“Profondamente femmina, spirito da guerriera e anche mamma. Nella mia testa è una specie di Beatrix, l’eroina del film Kill Bill di Tarantino, interpretata da Uma Thurman”.
Così il regista Alberto Barbi immagina la zingara Carmen come appare nella produzione della Lirica Tamagno – “La tragédie de Carmen” – che riprende la rilettura drammaturgica e musicale fatta da Peter Brook del capolavoro di Bizet.
Per la verità, una Carmen mamma non esiste, ma moglie sì: in questa versione ricompare il marito della zingara, Garcìa, presente nella novella di Mérimée che ispirò Bizet, ma sparito nel libretto.
Carmen è la storia di un femminicidio: siamo nell’Ottocento e fu la prima eroina della lirica a finire uccisa in scena.
Protagonista è una zingara andalusa che dichiara di sentirsi libera di amare, pur sapendo di essere destinata, proprio per quello, a finire male.
L’oiseau rebelle (così definito in una celebre aria) morirà per non aver accettato il ruolo tradizionalmente assegnato alle donne da una morale bigotta e maschilista.
E per questo è tuttora amatissima.
Era scontato che il debutto all’Opéra-Comique di Parigi (era il 3 marzo del 1875) avrebbe avuto l’effetto di una doccia ghiacciata su un pubblico di benpensanti, abituato ai sentimentalismi.
Bizet non vivrà abbastanza per avere la sua rivincita.
Il successo arriverà più avanti.
“La tragédie de Carmen” va in scena sabato 16 novembre al Teatro Municipale di Casale Monferrato (inizio alle 20,30).
L’allestimento è nel programma del Circuito Lirico Piemontese, dopo le repliche dello scorso anno a Savigliano, Venaria e Bra.
Lo spettacolo – ribattezzato per l’occasione “La damnation de Carmen” – è stato riproposto in estate a Torino con il coinvolgimento di studenti e di un gruppo di cittadini: tre le repliche nel festival Opera Off.
“Il Circuito Lirico Piemontese, promosso dall’impresa Lirica Tamagno – dice Giuseppe Raimondo, direttore artistico della compagnia -, è un esempio virtuoso di come la sinergia fra istituzioni pubbliche e private di rilevanza nazionale e regionale, possa determinare importanti risultati nei contesti culturali e sociali dei territori coinvolti. L’opera lirica è tornata finalmente, dopo tanti anni di assenza, nei cartelloni dei principali teatri piemontesi per rimanerci. Il riappropriarsi di una tradizione così importante, come quella dell’andare all’opera, e gli ottimi risultati di pubblico ottenuti ci danno la giusta motivazione per continuare a diffondere questo genere ad un pubblico non per forza elitario”.
Barbi, regista torinese che ha diretto, oltre a opere come Tosca e la Traviata, anche molti musical in Italia e altri paesi europei, rivendica per Carmen “il diritto alla sensualità, con cui spaventa gli uomini che incontra, e che sarà all’origine della sua fine. Una fine violenta che lei stessa legge nelle carte, ma non per questo si tira indietro, fedele al ruolo che si è scelta. Quasi un Don Giovanni al femminile”.
Con una scenografia fatta di una serie di pannelli che delimitano la zona dove i personaggi si muovono (poche sedie e un tavolo in scena) Barbi segue fedelmente l’idea del regista inglese Brook di lavorare sugli spazi vuoti, che gli attori-cantanti riempiono con la loro presenza.
“Il tema del femminicidio, quanto mai attuale, è rimarcato nella scena finale attraverso la modalità vigliacca con cui la protagonista viene uccisa – conclude Barbi -, colpita alle spalle. Un gesto di rabbia di José per non riuscire a marcare il possesso su questa creatura talmente affascinante”.
La storia si dipana in maniera più veloce rispetto all’opera di Bizet, con quattro personaggi principali (Carmen, José, Micaela ed Escamillo) e senza cori e intermezzi.
I musicisti dell’ensemble ridotto dell’orchestra Bartolomeo Bruni non saranno sul palco come previsto da Brook, che nella sua idea metteva la recitazione davanti alla musica: “Ma questo è il paese del bel canto – osserva il direttore Takahiro Maruyama – ci sta che i sentimenti di quattro personaggi molto diversi vengano espressi soprattutto dalla voce dei cantanti. E ovviamente che queste emozioni siano sottolineate dall’orchestra”.
Il ruolo di Carmen spetterà al mezzosoprano Irene Molinari (che ha di recente cantato davanti a 1200 spettatori nella Messa da Requiem di Verdi al teatro Goldoni di Livorno), mentre il tenore milanese Danilo Formaggia sarà Don José e il basso Jung Jaehong avrà la parte di Escamillo.
Ad interpretare Micaela non sarà Cristina Mosca, come inizialmente annunciato, ma il soprano Marta Leung, diplomata al Conservatorio Vivaldi di Alessandria e perfezionatasi all’Accademia di Santa Cecilia, lodata dalla critica per il morbido timbro vocale e l’aggraziata presenza scenica.
Biglietti al botteghino (comprensivi di diritti di prevendita):
platea e palchi: 26 euro; Under 30 e loggione: 21 euro; Under 18: 16 euro
Su Vivaticket:
https://www.vivaticket.com/it/ticket/la-tragedie-de-carmen/244588?culture=it-it
Info e prenotazioni: Lirica Tamagno: 389 0606202 – liricatamagno.to@gmail.com
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Redazione di Vercelli