Società frammentata, percorsi di vita che richiamano quelli di monadi destinate forse a sfiorarsi, senza mai incontrarsi davvero.
Poi ci sono le difficoltà figlie di un tempo che non offre più non soltanto certezze economiche, ma nemmeno la possibilità di prevedere un futuro che sia fatto delle cose concrete: avere un lavoro, assicurarsi l’indipendenza, cercare di comprare una casa, assicurarsi il soddisfacimento dei bisogni primari.
Precarietà esistenziali che non soltanto si riflettono, ma flettono sul sistema di relazioni, non risparmiando neppure quelle caratterizzate dalle maggiori aspettative di stabilità: la convivenza, il matrimonio.
Insomma, se trovare “l’anima gemella” non è mai stato facile, oggi è certamente più difficile e le possibilità che nella vita in due qualcosa poi non funzioni sono in crescita.
Qualche numero.
Nel periodo compreso tra il 2008 ed il 2021 il numero dei matrimoni è, via via, sempre e sensibilmente calato: da 246.613 a 180.416; quasi il 27 per cento in meno.
E’ vero però che il dato sia bilanciato dalla crescita delle libere convivenze, anch’esse volte alla ricerca di una situazione stabile.
Nel biennio 2000 – 2001 erano 440 mila, in quello compreso tra 2020 e 2021 hanno fatto registrare 1 milione e 450 mila coppie conviventi (si tratta evidentemente del dato sedimentato, non di quello dell’anno).
Nel corso dei 14 anni tra il 2008 ed il 2021 ecco la (amara) sorpresa.
Le separazioni sono aumentate dalle 84.165 l’anno del 2008 (il 34 per cento rispetto ai matrimoni civili e religiosi celebrati nello stesso anno) alle 97.913 del 2021, che, sul totale dei matrimoni celebrati in quell’anno (180.416) rappresentano il 45,72 per cento.
Insomma, ci si sposa di meno e ci si separa di più.
A fronte di scenari sempre più incerti, la ricerca del partner giusto, può essere più facile se ci facciamo aiutare: occorre mettere da parte remore e diffidenze e
affidarci alla consulenza di specialisti, seri e affidabili.
Che ci aiutino a capire chi possa presentare profili che davvero potrebbero fare per noi.
Il resto, poi, alla capacità di ciascuno di sperimentare quella che Vinicius de Moraes chiamava, giustamente, “l’arte dell’incontro”.