Occorre un intervento immediato per fermare la diffusione della peste suina e tutelare un settore che è uno dei fiori all’occhiello del Made in Italy a tavola, con un valore tra produzione e indotto di circa 20 miliardi di euro e centomila posti di lavoro.
E’ l’appello lanciato dalla Coldiretti che chiede un cambio di passo sulla gestione di una presenza di cinghiali ormai fuori controllo che sta facilitando la diffusione della malattie e minaccia gli allevamenti, dopo l’ultimo caso registrato nella Food valley parmense.
Proprio la fauna selvatica è praticamente l’unico vettore di diffusione della peste suina.
“La situazione resta preoccupante con i casi di Peste Suina che continuano ad aumentare mettendo a rischio l’intero comparto e la filiera suinicola piemontese che conta circa 3 mila aziende, un fatturato di quasi 400 milioni di euro e 1 milione e 200 mila capi destinati, soprattutto, ai circuiti tutelati delle principali Dop italiane per la preparazione della miglior salumeria nazionale, come il prosciutto di Parma e San Daniele – spiega Bruno Mecca Cici, vice presidente di Coldiretti Piemonte con delega territoriale alla zootecnia -. E’ fondamentale continuare, da un lato, ad incrementare il depopolamento dei cinghiali, soprattutto nelle aree dove si sono rilevati gli ultimi casi di peste, in modo da evitare, parallelamente, un ulteriore ampliamento delle zone di restrizione, e consentire, dall’altro lato, alle imprese suinicole la loro piena attività per tutelare il reddito aziendale”.
“Nonostante nelle nostre province, fortunatamente, non si sia ancora riscontrato alcun caso di Peste Suina, la situazione è allarmistica – evidenziano il Presidente di Coldiretti Vercelli-Biella Roberto Guerrini e il Direttore Luciano Salvadori -. Per questo è positiva la richiesta del ministero alla Commissione europea per un approccio diverso, affinché se un cinghiale malato viene rinvenuto a chilometri di distanza da una stalla non scatti la decisione di abbattere migliaia di maiali perfettamente sani. L’unica soluzione per fermare la diffusione della peste suina è, infatti, mettere in campo tutte le azioni possibili per contenere l’invasione di fauna selvatica che ruba reddito e futuro alle imprese agricole. Il rischio immediato è che il propagarsi della peste suina faccia scattare le restrizioni all’export, con un danno potenziale da 2,32 miliardi di euro, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat relativi al commercio estero nel 2023”.
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Redazione di Vercelli