Sabato 19 novembre sarà un giorno storico per Casale, per il Monferrato, per la sua storia ma anche più in generale per la storia del nostro Paese: infatti in quella data, con inizio alle ore 10 al Cimitero Urbano di via Negri, sarà inaugurato il Famedio, tempio funerario dedicato alla memoria di personaggi di rilievo, in questo caso, primo e unico in Italia, dedicato agli IMI, Internati Militari Italiani della seconda Guerra Mondiale, di origine monferrina.
Nel corso della cerimonia all’interno del Famedio saranno tumulate le cassette ossario di 6 dei 7 IMI rimpatriati dai cimiteri militari di Francoforte sul Meno e di Amburgo (uno di loro sarà invece tumulato a San Salvatore nella tomba di famiglia).
Si tratta del primo rimpatrio collettivo di resti mortali dalla Germania effettuato in Italia, che va ad assumere un grande valore simbolico e di grande attualità visti i giorni tragici che stiamo vivendo da qualche mese a questa parte.
Il rientro dalla Germania è in programma per venerdì 11 novembre con arrivo a Torino, al Comando Militare Esercito Piemonte, dove avrà luogo la cerimonia solenne di accoglienza.
Sarà Andrea Parodi – membro della Direzione Nazionale dell’Anrp, l’attivissima Associazione dei Reduci dalla Prigionia, giornalista e storico che nel 2016 suggerì ai volontari monferrini l’idea del Famedio IMI e del rimpatrio collettivo – a tracciare nella sua orazione al cimitero casalese la vicenda degli Internati Militari Italiani, una vicenda volontariamente dimenticata dallo Stato e colpevolmente elusa dalla storia patria ma che rappresenta invece una delle più belle pagine della storia italiana del Novecento: la vicenda di quelli che poi sono stati definiti i “volontari del lager”, iscrizione posta con grande evidenza sul Famedio.
Furono ben 650.000 i giovani soldati italiani scaraventati a combattere una guerra non voluta e non condivisa che, dopo l’infausto armistizio dell’8 settembre del 1943, furono imprigionati dai tedeschi e rinchiusi nei campi di concentramento, i lager, da cui ben 55.000 di loro non riuscirono a ritornare.
Tra gli IMI italiani che non riuscirono a tornare alle proprie famiglie, 32 erano di origine monferrina e i loro nominativi saranno tutti ricordati sul Famedio casalese.
Essi non sono solo vittime di guerra, già di per sé fatto tragico, ma veri e propri eroi: non uno su cento o uno su mille, ma ben l’80 per cento di loro infatti operò una “scelta” precisa e assolutamente consapevole dei grandissimi rischi che comportava, un “NO” ripetuto più volte prima ai tedeschi e poi nei confronti della Repubblica Sociale, rifiutando un’offerta che andava contro la loro coscienza e dignità di soldati ma soprattutto di uomini, e una collaborazione che avrebbe consentito loro il ritorno in patria e dalle proprie famiglie, ma costretti a combattere una guerra ancor meno condivisa contro i fratelli italiani e partigiani, che avrebbe incrementato negativamente la guerra civile già in atto nel nostro Paese. Una “scelta” di vera e propria Resistenza, che viene infatti definita “Resistenza senz’armi”, che contribuì a far intraprendere all’Italia il percorso virtuoso della libertà e della democrazia.
La realtà associativa che ha consentito la realizzazione del Famedio IMI monferrini, ovvero l’Associazione “Li riporteremo a casa in Monferrato”, costituita nel 2017 non a caso proprio l’8 settembre, è una realtà sicuramente virtuosa, costruttiva e creativa: oltre che dal Comune di Casale Monferrato e dai tanti volontari che hanno creduto in questo progetto, si tratta di una realtà che nel tempo è diventata multiassociativa, con il Collegio dei Geometri di Casale e del Monferrato, presieduto da Giovanni Spinoglio, che ha progettato e contribuito alla realizzazione di un tempio funerario assolutamente originale nelle sue linee, realizzazione agevolata in modo importante da tanti lavori eseguiti a supporto dalla Azienda Multiservizi Casalese e da molti operatori che hanno lavorato con abnegazione e passione, con l’attivissima sezione Anpi di Casale e il Comitato Unitario Antifascista rappresentato da Germano Carpenedo recentemente scomparso, con la sezione monferrina degli Alpini che con Gianni Ravera condurrà l’intera cerimonia di inaugurazione e la tumulazione delle cassette ossario nel Famedio.
Nella mattinata di sabato 19 novembre sono previsti i saluti inaugurali del Sindaco di Casale Monferrato Federico Riboldi, che nell’occasione porterà altre positive novità su iniziative riguardanti gli IMI monferrini, di altre Autorità istituzionali e la presentazione dell’iniziativa da parte del Presidente dell’Associazione “Li riporteremo a casa in Monferrato” Andrea Desana, anch’egli membro della Direzione Nazionale dell’Anrp e figlio dell’IMI Paolo, più conosciuto come “Padre della DOC”, al quale nei primi anni Novanta fu dedicato il libro postumo dal titolo emblematico “La via del lager” proprio per la sua esperienza di ben 13 campi di concentramento culminata ad Unterluss, vero e proprio campo di eliminazione KZ.
E poi loro, i veri attori e protagonisti, gli IMI monferrini: Chialone Francesco di Odalengo Grande, deceduto nel dicembre del 1943 a Bochum Hammer e proveniente dal cimitero militare di Francoforte, rimpatriato per volontà della nipote Giovanna Magnone; De Vecchi Flavio di Ticineto, catturato a Patrasso e deceduto nel settembre del 1944 in Renania anch’egli proveniente da Francoforte, rimpatriato per volontà della nipote Flavia Fontana; Ferrando Mario di Rosignano Monferrato deceduto nell’ottobre del 1944 a Gross Fullen e proveniente dal cimitero militare di Amburgo, rimpatriato per volontà del nipote Guido Rossi; Patrucco Giuseppe di Occimiano, catturato a Cattaro nel Montenegro e deceduto nel gennaio del 1944 ad Essen, rimpatriato da Amburgo per volontà del nipote Giuseppe Raiteri; Peretti Giuseppe di Mombello Monferrato deceduto ad Oberhausen in Westfalia nell’aprile del 1944, rimpatriato da Amburgo per volontà del nipote Giuseppe Perotti; Zanasso Placido, anch’egli di Mombello Monferrato e deceduto ad Oberhausen nel febbraio del 1944, rimpatriato da Amburgo, praticamente una storia parallela per i due giovani monferrini di Mombello, per volontà della nipote Rita Ariotti.
E poi c’è Alessandro Frascarolo di San Salvatore Monferrato, deceduto nel 1944 in Westfalia, che verrà tumulato per volontà della famiglia nel cimitero di San Salvatore Monferrato, anch’egli proveniente dal cimitero militare di Amburgo e rimpatriato per volontà del nipote Alessandro Frascarolo.
Ed infine una presenza importante: al cimitero di Casale Monferrato il prossimo 19 novembre sarà presente Giuseppe “Pinetto” Giorcelli, 102 anni, testimone lucidissimo dell’internamento militare italiano, protagonista vivente della vicenda IMI e di quella “scelta” storica, una scelta di Resistenza che, con la creazione di questo importante “luogo della memoria”, dovrà essere da ora in poi ricordata in occasione delle più significative ricorrenze storiche resistenziali del nostro Paese.
Redazione di Vercelli