Sabato 18 gennaio a Serravalle la tradizionale Messa vespertina, animata musicalmente dal Diacono Marco Avondo e da Elisa Sezzano, è stata concelebrata in maniera solenne da Monsignor Gianluca Gonzino e dal Diacono Don Emilio Forte, dedicandola a Don Florindo Piolo nel cinquantesimo della scomparsa, avvenuta il 2 febbraio 1973.
Il Parroco, Don Ambrogio Asei Dantoni, oggi Presidente della Casa di Riposo “Don Florindo Piolo”, era forzatamente assente per motivi di salute e ha inviato il suo saluto.
La celebrazione solenne era stata organizzata dalla Parrocchia, dal Comune e dalla Pro Loco, rappresentata dal Presidente Tonino Ragazzi e da alcuni membri.
Don Florindo Piolo fu un antesignano della creazione di una Pro Loco a Serravalle, per la quale, denominata Pro Serravalle, aveva già fatto stampare la carta da lettere e provveduto a stilare una bozza di Statuto.
Don Florindo era un uomo che vedeva lontano e aveva capito che solo unendo le forze si ottengono risultati concreti: il primo tentativo per far nascere la Pro Loco risaliva al 19 giugno 1956, quando il battagliero sacerdote organizzò una serata alla quale invitò personalmente le persone, che, a suo parere, avrebbero potuto dare un contributo attivo, ci provò di nuovo nel 1962, ma in entrambi i casi, sconsolato annotò in calce alle minute di invito: “Si combinò un bel niente” e “Con i no non si combina niente”.
Don Florindo Piolo è stato ricordato attraverso tre brevi interventi.
Gustavo Ferrara, membro del Direttivo della Pro Loco di Don Piolo ha descritto le opere materiali (Museo e Biblioteca) e le opere di accoglienza, prestate a Pescantina nel Veronese, agli ex internati militari vercellesi, biellesi e valsesiani di ritorno dai lager, per incarico della Missione Pontificia, documentate nel volume: “Oggi ricomincia la vita” curato da Piero Ambrosio.
Per anni Don Florindo fu assistente spirituale nelle colonie per i tubercolotici di Roma ospitate al Terminillo, e proprio uno dei bambini di allora, Gabriele Granati, oggi uomo ormai anziano, lo ricorda e recentemente ha chiesto informazioni alla Biblioteca di Varallo, alla quale Don Florindo donò libri e diari.
Andrea Musano, che da dieci anni si occupa dei lavori e dell’organizzazione degli eventi al Museo, in collaborazione con un nutrito gruppo di volontari, ha ricordato l’inaugurazione del Museo nel 1958, cui nessuno dei Serravallesi partecipò, non avendo compreso lo sforzo fatto nel radunare tanti reperti per costruire la memoria del Paese.
Musano ha rievocato le numerose attività delle quali il Museo è stato al centro nel cinquantesimo della morte del fondatore: dall’apertura di una nuova sezione dedicata alla tradizione carnevalesca, alle visite guidate, alle Giornate di Primavera del Fai, fino alle aperture straordinarie, in concomitanza con tutti i musei valsesiani aderenti al progetto Habitat.
A dicembre l’Amministrazione Comunale ha donato al Museo un grande schermo da utilizzare nelle presentazioni e nelle conferenze.
Musano ha concluso auspicandosi che nel 2028, in occasione del settantesimo dell’inaugurazione, gli studenti ciceroni formati per le Giornate del Fai, siano protagonisti di una nuova stagione del Museo.
Piera Mazzone, autrice di profili del sacerdote pubblicati in calce a due monografie, l’una dedicata al Museo Piolo e una alla Casa di Riposo, entrambi fondati dal sacerdote serravallese, dopo aver ricordato le opere edite: la Storia del Comune di Serravalle Sesia, che fu ristampata nel 1995 dalla Pro Loco, Un caro ricordo, pubblicato nel 1928, con i profili dei caduti serravallesi nella prima guerra mondiale, alla monografia su Sant’Euseo, ai libri: La vita di Ugo Cena, il nostro piccolo Pier Giorgio Frassati, edito nel 1933 e Un barbiere d’eccezione.
Benvenuto Guerra, pubblicato nel 1963 dalle Edizioni Paoline, la monografia dedicata a Sant’Euseo, ha letto una toccante pagina del diario manoscritto, intitolata: “Io sono povero”, dalla quale emergeva l’austerità di vita, non dovuta a sordida avarizia, quanto ad impiegare le scarse risorse economiche che gli provenivano dal suo incarico di maestro elementare, per realizzare opere di bene.
Don Piolo fu insegnante che ebbe a cuore le sorti dei suoi alunni, con il solo rimpianto di non aver mai ottenuto una cattedra nel paese natale, così come non ebbe mai una parrocchia a Serravalle.
Il Sindaco di Serravalle, Massimo Basso, presente con il Vice Sindaco Guido Bondonno e l’Assessore Mauro Piolo, di questo “prete di fede e di strada” ha sottolineato l’amore per il paese domandandosi: “Chissà se oggi esistono ancora dei Don Florindo Piolo, che alimentano con forza quel sentimento di appartenenza che è il collante fondamentale di una Comunità?”, concetto ripreso da Monsignor Gianluca Gonzino che ha parlato del: “Raccogliere cose e persone, sapendo stimolare un giusto spirito di collaborazione e di emulazione nel bene”, ricordando come una preziosa statua lignea policroma, proveniente dal Museo, oggi sia esposta a Vercelli nel Museo Diocesano.
Altri incontri dedicati a Don Piolo saranno organizzati nei prossimi mesi, per ricordare alle nuove generazioni lo spirito e l’umiltà di un sacerdote ed insegnante che amava profondamente “la sua gente”.
Redazione di Vercelli