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Il potenziale acquirente ne avrebbe parlato con Davide Gilardino

TRIPPA PER I GATTI / 821 -  La Cascina Boschine in vendita a sua (dell'Eraldo) insaputa - L'astuto stratagemma per fare "confessare" l'ignaro Paolo Renditore - 

Sempre caliente il clima dai Barnabiti

Provincia di Vercelli

La situazione della Provincia di Vercelli a trazione leghista è a dir poco confusa.

E pare ne abbia fatto (sulla carta, poi vedremo perché non è stato mai un vero pericolo) anche l’Istituto Tecnico Agrario, con il compendio didattico rimasto alla Cascina Boschine di Vercelli.

Ma andiamo con ordine.

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Sappiamo che, dei 10 componenti il Consiglio Provinciale, ben sei sono Padani.

Che, forse, se hanno desistito rispetto alla rivendicazione dell’ indipendenza della Padania, non hanno ancora mollato l’osso sulla questione “Salvini Premier”. E ci manca solo questo.

Però, loro, si qualificano sempre come Lega per Salvini Premier.

Sono in sei su 10 del Consiglio Provinciale perché tal Onorevole Sandro Delmastro (Fratelli d’Italia) ci avrebbe politicamente venduti (dicunt) alla Lega valsesiana dell’On. Paolo Tiramani, nella speranza di ottenere voti (della Valsessera?) per sostenere la candidatura della sorella alla Presidenza della Provincia di Biella.

Sappiamo com’è finita.

Però, anche i meloniani di Vercelli pare non scherzino.

Vediamo dunque cosa sarebbe capitato a proposito della vendita (mai davvero possibile) della Cascina Boschine.

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Intanto, per chi non è di Vercelli, un piccolo “focus” sulla struttura.

Situata sulla tangenziale verso Casale, da sempre è stata la parte destinata alla didattica pratica per gli Studenti dell’Istituto Tecnico Agrario.

Un vero valore, dagli Anni Sessanta in avanti.

L’azienda funzionava come una vera e propria unità produttiva agricola, con i campi (Lamporo A, Lamporo B, tanto per dire dei più nominati) che producevano riso come tutti gli altri campi. Erano sapientemente coltivati da Operai alle dipendenze della Provincia.

Ma gli Studenti potevano osservare da vicino ed in presa diretta le varie fasi della coltivazione, dalla preparazione del terreno, ai trattamenti fitosanitari ed antiparassitari, alla raccolta.

Non mancava anche qualche (non piccolissimo, provare per credere…) appezzamento sperimentale, in cui i futuri Periti Agrari si cimentavano nel coltivare in proprio tante cose che non fossero riso: patate, soia, mais. Tutto di zappa e di badile.

Poi un piccolo frutteto.

Insomma, c’era di tutto.

Un brutto giorno la Provincia decide di vendere il terreno

(leggi qui)

e lo acquista il Signor Paolo Renditore, che conduce alcuni appezzamenti confinanti, per la somma di circa 830 mila euro.

Siamo ad aprile 2014.

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Sono pochi, sono tanti quegli euro e, soprattutto, a casa saranno mai serviti in questi otto anni?

Comunque, per tutto questo tempo, i fabbricati (che si vedono nelle nostre foto dall’alto) sono rimasti a disposizione della Scuola.

Nei giorni scorsi incomincia a circolare la notizia che la Provincia voglia vendere anche questa parte della struttura.

O, almeno, che il Signor Renditore la voglia acquistare.

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E qui entriamo in piena guerra dei nervi tra le due principali fazioni che reggono (?) l’ex Collegio dei Barnabiti.

Perché il Presidente Eraldo Botta (Lega, se e fino a quando non passano anche loro a Fratelli d’Italia) promuove una riunione in loco (Boschine) tra Rappresentanti dell’Istituto, Signor Renditore e Amministrazione Provinciale.

E, nel corso dell’incontro, così come Renditore ammette che qualche pensierino all’acquisto l’avrebbe coltivato, crea, involontariamente, un precedente che in futuro potrebbe avere un peso.

Perché l’astuto Botta gli domanda qualcosa che suonerebbe così: ma come mai, Signor Renditore, le sarebbe venuto in mente di proporre l’acquisto dei fabbricati?

E, fin qui, il pericolo è solo all’orizzonte.

Ma Botta va oltre (anche perché, probabilmente conosce già la risposta) e insiste: chi le avrebbe detto che avremmo potuto esaminare la cosa?

E Renditore, candido e innocente, risponde: me l’ha detto Davide Gilardino (Fratelli d’Italia da sempre, anche da prima di Giorgia Meloni).

Bum!

Il Vice Presidente della Provincia, dunque, si sarebbe preso una libertà del genere, all’insaputa del Presidente e di chiunque altro tra i 10 del Consiglio.

Con tutto il clamore che ne è conseguito.

Per fortuna, come abbiamo visto, nulla di serio.

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