Sale sul palco di Palazzo Ferrero, martedì 14 dicembre alle ore 21,30, il pianista anconetano Paolo Principi per la presentazione del suo lavoro discografico “Empathies”, accompagnato da Roberto Gazzani al basso e Andrea Morandi alla batteria.
Principi, apprezzato pianista e fisarmonicista marchigiano, altre che al jazz nazionale, ha legato il suo nome alla progettazione di diversi strumenti musicali con aziende leader nel settore sia italiane che straniere. E’ un compositore di colonne sonore e film di animazione e anche un riconosciuto “sound designer” a livello internazionale. Il disco “Empathies” racchiude tutti questi aspetti dell’artista, la composizione, l’esecuzione e il suono che fanno di Paolo Principi uno dei nuovi interpreti del panorama jazz italiano.
Per martedì 21 è in programma il concerto natalizio “Songs before Christmas” con la voce di Silvia Fusè.
“Empathies“
Questa progetto nasce dopo molti anni di lavoro e di ricerca musicale in contesti culturali diversi. I tre musicisti suonano insieme da molto tempo e partecipano altresì a varie formazioni che spaziano dal jazz alla world music, dal funk alla composizione per le immagini. L’eterogeneità delle esperienze di ciascuno costituisce elemento di arricchimento per la proposta di una musica che potremmo definire senza confini. È questo lo spirito su cui si basano i brani composti da Paolo Principi e arrangiati insieme ai due compagni di viaggio Roberto Gazzani e Andrea Morandi, basti citare alcuni titoli come “No Boundaries” o “Soul Journey”.
Nelle note di copertina vi è riportato un passaggio tratto dalla lettera aperta alle nuove generazioni di artisti scritta a quattro mani da Herbie Hancock e Wayne Shorter: “We are not alone. We do not exist alone and we cannot create alone. Focus on developing Empathy and Compassion”.
Musica quindi come luogo privilegiato di accoglienza, culla per l’incontro di culture diverse. E la diversità, si sa, genera bellezza.
Anche la foto del cd ha un forte valore simbolico. Il mare assume oggi significati profondi e drammatici dal punto di vista dell’incontro tra culture.
Sempre dalla lettera succitata: “Il mondo ha bisogno di più interazione individuale tra persone di origini diverse con una maggiore enfasi su arte, cultura e istruzione. Le nostre differenze sono ciò che abbiamo in comune. Possiamo lavorare per creare un piano aperto e continuo in cui tutti i tipi di persone possano scambiare idee, risorse, premure e gentilezza. Abbiamo bisogno di connetterci l’uno con l’altro, di conoscerci l’un l’altro e vivere la vita l’uno con l’altro. Non possiamo mai avere pace se non riusciamo a capire il dolore nei cuori dell’altro. Più interagiamo, più arriveremo a comprendere che la nostra umanità trascende tutte le differenze”.
Ultimo brano della track list è una rispettosa e intima rivisitazione del famoso “Adagietto” di Gustav Mahler.
Il quarto movimento della V sinfonia del compositore tardo-romantico, viene delicatamente proposto per trio, senza improvvisazione.
Fu scritto originariamente per orchestra d’archi e arpa, senza la minima traccia di quel fragore monumentale tipicamente mahleriano, senza violenza, con una dilatazione dei tempi e dei timbri che portano il brano ad una narrazione quasi liturgica, ad una drammaticità interiore, tanto intima quanto allo stesso tempo libera da manierismi o citazioni. Una musica assoluta, senza confini appunto.
Un luogo libero, fondato sulle empatie.
Redazione di Vercelli