“Il latte dei sogni” è il titolo della Biennale di Venezia, a cura di Cecilia Alemani in programma dal 23 aprile sino al 27 novembre. All’appuntamento prenderanno parte 213 artisti (dei quali 26 italiani) provenienti da 58 nazioni, e saranno 1.433 le opere esposte offrendo a ciascun artista partecipante l’opportunità di descrivere, utilizzando le parole della curatrice: “un mondo magico nel quale la vita viene costantemente reinventata attraverso il prisma dell’immaginazione nel quale è concesso cambiare, trasformarsi, diventare altri da sé”.
Tra le partecipazioni ufficiali anche in questa edizione è presente il Padiglione Nazionale Grenada, diretto dal Commissario Susan Mains, e curato dal gallerista e critico d’arte Luciano Carini e da Daniele Radini Tedeschi, noto critico d’arte e scrittore.
In questa sezione è stato invitato ad esporre l’artista vercellese Ezio Ballliano con una sua opera storica, “Luci in risaia” (olio su tela di grandi dimensioni, dell’inizio degli anni ’80) in cui – recita il catalogo – “L’orizzonte è definito da zolle di colore, argini simmetrici di una apparente costa, posta a segnalare a divisione tra acqua, terra e cielo… luoghi dell’anima di una terra fantasma, immersa in una nebbia lattiginosa… le pennellate generano con il loro movimento una vibrazione luminosa che si ripercuote sulla percezione visiva del quadro… richiamando la memoria di luoghi perduti, trasfigurati, quasi metafisici… la scomposizione delle figure in forme geometriche, nonchè l’importanza conferita al dinamismo ed al colore avvicina Balliano ai maestri futuristi del primo novecento…ponendo al centro del suo discorso artistico lo studio della luce e della sua rifrazione…con un medium pittorico soffice e poetico, guardando a un mondo passato di reminiscenze con uno spirito desideroso di riscrivere la storia, attraverso un pensiero che travalichi ogni limite o contingenza per farsi universale”.
“Si è trattato di un invito inaspettato ma che mi ha riempito di orgoglio e soddisfazione – dice Balliano -. La partecipazione a questa manifestazione, sicuramente una delle più importanti al mondo, rappresenta l’ideale coronamento di una carriera artistica lunga 50 anni e di una vita intera dedicata all’arte e riassunta nel quadro scelto dai critici; Si tratta di un’opera a cui sono particolarmente affezionato e che si ricollega molto bene al tema della mostra; la tavolozza è evanescente e sognante, i rosa, gli azzurri e i grigi evocano atmosfere brumose da cui emergono isolati elementi pittorici. Avvolto nel manto protettivo della foschia, ritorna prepotente il motivo antico della solitudine, quella solitudine amata e odiata da ogni artista, una solitudine che angoscia forse, ma in qualche caso sa anche esaltare, che conduce un animo sensibile alla scoperta della verità, in un viaggio dentro se stessi alla ricerca di radici e identità, ma anche, e soprattutto, metafora della vita alla ricerca di nuove emozioni, di libertà di esprimersi, di pace interiore”.
Nato a Vercelli nel 1956, Balliano ha debuttato nel 1978 con la sua prima personale. Ha al suo attivo numerose mostre, ha vinto premi e conseguito riconoscimenti in Italia e all’estero, sue opere sono patrimonio di musei e importanti collezioni pubbliche e private. Gestisce a Vercelli lo Studio d’Arte 256.
La sua produzione è caratterizzata da opere di impronta futurista, dai colori delicati e poetici, immerse in una foschia irreale di un universo pittorico fatto di esattezza stilistica e di illusione, di razionalità e di intuizione, di sogno e realtà.
Redazione di Vercelli