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TRINO - "Che cos'è una mamma" - Per l'ultimo saluto alla sua mamma, Mons. Stefano Bedello offre un'omelia toccante e sapiente, colma d'amore, che unisce ancora di più i tanti cuori presenti -

“Si vanno così a scovare ricordi di tempi passati, di quando si correva di meno, per stare un po’ di più insieme.

Di quando, la domenica era ‘la domenica’.

Di quando si cercava di aggiustare le cose che si rompevano, piuttosto che gettarle via e comprarne altre.

Tempi in cui non era necessario affermare che la famiglia fosse un valore, perché lo si viveva e basta, autenticamente: in casa, con i parenti, con gli amici.

In queste ore anche il mio pensiero torna là, a quegli istanti lontani, ma vividi, ad incontrare volti di persone care, ciascuna di esse a suo modo significativa: volti di persone che non ci sono più, ma il colore del loro ricordo non è affatto sbiadito (…).

Intrecciato tra questi mille volti, tra infanzia, adolescenza, giovinezza e l’oltre che sto vivendo, incontro sempre il volto di mia madre.

Una madre presente, esigente, generosa, fedele.

Una donna fedele alla sua vocazione di sposa e di madre, nel servizio umile e concreto verso la famiglia e il lavoro e, più profondamente, fedele alla sua vocazione cristiana.

Capace di accogliere la volontà di Dio anche quando, in certi momenti della vita, è sembrata troppo esigente

Cinquant’anni di vita insieme (Mons. Stefano Bedello è nato nel 1974, ndr) in questi momenti sembrano un istante che svanisce.

Mi sovviene il ricordo di una poesia che alle scuole elementari il Maestro Silvio Massa ci aveva fatto imparare a memoria.

Il brano in questione è del poeta ligure Francesco Pastonchi.

Il maestro Silvio aveva scovato questa poesia intitolate semplicemente ‘Che cos’è una mamma’…”.

La chiesa parrocchiale di San Bartolomeo in Trino è gremita di fedeli come non l’abbiamo mai vista, oggi 2 dicembre, quando si celebrano le

esequie della Signora Stefania Gaggion, mamma di Don Stefano, deceduta venerdì scorso – leggi qui – .

Tante le Autorità civili e militari, ma tantissima la gente, soprattutto di Trino, ma non solo, che ha voluto stringersi attorno a questa famiglia che è nella prova, ma che vive la certezza di come la loro mamma sia ora ammessa a contemplare il volto di Dio.

Il Presbiterio numeroso come qualche volta l’abbiamo visto nella Solennità di Sant’Eusebio, in Cattedrale a Vercelli: presenti anche Sacerdoti di altre Diocesi, uniti in una concelebrazione presieduta dall’Arcivescovo di Vercelli, Mons. Marco Arnolfo, presente il Cardinale Giuseppe Versaldi.

Davvero lodevole l’animazione della Liturgia da parte della Cantoria parrocchiale.

Ma soprattutto – desideriamo ritornarci un momento – stupefacente la presenza del popolo di Dio, in tutte le sue varie espressioni, rappresentando tutti quei “mondi vitali” che concorrono a dire di una pluralità di carismi, convergenti nella risposta che asseconda la vocazione alla sequela di Cristo, al servizio non solo “alla” Chiesa, ma “nella” Chiesa; al servizio, secondo molteplici saperi e indirizzi e con l’impiego di tanti e diversi talenti, dei fratelli che più hanno bisogno.

Spesso non si tratta soltanto del bisogno di cose materiali (che c’è, c’è davvero e “morde” sempre di più, non va dimenticato), ma è anche il bisogno di non essere soli.

Una realtà composita, plurale, che pare cresciuta come quelle tre misure di farina entro le quali una donna aveva mescolato il lievito, come abbiamo udito nella declamazione del Vangelo.

Sicchè ora si vede come il tempo abbia permesso al lievito “nascosto” da Stefania di preparare quella farina ad essere pasta che diventa pane, pane di vita, che diventa Corpo di Cristo.

Abbiamo iniziato riportando le prime parole dell’omelia dettata oggi da Don Stefano nel giorno dell’ultimo saluto alla sua mamma.

Ma abbiamo lasciato in sospeso una cosa, che ora va compiuta.

E’ bene che la leggiamo questa poesia di Francesco Pastonchi, che quel sapiente e intelligente Maestro elementare ha insegnato ai fratelli Stefano ed Andrea Bedello ed a generazioni di bambini trinesi come furono loro.

Eccola.

Si intitola: Che cos’è una mamma.

“Una mamma è come un albero grande

che tutti i suoi frutti ti dà.

Per quanti gliene domandi,

sempre uno ne troverà.

Ti dà il frutto, il fiore, la foglia.

Per te di tutto si spoglia.

Anche i rami si taglierà.

Una mamma è come un albero grande”.

***

La poesia è una piccola parabola dell’amore materno nella quale vedo descritta – dice Don Stefano – la dedizione instancabile di una madre, che non dà la vita alla sua creatura soltanto nel momento generativo, ma è chiamata a donarla tutti i giorni, in quella “esagerazione d’amore” che solo un cuore di madre può concepire.

***

Ecco, se è vero che questi momenti, i momenti del commiato, paiono essere – come ebbe a dire una persona saggia – “il loro modo per tenerci uniti”, davvero oggi tutti siamo stati più uniti, nella nostra comune condizioni di figli.

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