Mekorot è l’azienda pubblica che gestisce il sistema idrico in Israele e nei Territori Occupati dove pratica odiose discriminazioni nei confronti dei palestinesi nell’accesso all’acqua: 60 litri al giorno per un palestinese in Cisgiordania, 350 litri al giorno per un israeliano in Israele, 400 litri per un colono nei Territori, e nel costo del servizio: 30 shekel (6 euro) al metro cubo per i palestinesi, 3 shekel per gli israeliani.
Queste e altre denunce e testimonianze si susseguono da anni, ancor più forti e diffuse dopo l’annuncio dell’Accordo Iren-Mekorot del 10 gennaio scorso, a partire da CGIL CISL UIL Reggio Emilia: “Non può una società come Iren, unitamente alle amministrazioni comunali che la controllano, rendersi complice di una simile situazione che prosegue ormai da decenni”, e smentiscono quanto dichiarato da IREN al Manifesto “Questo protocollo e, in generale, tutte le attività che Iren intraprende prevedono un attento controllo del rispetto dei principi alla base della propria responsabilità sociale d’impresa”.
Una responsabilità sociale che Mekorot evidentemente non condivide né pratica e che risulta inconciliabile con le finalità del Comune di Torino, azionista al 13,8% di IREN, di “assicurare il diritto universale all’acqua potabile (…) riconoscere, anche al fine di tutelare le generazioni future, i beni comuni in quanto funzionali all’esercizio dei diritti fondamentali della persona nel suo contesto ecologico (…) e di conformare la propria azione a criteri di: “cooperazione con enti pubblici e, riservando al Comune adeguati strumenti di indirizzo e controllo, con soggetti privati nell’esercizio di funzioni e servizi e per lo svolgimento di attività economiche e sociali; (…), cooperazione internazionale, le relazioni e gli scambi nazionali ed internazionali con gli altri enti locali”.
Finalità che vanno rispettate e fatte rispettare anche dalla società IREN partecipata dalla Città di Torino e dalle sue tre rappresentanti nel Consiglio di Amministrazione dell’azienda, e tocca ai consiglieri/e comunali verificarlo.
I cittadini torinesi si aspettano che la verifica venga fatta al più presto e che le loro rappresentanti nel Consiglio di Amministrazione di IREN chiedano la revoca del Protocollo d’Intesa in oggetto, o quanto meno la sua sospensione finché non sarà accertata la fine di ogni discriminazione nell’acceso all’acqua di tutti gli abitanti dei Territori Palestinesi Occupati.
Redazione di Vercelli