Le conclusioni del Convegno sulla siccità che si è svolto alla inaugurazione della 44° Fiera in campo sono confluite in una serie di promesse e di impegni riguardanti non il domani ma un distante futuro.
Impegni finanziari modesti e distribuiti in un arco di tempo poliennale.
Si tratta di creare invasi e modificare una rete irrigua secolare di migliaia di km, creatasi per successivi interventi e gestita con perizia ed efficienza.
A corollario di queste promesse vi è stato auspicato un forte richiamo alla collaborazione di tutte le categorie agricole del Piemonte per gestire al meglio le attuali, scarse disponibilità idriche.
Tutti concordano sulla opportunità di affrontare la situazione con un’azione comune e concorde.
La risposta del ministro dell’ambiente Pichetto è di nominare un Commissario, con pieni poteri, alla gestione delle risorse idriche,
Con la sola eccezione della relazione introduttiva del presidente Carrà (ENR) dedicata alla analisi della situazione produttiva e commerciale della risicoltura italiana e delle ricadute delle iniziative e dei vincoli europei, non si sono ascoltate proposte operative su cosa fare oggi in vista di una stagione preoccupante per la siccità incombente, pur essendo nota la scarsità dell’innevamento delle Alpi, delle dighe semivote, delle sorgenti silenti, del lago Maggiore al livello di guardia.
Scarse risorse da affidare un Commissario, di nomina politica, forse privo di una qualsiasi, provata, esperienza gestionale specifica.
Di conseguenza l’Associazione dei Laureati in Scienze Agrarie e Forestali di Vercelli e Biella propone alcune iniziative che possono essere adottate subito, senza interferire sulla gestione aziendale, ma possono migliore la situazione.
Si tratta di operare sulla base del “buon senso”, utilizzando l’esperienza di chi ci ha preceduto nel secolo scorso.
I due principi basilari sono: trattenere l’acqua quando piove ed evitare di seminare il riso nei terrei sabbiosi con semina in asciutto e senza pesta in acqua.
I nostri padri hanno vissuto molte crisi di acqua, pertanto non solo hanno istituito le valbe (terreni in cui la risicoltura era turnata) ma avevano anche introdotto la pesta dei terreni sabbiosi per limitare il consumo idrico.
L‘effetto della pesta nei terreni leggeri è stato rilevato con la sperimentazione eseguita nel 1966 con dati pubblicati da Tournon al 6° Convegno internazionale della risicoltura.
Nel rapporto sono riportati i consumi idrici specifici con la pesta meccanica in acqua eseguita con diversi attrezzi e modalità.
Dalla tabella riassuntiva risulta che, in assenza di pesta il consumo idrico era di 16,6 l/s/ha mentre con la pesta in acqua, con ruote a gabbia scendeva a 2,5 l/s/ha.
Quindi prossima allo standard del vercellese (3/s/ha) ed i 2 l/s/ha della Baraggia.
Pertanto è una questione di buon senso evitare di coltivare il riso con semina in asciutto nei terreni sciolti specie in situazione di scarsa disponibilità idrica senza eseguire la pesta in acqua.
Iniziative operative possibili a breve
Innalzamento delle ripe ed arginature delle camere così da trattenere l’acqua della pioggia. (5cm = 100 milioni di mc)
apertura di solchi per la distribuzione dell’acqua nei terreni sabbiosi e per facilitare la gestione in quelli normali (asciutte di radicamento e trattamenti)
prepararsi alla gestione di corpi d’acqua limitati e con turnazioni più lunghe
rinunciare al riso nei terreni bibuli non sottoposti a pesta in acqua (tabella Tournon VI° Convegno Internazionale sul Riso)
Sperando che questi suggerimenti sortiscano un qualche positivo effetto ed in attesa di un andamento climatico più benevolo l’Associazione spera di aver richiamato l’attenzione dei risicoltori e fornire suggerimenti per gestire al meglio le risorse idriche del territorio.
Antonio Finassi – Presidente
Redazione di Vercelli