Nel pomeriggio di venerdì 16 febbraio il personale della Squadra Mobile ha interrotto una fiorente attività di spaccio posta in essere da un trentacinquenne italiano, con vari precedenti per detenzione a fini di spaccio di sostanza stupefacente, e dal figlio, un ragazzo di poco più di diciassette anni.
Gli agenti della Squadra Mobile, sulla base di una notizia confidenziale che ha rivelato l’attività di spaccio dell’uomo già noto alle Forze dell’Ordine per episodi analoghi, si sono appostati nei pressi della di lui abitazione in attesa di coglierlo sul fatto salvo accorgersi che il destinatario dell’insolito viavai tra le strade del paesino vercellese teatro della vicenda non fosse il bersaglio dell’attività investigativa, bensì il figlio convivente.
Superata la sorpresa iniziale, gli agenti della Questura hanno assistito allo scambio di sostanza stupefacente a beneficio di un ragazzo, successivamente appurato trattarsi di altro minorenne, fermando immediatamente i due giovani.
Dalla successiva perquisizione è emerso che il baby pusher, già gravato da specifici precedenti di Polizia, aveva appena ceduto al coetaneo 5 grammi di hashish a fronte del pagamento di 50 €, motivo per cui i poliziotti hanno esteso la perquisizione anche all’abitazione del minore, ove sono stati rinvenuti circa 50 grammi di sostanza del tipo hashish ed altrettanti di marijuana, oltre a materiale atto al peso ed al confezionamento della sostanza.
Durante l’esecuzione della perquisizione sopraggiungeva il padre del ragazzo, il quale consegnava spontaneamente agli agenti un involucro contenente circa 8 grammi di cocaina.
Accompagnati ambedue in Questura, l’uomo è stato denunciato in stato di libertà alla competente A.G. per detenzione a fini di spaccio di sostanza stupefacente mentre il figlio è stato tratto in arresto in flagranza di reato per la cessione consumata a beneficio di altro soggetto minorenne.
È doveroso rilevare che gli odierni indagati sono, allo stato, solamente indiziati di delitto e che la loro posizione sarà definitivamente vagliata giudizialmente solo dopo l’emissione di una sentenza di condanna passata in giudicato in ossequio al principio costituzionale di presunzione di non colpevolezza.
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