Nuovo bollettino di guerra dalla Casa circondariale di Vercelli.
“Ancora tensione, ancora violenza, ancora aggressioni, ancora follia che supera i limiti della civiltà…solo così possono essere commentati i fatti accaduti ieri pomeriggio presso la Casa Circondariale di Vercelli quando, intorno alle ore 15:00 i detenuti stavano rientrando dai cortili passeggi nelle proprie celle”.
Lo denuncia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, per voce del segretario regionale per il Piemonte Vicente Santilli, che ricostruisce le ultime ore di follia vissute nella struttura di Strada vicinale del Rollone.
“Nel transitare nella rotonda del piano detentivo, un detenuto di nazionalità italiana, poco più che ventenne, è stato avvisato dal personale di Polizia che una sua richiesta per la fruizione di telefonate era stata respinta. Può sembrare una sciocchezza, ma tanto è bastato per innescare una serie di eventi che a dir poco può essere definita surreale. Appena ricevuta la notizia, l’uomo è andato su tutte le furie, iniziando a sbraitare ed inveire contro i poliziotti presenti, insultando e minacciando di creare disordini. In pochi istanti dalle parole è passato ai fatti, entrando con uno scatto repentino dentro il gabbiotto del personale e iniziando a scaraventare a terra monitor, pc, telefoni ed ogni cosa gli venisse a portata di mano”.
Momenti ad alta tensione, denuncia il sindacalista: “All’arrivo del personale chiamato in supporto, la furia del detenuto si è riversata dalle cose alle persone ed ha cominciato ad aggredire selvaggiamente i poliziotti presenti con spintoni, pugni al volto, calci e testate. Mentre si cercava di contenere il soggetto e porre fine alla sua violenza, altri ristretti presenti della Sezione detentiva sono riusciti a forzare un cancello di sbarramento con il fine di dare man forte al proprio compagno di detenzione, ma con l’intervento di ulteriore personale di supporto si è riusciti a porre fine a quella follia e a riportare l’ordine, riconducendo tutti i detenuti nelle proprie camere di pernottamento”.
Santilli spiega che il detenuto facinoroso è stato sottoposto a visita medica e, una volta accertate le sue condizioni ed il suo buono stato di salute, è stato emesso nei suoi confronti un provvedimento di isolamento cautelare.
“Ma all’atto del trasferimento nella cella adibita all’isolamento, il detenuto ha nuovamente aggredito il personale di Polizia che stava eseguendo il provvedimento con spintoni e calci, cercando con la forza di divincolarsi, senza però riuscire nei propri intenti”.
Al SAPPE preme evidenziare che “la professionalità del personale intervenuto ha consentito di eseguire gli interventi senza mai arrecare alcun danno al detenuto facinoroso, tuttavia, la sua violenza selvaggia ha determinato per tre unità di polizia penitenziaria la necessità di cure mediche e qualche giorno di prognosi per le ferite riportate. Abbiamo appreso che il detenuto nel suo passato era già stato allontanato da diversi istituti per motivi di ordine e sicurezza e il suo trascorso detentivo non può certo definirsi esemplare in quando a lui sono riconducibili diverse aggressioni al personale, danneggiamenti e addirittura l’incendio di suppellettili”.
Netta la denuncia di Santilli: “Alla luce di tutto questo non possiamo che dirci indignati di fronte a una amministrazione che individua nel trasferimento dei detenuti violenti da un istituto all’altro l’unico metodo di contrasto alle aggressioni del personale e riversa sulla polizia penitenziaria tutto il peso della sua inefficienza. Quanti lividi, escoriazioni, offese e insulti dovremo ancora vedere tra le fila della Polizia Penitenziaria prima di poter raccontare di interventi concreti?”.
Per Donato Capece, segretario generale del SAPPE, “chiunque, ma soprattutto chi ha ruoli di responsabilità politica ed istituzionale – penso in primis ai Sottosegretari alla Giustizia Delmastro e Ostellari, ognuno per quanto di competenza per delega ministeriale – dovrebbe andare in carcere a Vercelli a vedere come lavorano i poliziotti penitenziari, orgoglio non solo del SAPPE e di tutto il Corpo ma dell’intera Nazione”.
“E’ sotto gli occhi di tutti che la situazione penitenziaria è sempre più critica” – conclude Capece, che ribadisce: “Sono decenni che chiediamo l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fare scontare loro, nelle loro carceri, le pene come anche prevedere la riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinario. Ma servono anche più tecnologia e più investimenti: la situazione resta allarmante, anche se gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria garantiscono ordine e sicurezza pur a fronte di condizioni di lavoro particolarmente stressanti e gravose”.
“Basta! Siamo noi a non poterne più da questa situazione di diffusa illegalità: siamo a noi a doverci chiedere dove è lo Stato!”, conclude il leader del SAPPE.
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