Il delirio dell’ideologia vaccinista Covid-19 non si ferma nemmeno davanti alla fine del cosiddetto “stato di emergenza”: in questi giorni, infatti, moltissimi docenti italiani stanno subendo un’eclatante discriminazione sul posto di lavoro nel silenzio quasi generalizzato della pubblica opinione, dei sindacati e delle istituzioni.
Migliaia di uomini e di donne operanti nel settore della scuola (come nel mondo della sanità e delle Forze dell’Ordine, così come i lavoratori “over 50”) – che non hanno potuto o voluto accedere alle terapie geniche sperimentali meglio note come “vaccino anti Covid-19” – sono state, negli scorsi mesi, private del diritto costituzionale al lavoro.
Il buona sostanza lo Stato ha posto in essere un ricatto mai visto in precedenza: o ti “vaccini” (con tre dosi, perché due non si sono rivelate per nulla efficaci) o non lavori più (e rimani senza stipendio).
Ora, davanti all’evidenza dell’insostenibilità logica di alcune tesi al limite del fanatismo pandemico e abbondantemente smentite dai fatti, alcune misure sono state riviste e/o revocate: ma permane una diffusa e ingiustificabile legittimazione della discriminazione delle persone cosiddette “non vaccinate”.
Mi riferisco in modo particolare al trattamento decisamente avvilente e sicuramente persecutorio che viene da qualche giorno riservato ai docenti “non vaccinati” che sono stati autorizzati a rientrare sul posto di lavoro: invece che poter rientrare nelle classi a svolgere (da persone regolarmente certificate sane e non infette) la propria mansione, questi vengono costretti, quando va bene, a stazionare per ore e ore in piccole stanze o, quando va male, in veri e propri sgabuzzini insalubri, sostanzialmente a fare nulla.
Siamo davanti ad una palese violazione contrattuale, ad un inaudito spreco di denaro pubblico e ad una vergognosa indifferenza generalizzata: a tutti gli uomini e le donne che stanno subendo questi trattamenti degradanti deve essere espressa la più forte solidarietà e il ringraziamento per dimostrarsi fermi difensori della libertà, in questo tempo che con le parole “rispetto”, “diversità” e “inclusione” sa solo fare dei gargarismi tanto ipocriti quanto inutili.”
Emanuele Pozzolo
Redazione di Vercelli