Periodo di intenso lavoro per don Enzo Sala, il nuovo parroco di Borgosesia, che sta ponendo le basi per inserirsi a pieno titolo nella comunità. Classe 1953, originario di Domodossola, il sacerdote arriva con una filosofia ben chiara: “Punto molto sul primato delle relazioni“. Per lui, il rapporto interpersonale e l’esempio concreto sono elementi fondamentali della sua missione pastorale.
Per comprendere meglio il percorso che ha portato don Enzo a Borgosesia, bisogna ripercorrere le tappe della sua vita. “Ho frequentato le scuole elementari a Goglio, poi le medie a Baceno, Gozzano e San Benigno Canavese, dove ho seguito anche un percorso tecnico” racconta.
Prima della vocazione, il suo cammino professionale lo ha visto impegnato per tre anni come elettricista, ma con una grande passione per la musica: “Suonavo la pianola in due gruppi, i Veneri 13 e i Figli del Vento, e cantavo nel coro ossolano Halleluja“.
La chiamata al sacerdozio si è manifestata già dopo la Prima Comunione, ma è a 19 anni che prende forma concretamente con l’ingresso in Seminario.
“Nel 1975 mi sono diplomato e ho poi affrontato cinque anni di studi in Teologia“, fino all’ordinazione avvenuta a Novara il 21 giugno 1980.
Da allora, don Enzo ha svolto il suo ministero in diverse comunità: prima come coadiutore a Crusinallo e parroco di Montebuglio, poi a Cosasca e Trontano, insegnando anche al Liceo Scientifico Giorgio Spezia di Domodossola. Successivamente ha guidato la parrocchia di Romentino per dieci anni, e dal 2008 fino a oggi ha servito le comunità di Gozzano, Bolzano Novarese e Vacciago.
Ora inizia un nuovo capitolo a Borgosesia. “Ogni cambiamento porta con sé emozioni forti: ricordo perfettamente le prime e ultime notti in ogni luogo dove sono stato. Ora sto conoscendo la nuova comunità e sono stato accolto molto bene“.
Al centro del suo operato rimane sempre la dimensione spirituale: “Chiedo al Signore di darmi la salute per svolgere al meglio il mio servizio. Sono molto devoto alla Madonna di Fatima e gli ex parrocchiani di Gozzano mi hanno donato una sua statua, che porterò con me con grande affetto“.
Per don Enzo, la Fede deve essere vissuta in modo autentico e coerente: “Ciò che fai vale più di quello che dici o scrivi. Dobbiamo essere noi parroci i primi a essere felici, perché la gioia è testimonianza. La Fede va mantenuta viva come una fiaccola“.
Fondamentale per lui anche il tema dell’integrazione: “Viviamo in una società multietnica e multireligiosa, dobbiamo essere uniti nella diversità. La preparazione della Messa non si riduce solo all’omelia, ma è un percorso di crescita e condivisione“.
Guardando al futuro, don Enzo si affida alla Provvidenza: “La speranza non delude. Ho avuto la gioia di vedere nascere vocazioni nei luoghi in cui ho operato, e questo è il segno che la preghiera ha un ruolo centrale. Ricordiamoci sempre che ci vuole tutta una vita per capire che siamo niente“.
Con queste premesse, la comunità di Borgosesia si prepara ad accogliere un parroco che fa della vicinanza e dell’ascolto i pilastri del suo ministero.
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Redazione di Vercelli