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Provincia di Vercelli, Trinese
L'autocandidatura trinese ha ottenuto l'unanimità: sono tutti contrari, nessuno escluso

TRIPPA PER I GATTI / 950 - Deposito scorie nucleari a Trino? - Per tentare la conversione di Daniele Pane si sceglie un luogo appartato e distante dai riflettori (8.800 chilometri e 8 ore di fuso orario) - Riuscirà Federico Riboldi a fare cambiare idea al compagno (modi di dire) di partito sulla vicenda che imbarazza i meloniani locali? - 

L'On. Kelany come Alice in un Paese delle Meraviglie dove il più normale è il Cappellaio Matto

Occhi puntati sulla Corea (forse quella del Sud, a differenza di ciò che suggerisce la licenza poetica dell’immagine di apertura) dove si trovano, in questi giorni,  due pezzi da novanta della Pubblica Amministrazione, della politica e, soprattutto, del partito di Fratelli d’Italia,  quello che governa da Roma in giù e anche un po’ oltre.

Parliamo del viaggio di lavoro che vede peregrinare in Asia Orientale il Sindaco di Casale Monferrato, Federico Riboldi e quello di Trino, Daniele Pane.

Ma sui risultati politico amministrativi della trasferta, un po’ tutti ce la fanno a trattenere la curiosità.

Ciò che interessa gli appassionati di gossip politico è qualcosa di – a suo modo – quaresimale.

Una conversione, un possibile ravvedimento, conseguente ad una “correzione fraterna”, che più meloniana non si potrebbe.

Come in una sorta di ritiro spirituale – pratica devozionale provvidenzialmente utile, soprattutto quale preparazione alla Pasquasi sceglie un luogo appartato (appartatissimo, se si pensa che sono volati a oltre 8.800 chilometri di distanza, valicando otto ore di fuso orario) e ci si raccoglie in preghiera e meditazione.

Magari secondo le categorie condensate nel pensiero di Guigo II il Certosino: Lectio, meditatio, oratio, contemplatio.

Ma andiamo con ordine.

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Sappiamo che l’autocandidatura avanzata dal Comune di Trino per ospitare il Deposito unico nazionale di scorie nucleari, abbia scatenato un putiferio quale (forse) nemmeno seguì a quello vissuto in anni ormai lontani (1976 – 1977), quando l’Enel voleva costruire sulle rive del Po, sempre in territorio comunale di Trino, una seconda centrale nucleare.

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Si pensava possibile attingere – per il raffreddamento delle torri – acqua dal regale fiume che dà il nome alla Pianura Padana, così prosciugando il bacino irriguo necessario per la produzione agricola, risicola in particolare.

Si costituì un Comitato per il “no”, presieduto dall’Ing. Luigi Vecco, che lavorava in “tandem” con un’altra eminente personalità dell’economia agricola del tempo, l’Ing. Giuseppe Viazzo, Direttore Generale di Ovest Sesia.

Ne riparleremo in altro articolo, perché anche quelli furono tempi che non devono cadere nell’oblio.

Fine della (prima) digressione.

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Sull’autocandidatura di Trino e sulla cronistoria di questa vicenda, guadagniamo un po’ tutti tempo se ci affidiamo alla completa ricostruzione offerta da Vittorio Pasteris su

“Quotidiano Piemontese” – leggi qui – obbiettiva e documentata.

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Vediamo, invece, come sono oggi interpretate le parti in commedia: una commedia che potrebbe scritturare anche un Leopoldo Fregoli redivivo.

E, così, torniamo a Seoul, cioè al cuore del percorso della possibile conversione di Daniele Pane.

Con lui è in cammino, come abbiamo visto, Federico Riboldi.

Che di politica ne capisce.

Infatti, ha promosso per il prossimo 6 aprile ad Alessandria una grande manifestazione di tutti coloro che si oppongono alla realizzazione, a Trino, del Deposito unico nazionale.

Una cosa grossa: l’incontro è preceduto e conclude un percorso che si snoda in

ben 13 tappe, presso altrettanti comuni della provincia – leggi qui – .

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Dunque, in Corea oggi convivono e si confrontano due anime, di uno stesso partito.

Proprio perché Fratelli d’Italia è l’imprescindibile crocevia dal quale sono già passate ed, eventualmente, passeranno, le future decisioni.

Una decisione – si è appena detto – ovviamente già assunta.

Come si legge nella sintesi di QP, poco sopra linkata, non soltanto Governo e – soprattutto – Parlamento non hanno accolto gli appelli locali, il grido di dolore levatosi da Vercelli, ma pare proprio che, con (almeno due) delle lettere vergate dai rappresentanti, a vario titolo, del territorio provinciale,

si siano proprio “puliti”,

inutile indagare cosa o quali quadranti anatomici.

E’ ben vero che, non appena conosciute le intenzioni del Comune di Trino (autoproporsi come sede del deposito nazionale) il territorio sia subito intervenuto ad intimare al Primo Cittadino ed alla sua maggioranza:  fermatevi!

Unanimi le Associazioni di Categoria agricole, unanimi i Movimenti ambientalisti.

DAVIDE GILARDINO ED I 40 COMUNI MENO UNO

Praticamente unanimi anche i Comuni che – così individuati dalla Provincia di Vercelli – insistono in un raggio di 25 chilometri dall’epicentro, il luogo dell’ipotizzato deposito unico nazionale.

Li vediamo in questa grafica:

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Ebbene, un bel giorno, il Presidente della Provincia, Davide Gilardino, li convoca (a porte rigorosamente chiuse, ecchecavoli!) in Sala Tarsie a Vercelli affinchè si esprimano, ponendo loro una domanda che pare richiamare – siamo sempre in Quaresima – quella udita a proposito dell’informale referendum che vide prevalere Barabba.

I criteri di una siffatta segmentazione del territorio (così definendo i destinatari della domanda) sono, infatti, evidentemente parziali.

Se si considerano, ad esempio, gli aspetti idrogeologici, 25 chilometri di raggio significano pressochè nulla: le falde acquifere non conoscono il limite di confini amministrativi rappresentati da una serie di righe sulla carta geografica.

Così come, ad ulteriore esempio, Morano Po non è certamente meno coinvolto di Casanova Elvo nello share di possibile influenza della decisione, solo che quel Comune non è stato invitato in quanto è in provincia di Alessandria e non in quella di Vercelli.

Ma, a parte queste inevitabili parzialità nella scelta del “campione”, l’istanza di fondo rappresentata dai Sindaci (in questo senso la consultazione promossa dalla Provincia) ed espressa nella lettera che tra poche righe linkiamo, appare più che plausibile.

Ed intende comunicare a “Roma”, cioè ai centri decisori veri e propri un principio difficilmente contestabile: guardate, Signori cari, che una scelta ad impatto territoriale così invasivo, non può essere avocata a sé da un solo Comune, quello  destinato / desideroso / autocandidato  ad ospitare l’insediamento.

Perché, ad essere potentemente coinvolti siamo anche tutti noi, le nostre popolazioni amministrate, le nostre economie locali, le nostre speranze di attrazione turistica, non meno che l’immagine sociale di una area (sia pure “interna”) molto più vasta e portatrice di interessi leciti e trasparenti, che non possono essere messi sotto i piedi.

Leggiamo – cliccando qui – la lettera firmata da tutti i Sindaci, inviata a tanti destinatari romani e torinesi.

Diciamo pure che l’adesione unanime (ovviamente, ad eccezione di Trino, che non è stato invitato) a questa iniziativa non stupisce.

Comune e Provincia di Vercelli ambientalisti a singhiozzo?

Non stupisce, tranne per quel che riguarda la firma, in calce ad una così giudiziosa lettera, del Sindaco del Capoluogo.

Il Comune di Vercelli, infatti, solo un paio d’anni orsono, aderì in modo non soltanto entusiasta, ma altresì bollando come retrogradi tutti coloro che vi si opponessero, alla realizzazione, in comune di Vercelli ed a un chilometro di distanza in linea d’aria dall’abitato,

del maxi insediamento per la lavorazione del legno di scarto intriso di formaldeide volto alla produzione di pallets, voluto da Iren spa.

Con una ulteriore e nota particolarità.

In questo caso, in città di Vercelli sono recapitate oltre 100 mila tonnellate l’anno di rifiuto legnoso da lavorare, raccolto da Iren spa in tutta la Pianura Padana: la sola provincia di Vercelli, infatti, produce “in proprio” non oltre 2.700 tonnellate l’anno di questi scarti legnosi.

Anche per l’Amministrazione Provinciale, in quel caso, tutto bene: l’impianto di pallet era ok.

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Ma oggi tanto all’ex Convento dei Domenicani, quanto all’ex Convento dei Barnabiti e sulle scorie di Trino e Saluggia, pare non abbiano esitazioni: l’autocandidatura di Trino non va bene.

Non vogliamo portare a Trino anche quel che resta dei rifiuti nucleari sul territorio nazionale.

Quanti sono e dove sono i reliquati nucleari ora stoccati in Italia?

Per sapere come ora siano distribuiti, è utile la lettura di questo articolo – clicca qui – de “Il Sole 24 Ore”.

Perché è vero che abbiamo accettato sulla città Vercelli il 90 per cento ogni anno dei rifiuti legnosi della Pianura Padana.

Ma a Trino diciamo no.

E’ ancora ben viva nella memoria collettiva l’altra colossale e costosa (per le casse pubbliche) gaffe, che vide unite, dal comun denominatore dell’adesione ai piani di Iren (che allora non si chiamava ancora così) tanto il Capoluogo, quanto la Provincia di Vercelli.

Il Comune (Giunta Pirata II) accettò, con una convinzione tetragona a qualsiasi suggerimento del buon senso, il revamping dell’Inceneritore di Via Asigliano, fortemente voluto da Iren, peraltro allora ancora Socio di minoranza di Atena spa (revamping che incenerì tre milioni di euro e poco altro).

Manco a dirlo, la riaccensione del termovalorizzatore di Atena spa fu autorizzata, a suo tempo, dalla Provincia.

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Bando, di nuovo, alle divagazioni e torniamo alla lettera inviata dai Sindaci, che si può aprire grazie al link posto poco più in alto.

I firmatari Chiedevano soprattutto una cosa: in sede di conversione in Legge del Decreto che consente ai Comuni anche l’autocandidatura, emendate, Signori Parlamentari, proprio quel passaggio.

Che pare un po’ come una clausola di door-opening, per il giovane Sindaco di Trino.

Anche in questo caso, sui vari passaggi dell’iter che ha portato alla Legge del 2 febbraio scorso, rimandiamo al già linkato articolo di QP.

Anche per dire che, di questo invito a ripensarci, la maggioranza parlamentare meloniana se n’è stropicciata alla grande.

E l’opposizione non ha fatto mancare importanti aiuti.

Anche perché, dove lo trovano un altro Comune (compresi i 51 ritenuti già ora “idonei” distribuiti un po’ in tutta Italia) che voglia prendersi una simile patata bollente?!

Nessuno, a partire da quelli, come si è visto, “idonei” (e Trino non è tra questi) che saranno pure idonei, ma non fessi.

Insomma, un conto è che uno mi dia dell’idoneo, un altro che mi spari, io da me stesso, una revolverata (senza allusioni a certe prodezze di meloniani a Capodanno) al basso ventre.

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LE AMBASCE IN FRATELLI D’ITALIA

Dunque, come abbiamo visto, la Legge ora è passata, il Comune di Trino si è avvalso del termine concesso (dapprima, entro gennaio scorso) per proporre la propria candidatura ed 

ora i problemi sono tutti del Centrodestra.

A livello locale: perchè a livello nazionale da Fratelli d’Italia alla Lega, per non parlare di Forza Italia che è il partito del Ministro pro-Pane, Gilberto Pichetto Fratin, di ambasce non ne hanno affatto.

Va bene quello che ha deciso Trino. 

Il Centrodestra vercellese resta, dunque, con il cerino in mano, per tanti motivi, alcuni dei quali non sono sfuggiti al Commissario di Fratelli d’Italia per questa provincia, l’On. Sara Kelany.

Che – forse – inviata qui da posti ove le cose politiche sono magari più prevedibili, qualche volta potrebbe essersi sentita come se fosse una involontaria protagonista di “scherzi a parte”.

Perché, già ce ne vuole una bella dose (di fantasia) per pensare che sia possibile immaginare un Parlamentare, che ne va a trovare un altro a Capodanno, portando con sé una scacciacani, peraltro mostrandola a una serie di persone esperte nell’uso delle armi, proprio quando il padrone di casa è assente perché sta portando in auto  gli avanzi del cenone.

Si vorrà ammettere che non siano emozioni di tutti i giorni.

E qui Parlamentari sono proprio di Fratelli d’Italia.

Poi, si ritrova con un Sindaco accreditato come fratello d’Italia emergente, che – senza essere cercato da nessuno – da solo si candida ad ospitare il deposito definitivo di una cosuccia come le scorie nucleari.

Che, è vero, in parte ha già in casa, ma sappiamo bene che è da almeno 40 anni che lì se ne stanno senza imbarazzare nessuno: a toccarle si rischia che partano metastasi politiche foriere di chissà quali esiti.

Insomma, la “povera” On. Kelany potrebbe anche essersi formata l’idea che, in provincia di Vercelli, i suoi fratelli meloniani siano tiratori scelti, adusi però a mirare per spararsi da sè: dove l’abbiamo già detto.

Potrebbe sentirsi come una sorta di Alice catapultata in un Paese delle Meraviglie dove il più normale fosse il Cappellaio Matto.

Siamo, peraltro, alla vigilia di importanti consultazioni elettorali, con la preoccupazione di vedere crollare il consenso di Fratelli d’Italia sia nel comune Capoluogo, sia a livello provinciale, sia, infine, per i riverberi sulle consultazioni europee e regionali.

Da qui la decisione – dicunt – di imporre il silenzio all’autocandidato Pane, a pena di espulsione dal partito.

A meno che…

A meno che Federico Riboldi non riesca nell’impresa, di indurre l’autocandidato a ri-convertirsi.

Sapran loro.

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IL MONDO AGRICOLO E’ TUTTO CONTRARIO

Se i Sindaci si sono espressi e se la politica è in affanno, è anche perché è ben chiaro che le scelte di Trino trovano un muro, compatto ed imponente, nel mondo economico: quello agricolo soprattutto, ma non solo.

Proprio come avvenne quasi 50 anni fa, con il comitato per il “no” di Vecco e Viazzo.

Oggi è di nuovo protagonista l’Ovest Sesia, di cui ha recentemente assunto la Presidenza Stefano Bondesan (che è anche Sindaco di Pezzana, oltre che Professionista del settore).

Anche Bondesan parla non (solo) a nome proprio, ma rappresentando il proprio Consiglio dei Delegati (l’assemblea dei rappresentanti dei vari distretti irrigui) convocato l’8 febbraio scorso.

Anche in questo caso, meglio leggere direttamente dalla lettera inviata a tante Personalità, dal Presidente Sergio Mattarella “in giù”, una posizione che vede (proprio per la rappresentatività del Consorzio Aios) unita da un comun denominatore tutta la “filiera” dell’agricoltura, a prescindere da sigle sindacali, specificità professionali, indirizzi produttivi.

Leggiamo la lettera – clicca qui – .

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IL “NODO” DEI BORGHI DELLE VIE D’ACQUA

Ultimo (perché più recente) ma non certo per importanza, solo che si abbia a mente il tema trattato, il problema sollevato dal Sindaco di Bianzè, Carlo Bailo.

Il Primo Cittadino – un po’ come quel bambino innocente nella fiaba di Andersen “I vestiti nuovi dell’Imperatore” – dice qualcosa che ricorda “Il re è nudo”.

Fuor di metafora, Bailo ha prese nei giorni scorsi carta e penna per porre una domanda:

come fa Daniele Pane a restare Presidente dei Borghi delle Via d’Acqua, avendo contro tutti i Sindaci del territorio?

Leggi cliccando qui la lettera di Bailo ai Borghi delle Vie d’Acqua.

La questione è aperta.

Il sasso è lanciato non soltanto nello stagno, ma pare proprio sul coppino del diretto interessato.

Che, però, potrebbe tornare dalla trasferta asiatica rinnovato nello spirito e convertito.

In fondo le idee sono tali e sono differenti dai dogmi proprio perché si possono cambiare.

 

 

 

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