Nella mattinata del 5 dicembre Matteo Barzan (Servizio Tutela e valorizzazione risorse energetiche, Settore Ambiente e Territorio – Provincia di Vercelli) ha incontrato le classi 3^D e 3^I dell’indirizzo turistico I.I.S. Cavour.
L’intervento è stato organizzato nell’ambito del progetto d’Istituto “Benvenuti nel futuro sostenibile”, che mette al primo posto il rispetto ambientale come strategia imprescindibile della nostra vita.
Il titolo dell’incontro è stato: “Qualità ambientale del lago di Viverone, con focus su specie ittiche autoctone e alloctone”.
Barzan è subito riuscito ad instaurare una buona interazione con gli studenti e con le studentesse, ha rotto il ghiaccio chiedendo loro se avessero già pescato.
L’intervento si è infatti basato sulla fauna del Lago di Viverone.
Dopo una prima parte introduttiva sulle caratteristiche geologiche del lago, di origine glaciale, parte dell’Anfiteatro morenico di Ivrea, Barzan è passato a spiegare la fauna ittica.
Ha presentato la definizione di specie alloctone e autoctone, le prime introdotte dall’uomo fuori dalla loro area naturale e le seconde originarie del territorio dove si trovano, Barzan ha fatto una carrellata di pesci nativi della zona.
Ha iniziato con la famiglia dei ciprinidi e ha mostrato la foto di “pinna monnata” (tagliata), una carpa gigante di venti chilogrammi che vive nel lago.
Altre specie autoctone sono il luccio, dalla poderosa apertura mandibolare (lui stesso ne ha trovato uno morto anni fa con un germano in bocca), il cobite comune, il ghiozzo padano e il persico reale, ottimo anche a tavola.
Quest’ultimo non è da confondersi con il persico sole, pesciolino grazioso ma molto aggressivo, specie del Nord America allevata in acquario e ora presente anche a Viverone insieme al persico trota, luccio perca e pesce gatto, anch’essi importati.
Proprio la storia del pesce gatto ha fatto sorridere le classi.
Questo pesce è stato introdotto da un anziano pescatore che era stato licenziato dal Comune e, poiché il pesce ha dei barbigli pungenti, ebbe l’idea di liberarlo nel lago per far sì che gli altri pescandolo di notte si pungessero.
Barzan ha inoltre spiegato quanto sia divertente la pesca di certi pesci come il siluro, che si trova nel fiume Sesia, ha proiettato la foto di un esemplare da 127 chilogrammi, ma quanto sia dannoso questo pesce per l’ecosistema.
Ha presentato anche altri animali che popolano il lago: la tartaruga Trachemys, il gambero rosso della Louisiana, l’uccello cormorano, i molluschi Unio e spiegato che l’età dei pesci è calcolata dai cerchi presenti nelle loro squame.
L’ecosistema lacustre sostiene quindi una complessa catena alimentare in cui l’uomo, introducendo specie alloctone, ha agito alterandone gli equilibri.
I coregoni per esempio non sono nativi del lago ma, con un dibattito ancora in corso, vengono sostenuti nella loro riproduzione nella piscicultura locale di gestione comunale e non sono invasivi.
Perché dunque un lago così ricco di fauna all’apparenza sembra così sporco?
Barzan spiega che questa percezione è dovuta dalla eutrofizzazione, ovvero un eccesso di alghe (macrofite e phytoplancton) cresciute a dismisura per la presenza di troppi nutrienti.
Fino al 1987 non c’era la fognatura nei paesi limitrofi e gli scarichi venivano riversati nel lago.
Nel tempo però sono state intraprese azioni di miglioramento della rete fognaria, di gestione del suolo agricolo e dei fertilizzanti, del controllo bilancio idrico e contenimento delle idrofite istituendo anche fasce tampone ripariali per la fitodepurazione.
Il relatore saluta la classe con un messaggio forte e chiaro: l’ecosistema risponde alle azioni dell’uomo in un arco di tempo lungo e, analizzando i singoli dati, si può osservare l’inizio di un lieve miglioramento.
Sta a noi evitare, badando anche al risparmio idrico, che il lago di Viverone diventi una palude!
Redazione di Vercelli