(elisa moro) – “La moltitudine …aveva un cuore solo e un’anima sola” (At. 4, 32).
Con questo clima di unione si è svolta la conclusione del Triduo in onore alla Vergine Potente del Trompone, a Moncrivello, che ha visto riunite le comunità parrocchiali di Villareggia, Mazzè, Tonengo e Barengo, affidate alla cura pastorale, sapiente e zelante di Don Alberto Carlevato.
Il Santuario della Vergine Potente del Trompone: una “cerniera” tra il vercellese e il canavese, luogo di assoluta pace, sorto per celebrare l’apparizione mariana avvenuta secondo la tradizione il 26 giugno 1562, connessa alla guarigione miracolosa di una donna, Domenica Millianotto, affetta da epilessia e altre infermità.
Questo luogo di spiritualità è, per qualche metro, in Diocesi di Vercelli, ma molti sono i legami “del cuore” con la Diocesi eporediese, a partire dalla profonda devozione che i paesi limitrofi riservano alla Madonna del Trompone.
Dopo i primi due giorni del Triduo, che hanno visto la presenza delle parrocchie di Moncrivello e di Cigliano, protagonisti della serata di sabato sono stati proprio i fedeli guidati da Don Alberto, alcuni dei quali, sono giunti da Villareggia a piedi, in processione.
Alle 20,30 la S. Messa presieduta da Don Giovan Giuseppe Torre, dei Silenziosi Operai della Croce, nella Domenica in Albis, dove la Liturgia dell’ottava di Pasqua pone l’accento sull’incredulità di San Tommaso. Nel video messo a repertorio, si ripropone integralmente l’omelia, dove si accentua la dinamicità della fede, di quella forza matura e piena che spinge a mettersi in cammino per incontrare la novità di vita, come è accaduto a Domenica Millianotto, che, in cammino verso un convento domenicano per bisogni materiali, ha invece incontrato Maria, la sola capace di guarirla spiritualmente, oltre che nel corpo.
La fiaccolata alla Grotta di Lourdes, ha concluso la Santa Messa, documentata del video, e magistralmente animata dalla Corale interparrocchiale, diretta dalla Signora Viviana Gerardi; all’organo il Maestro Francesco Gianetto.
Il noto episodio dell’incredulità di Tommaso, una ricerca sincera e instancabile della Verità, permette infatti una riflessione sulla necessità di “togliere via il lievito vecchio” (1Cor. 5, 7), rinnovando la fede e il cuore in Cristo, vero Dio e vero Uomo, “attraverso un contatto intimo e profondo, con la Sua stessa Persona” (Guardini, la Pasqua, p.49).
“Metti qui il tuo dito… tendi la tua mano e mettila nel mio fianco” (v. 27). Nella Genesi Dio aveva teso la mano verso il fianco di Adamo per trarre fuori Eva (Gen. 2, 21); ora, al contrario, si può dire che una creatura, Tommaso, allunga la mano verso il suo Creatore, per farne scaturire, da quella sorgente di amore, la fede autentica, quella che rende testimoni della sua Risurrezione. Commenta, a tal proposito, Sant’Agostino: “Dio chiede la testimonianza a un uomo. Sì, Dio ha un uomo come testimone, ma a beneficio dell’uomo…Tocchiamo Cristo, tocchiamolo! Credere è toccarlo” (Commento a Giovanni, 2,8).
In opposizione alla testimonianza verso il Risorto – oggi contrastata, in modo subdolo e mascherato, da parte della società – il testo di At 4, 13-21: ”proibiamo loro con minacce di parlare ancora ad alcuno in quel nome. Li richiamarono e ordinarono loro di non parlare in alcun modo né di insegnare nel nome di Gesù”.
Minacciati di non parlare nel nome di Gesù: nella società occidentale, dominata dalla “dittatura del relativismo”, questa esperienza sembra non coinvolgere pienamente, rimandando, a livello di pensiero, alle tante situazioni di persecuzioni verso i cristiani nel mondo.
Quello che conta è testimoniare con la vita la fede: il Signore “si adatta all’uomo”, commenta Don Divo Barsotti, Egli vuole “sollevarlo a sé in una fede sempre più pura. Tommaso non crede se non vede, e Dio si adatta all’uomo perché creda…. Tuttavia, appena vede il Risorto, va oltre la visione e riconosce il suo Dio” (Le apparizioni del Risorto, p. 100).
E forse è proprio questo che la Vergine Maria, in questo Santuario, edificato sul luogo ove volle rivelarsi, per la guarigione di una povera donna “semplice”, ci aiuta a fare e ci chiede di fare, testimoniare soprattutto con la nostra vita la gioia della Risurrezione: “benché ora non lo vediate, voi esultate di gioia ineffabile e gloriosa, ottenendo il fine della fede: la salvezza delle anime” (1 Pt. 1,8).
Domani, lunedì, Solennità dell’Annunciazione, a conclusione di questi giorni di intensa spiritualità e memoria, ci sarà la Celebrazione presieduta dall’Arcivescovo della Chiesa Eusebiana, Mons. Marco Arnolfo.
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