Se Dio ha voluto farsi uomo, prendere su di sé i peccati del mondo, la Madonna ha forse voluto ricordarci, anche così, cosa può voler dire essere donna.
Queste raffigurazioni della Madre di Dio che prendono schiaffi (la Madonna dello Schiaffo in Duomo a Vercelli), bastonate (come la sacra effige qui a Costanzana), oppure, nella storia di Bruno Cornacchiola, il veggente del Tre Fontane in Roma, cui Maria rimprovera anche i soprusi in famiglia, non sono forse la rappresentazione simbolica delle violenze subite da tante donne?
Se la devozione popolare, la tradizione, la fede autentica, riconoscono tanta importanza a questi racconti, non è forse anche perché dicono qualcosa che risuona come familiare?
Come se fosse un triste ‘già visto’, così largamente sperimentato che pare conseguente e rispondente ad una ‘logica’ paradossale: quella che parla di una donna colpita, oltraggiata, offesa.
Quante storie, entrate nei vissuti, raccontano di poveri disgraziati che scaricano le proprie frustrazioni sulle donne e – perché no – sulla Madonna che si trovano di fronte, sulla via.
Narrazioni che illustrano persino una didascalica, quanto inequivocabile, pedagogia: Raroto che colpisce la statua duecentesca in marmo bianco, ancora oggi custodita a Vercelli in Duomo, viene poi giustiziato.
Il gesto del carrettiere di Costanzana (*) è unanimemente esecrato dal popolo sdegnato.
Come se fossero discorsi a suocera perché intendesse nuora.
Certo, in questo otto settembre 2023, quando torna potentemente e prepotentemente all’attenzione planetaria il tema delle donne vilipese e violate, la devozione popolare per la Madre di Dio, pare suggerire l’opportunità di inserire, per esempio, tra le Litanie Lauretane, una nuova invocazione, che potrebbe essere alla Madre delle donne umiliate, picchiate, abusate e, non di rado, uccise.
Ma in questo otto settembre, sono proprio le storie come quella della Madonna dello Schiaffo, della Mater Divinae Gratiae a dirci che, prima di preoccuparci di ciò che può succedere tra Russia ed Ucraina, in tanti tratri bellici contemporanei, o comunque insieme a questa preoccupazione, dobbiamo vigilare i tanti ‘talebani’ che sono qui, nelle nostre case e, soprattutto, vigilare perché non trovi mai posto nel nostro cuore il talebano che, parafrasando Genesi 4,7 sta accovacciato alla nostra porta.
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Questo pellegrinaggio votivo cui si sono uniti fedeli provenienti da tanta parte della Bassa Vercellese, non soltanto da Costanzana, è stato anche una bella manifestazione di festa.
Tanta gente, una cantoria ‘rinforzata’ (del resto il Parroco Mons. Denis Silano gioca, per dir così, ‘in utroque’) da quella della Cattedrale di Vercelli (Roberto Foglia ed Alessandro Pisa alla tromba, Gianni Ronza all’organo, hanno dimostrato quanto sia radicata nel cuore la devozione a Maria.
La ricorrenza dell’8 settembre, la Natività della Vergine, apre in qualche modo il ciclo che, tra qualche giorno, il 12, con la Festa del Santo Nome di Maria, vivrà un altro momento di quell’itinerario punteggiato, nel corso dell’anno liturgico, di richiami alla centralità della figura di Maria nella sequela di Gesù.
Tutta Costanzana è parsa volersi presentare alla Madre della Divina Grazia proprio con il vestito di una festa.
Il paese tirato a lucido, la chiesa parrocchiale splendente, ma veramente straordinario l’allestimento del piccolo Santuario, con i festoni di raso bianchi e blu pensati per incorniciare l’altare, richiamando, nella loro disposizione, l’iniziale del nome di Maria: dalla volta fino al tabernacolo, una grande ‘M’ simbolicamente capace di evocare come ‘per’, tramite Maria, si vada al suo così unico Figlio.
Tanti Volontari hanno lavorato per molti giorni per rendere al meglio tutta la bellezza di questa vera e propria gemma incastonata nella Bassa Vercellese, ma possono essere soddisfatti.
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Il cuore di questo appuntamento di fede e devozione è stato la mirabile omelia, quasi una catechesi mariana offerta dall’ospite d’eccezione che Don Denis ha invitato per questa ricorrenza: Mons. Edoardo Aldo Cerrato, Vescovo di Ivrea.
Di cui, come sappiamo e come tra poche ore ricorderemo anche nel Duomo di Ivrea, oggi, 8 settembre, ricorre l’undicesimo anniversario di Ordinazione episcopale.
Il filmato che abbiamo messo a repertorio per i Lettori offre, integrale, l’omelia del Vescovo, l’Angelus, la Benedizione, il saluto che al Presule rende Mons. Denis e poi altri scampoli della Celebrazione, come detto accompagnata da cantoria, fiati e organo.
Il Vescovo Mons. Cerrato è stato accolto con affettuoso garbo dal Sindaco di Costanzana, Avv. Raffaella Oppezzo, in rappresentanza, con altre Autorità, della comunità civile.
(*) La Tradizione vuole che, attorno al 1460, un carrettiere, passando nei pressi del pilone votivo recante l’effige della Vergine (pilone che era collocato sulla strada per Desana già in epoca precedente), la colpisse con un grosso bastone. L’immagine, però, non venne alterata dalla percossa, ma dalla guancia sinistra della Madonna si effuse sangue vivo. Sono ancora visibili oggi i segni della ferita rimarginata.