesia sia sempre quello, parametrato sulla base della popolazione residente lungo tutto l’anno.
Non è che nei giorni in cui si svolge Luva si possano, più di tanto, fare arrivare a Gattinara rinforzi da Milano o Torino.
Dunque, lo stesso Organico, magari con qualche supporto, a fronte di una popolazione (gente che popola) un quadrante di colpo proiettato a livelli del tutto diversi e particolari.
E’ di intuitiva evidenza che, pure allestendo cautele particolari, i rinforzi che si possono organizzare, le Forze dell’Ordine rischino di essere la prima vittima della situazione.
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Il secondo aspetto che viene messo in luce riguarda i messaggi impliciti ed espliciti rivolti con insistenza dagli Organizzatori, per il consumo di bevande alcoliche.
Soltanto il filmino di propaganda – leggi qui –
(peraltro, realizzato con ottima tecnica) veicolato dal programma della manifestazione, porta ben nove richiami (nel corso di un minuto e 17 secondi) espliciti ed impliciti incentivanti al consumo di alcol.
Il fatto che l’evento sia concepito con l’intento (sempre più periferico, nella realtà dei fatti) di promuovere la Docg Gattinara, pare non avere più alcuna relazione con ciò che succede: si beve di tutto, dispensato da (altri) 17 Operatori, oltre quelli già presenti in città.
Ma, soprattutto, tutta la propaganda messa in piedi per segnalare il fatto che a Gattinara, vivaddio, si beve, non destina una riga, né una inquadratura a messaggi rivolti a sollecitare comportamenti responsabili.
E se questa riga di informazione e formazione, invece, c’è, non siamo stati capaci di vederla.
Formazione e sensibilizzazione al bere responsabile.
Nozione, quest’ultima, ormai pacificamente accolta e diffusa con ogni mezzo dagli stessi produttori di alcolici.
Senza ancora parlare delle precauzioni per scongiurare che, dopo un passaggio a Luva, ci si metta tranquillamente alla guida di un’auto.
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E’ ben vero, peraltro, che i comportamenti gravemente irresponsabili siano da ascriversi ad una minoranza molto ridotta, tra coloro che frequentano la manifestazione.
Ma proprio questa circostanza rende ancor meno giustificabile una sottovalutazione del rischio.
Perché – sono le conclusioni cui giunge oggi anche la politica – è chiaro che può essere sufficiente, almeno come deterrente, reclutare Agenzie specializzate nella sicurezza privata.
Esattamente come fa ogni gestore professionale, ad esempio, di discoteche.
Esattamente come diventa – un “locale di pubblico spettacolo” ed intrattenimento a cielo aperto ove, per di più, si incoraggia il consumo di alcolici – per tre giorni l’abitato di Gattinara.
A chi tocca assicurarsi la collaborazione di almeno 40 – 50 Operatori di polizia privata che affianchino, nel rispetto dei ruoli, le Forze dell’Ordine?
Tocca evidentemente a chi organizza.
Altrimenti è inutile piangere sul latte (modi di dire) versato.