Il fatto non ha precedenti, almeno a memoria di chi scrive, e non solo in provincia di Vercelli.
Dunque, succede questo.
Un Parlamentare uscente non viene più, dopo una sola Legislatura, candidato dal proprio partito politico.
Ma di cose così, poche, ma ce ne sono state ed una recente proprio dalle nostre parti quando, nel 2018, l’On. Mirko Busto non fu più ripresentato dal Movimento5Stelle.
Situazione tutta diversa da quella di oggi, di cui ci occupiamo, a partire dai presupposti e dai percorsi personali dei protagonisti: comunque, dal punto di vista del fatto, l’analogia, oggettivamente, c’è.
Sicchè l’evidenza singolare non è tanto questa, almeno per l’osservatore politico.
La cosa assolutamente rilevante e che, verosimilmente, lascerà segni destinati ad essere, ancora a lungo, letti come “segni di contraddizione” (senza blasfemia alcuna) è un’altra.
Sicchè, per riepilogare, conviene andare con ordine.
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Come sappiamo, ieri sono state rese note le candidature al Parlamento dei partiti che hanno maggiori possibilità di rappresentare la futura maggioranza.
La gestazione – senza nulla togliere a tutti gli altri, che ovviamente hanno pari dignità politica – è stata particolarmente laboriosa.
Come è normale che sia.
Le scelte sono rese ancor più travagliate dal fatto che il sistema politico si trova per la prima volta alle prese con termini e parametri inediti: i posti in Parlamento sono “soltanto” seicento e non più mille.
Un taglio voluto dal popolo italiano, con il Referendum, ma che non sarebbe stato possibile senza la tenacia con cui sostennero questa riforma soprattutto alcuni partiti, primi fra tutti la Lega ed il Movimento5Stelle, ai quali poi un po’ tutti si accodarono.
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L’esclusione dalla lista di candidati della Lega dell’On. Paolo Tiramani suscita stupore, solo se non si sono seguite le vicende interne di quel partito negli ultimi mesi.
Però, proprio per questo, per i non addetti (la maggioranza delle persone) ai lavori, una sorpresa comprensibile.
Il messaggio con cui l’ex Sindaco di Borgosesia comunica il suo arrivederci agli elettori, è anch’esso, dato il momento, comprensibile: non mi hanno candidato perché era rimasto solo un posto al Senato e io non ho 40 anni.
Come sappiamo, infatti, possono essere Senatori soltanto i cittadini italiani ultraquarantenni.
Resta di 50 anni l’età minima per aspirare alla Presidenza della Repubblica.
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La motivazione addotta e comunicata sta su, come suol dirsi, con le bretelle, ma nessuno dice niente perché, in fondo, non si può non concedere l’onore delle armi, specie di quelle note, di Facebook.
Anche quando le ragioni paiano quelle rese famose quasi 50 anni fa da Gigliola Cinquetti: non ho l’età (per Palazzo Madama).
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Senonchè, è proprio a questo punto che succede l’imprevedibile.
Giunge, infatti, alle Redazioni, un comunicato stampa di Eraldo Botta che, dopo ovvi convenevoli sulla propria candidatura (in posizione, peraltro, di remotissima contendibilità elettorale) al Senato della Repubblica, dice in sostanza: no, guarda, Paolo: non ti hanno candidato perché non si fidano più di te, dopo i tuoi (infruttuosi) tentativi di passare a Fratelli d’Italia.
Ma ecco integrale, il passo:
“Riguardo l’esclusione di Tiramani posso solo dire che negli ultimi tempi si è molto parlato del suo tentativo di lasciare la Lega per ottenere posti di rilievo in altri partiti. Un atteggiamento poco riconoscente verso un partito che ha creduto molto in lui. La riduzione del numero dei parlamentari ha imposto alle segreterie scelte complicate ed è comprensibilmente venuta meno la fiducia nei suoi confronti”.
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Si è, dunque, alle prese con una prima evidenza.
Di colpo, c’è la “ostensione” pubblica e l’interpretazione “autentica” di un tira e molla durato molti mesi nel corso dei quali il geniale stratega di Fratelli d’Italia, Alberto Cortopassi, aveva preparato la strada al proprio “gemello diverso” di sempre.
Ma non è tanto questo il punto.
Il punto sembra tutt’altro.
Perché ciò che non è mai, a memoria di chi scrive (e sicuramente in provincia di Vercelli, dal 1976 in poi), accaduto, è che un esponente di partito, ne sconfessi pubblicamente ed inequivocabilmente un altro: ti hanno fatto fuori, l’età non c’entra.
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Lo stesso concetto era stato, quasi con le stesse parole (solo, assai più dure ed esplicite), espresso, sempre da Botta, in qualche chat interna:
“Paolo, come sai non sono state questioni anagrafiche a decidere sui nomi delle liste.
Il tuo rapporto con FdI e il tentativo di ottenere un posto di rilievo con loro mentre la Lega sta lavorando duramente per confermarsi primo partito della coalizione non sono passati inosservati e Salvini e Molinari hanno perso la fiducia nei tuoi riguardi.
Mi spiace molto ma anch’io la penso come loro. (…).
Mi piacerebbe incontravi mercoledì sera di questa settimana, cosa ne pensate”?
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Non si era fatta attendere la replica:
“Questo è falso. Lo sai anche tu… Ho personalmente parlato con Salvini di questo e mi ha confermato di non saperne nulla. Ma tant’è. Sono in lega da 21 anni e continuerò a militare nel partito in cui sono nato e cresciuto politicamente (…)”.
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Poco dopo questo scambio di battute in chat, il comunicato stampa di cui si è già detto.
Vale la pena di notare che, se Botta propone un incontro per mercoledì (domani), Giancarlo Locarni “risponde” fissando una riunione del Direttivo cittadino di Vercelli per lo stesso giorno, ore 18, in Corso Libertà.
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Dunque, le prime possibili deduzioni.
Chiunque conosca anche superficialmente l’’agire politico di Eraldo Botta sa come sia del tutto improbabile che possa essersi risolto ad un passo del genere, senza sentirsi “coperto” dalla Segreteria Regionale (per loro: “Nazionale”).
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Se le cose stanno così, è di intuitiva evidenza che, da parte della Lega, ci sia una volontà di “resettare” la situazione in provincia di Vercelli.
Anche se non è ancora chiaro cosa intendano fare, dopo avere posto le basi per azzerarne la rappresentanza parlamentare.
Né come intendano ricostruire Organi collegiali provinciali, legittimati da una base che, ad oggi, è sostanzialmente quella superstite, dopo varie selezioni (epurazioni?) di questi ultimi anni.
Un esempio per tutti: in questa nuova situazione, ci si può attendere un ritorno ed, eventualmente, in qualche ruolo, di Emanuela Buonanno?
Insomma, tutto lascia credere come, dopo il 25 settembre, il partito che, soltanto a dicembre scorso, aveva conquistato la maggioranza assoluta dei seggi in Consiglio Provinciale (sei Consiglieri leghisti su 11, Presidente compreso: altra cosa mai vista prima) e che pare tutto avere sacrificato sull’altare di un’impossibile transumanza politica, dovrà ripensare a se stesso ed al proprio futuro.