Via Locati a Vercelli, la tomba del teorema (farisaico e ipocrita) degli “incivili”.
Qui – come il Lettore di buon mattino, oggi, domenica 22 ottobre ci informa – è da una settimana che Asm Vercelli spa non passa a ritirare i rifiuti.
E, continua il Lettore, è la terza volta che succede in tre mesi.
Ma è dal 2017 che Asm Vercelli (allora si chiamava ancora Atena) ci prova: leggi qui il primo capitolo del penoso story telling non siamo noi che eroghiamo un disservizio, sono i vercellesi che sono incivili.
Cliccando qui il primo rozzo tentativo di ribaltare l’ordine delle cose:
bifido come certi pretesti: io sono così perché siete voi a rendermi così.
Vabbè.
Qui, in queste foto di Via Locati (una perpendicolare di Corso Rigola, tutte residenze di persone civilissime) c’è l’ennesima dimostrazione che a Vercelli c’è una società appaltatrice del servizio di raccolta dei rifiuti che raccoglie come può.
Quando può.
IL SODALIZIO TRA IREN SPA E COMUNE DI VERCELLI: UN RAPPORTO PERDENTE
Questa società è costituita da un socio privato, in maggioranza, Iren spa e da uno pubblico, in minoranza (anche se una minoranza forte del 40 per cento delle azioni) che dà vita ad un rapporto perdente in partenza.
Perdente perché il Comune – Cliente si ritrova con un (dis)servizio; lo ha riconosciuto il Sindaco, rilasciando un’intervista a “La Stampa” del 7 luglio scorso:
«Ma l’inciviltà è una cosa – sbotta Corsaro -, il disservizio è un altro. Anche io con l’assessore Sabatino ho visto i cassonetti pieni, abbiamo sollecitato l’azienda per un maggiore adempimento del contratto: paghiamo 10 milioni di euro all’anno per un servizio che vogliamo sia efficace. Invece paghiamo, ma subiamo uno scempio».
Lo scempio che si è visto in questi giorni è diffuso anche nei cortili condominiali, dove carta e indifferenziato non sono stati svuotati. Un caso eclatante in via Guicciardini. Non sono da meno anche i bidoni del vetro: corso Prestinari è spesso in queste condizioni. A questo poi si aggiungono in alcune zone mobili e ingombranti gettati a terra, frutto di traslochi o di svuotamento cantine. «Più che insistere e controllare che l’azienda adempia ad un contratto – precisa Corsaro -, il Comune non può fare. Posso capire turni di ferie o personale in malattia. Ma abbiamo visto anche noi la situazione di questi giorni; noi continuiamo con le sanzioni e le penali verso l’azienda, e ci impegniamo nei controlli. Ma ci sono responsabilità del Comune, e responsabilità di Asm».
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Perdente anche perché, siccome oggi il Comune è in minoranza, si ritrova sotto scacco: se ad Iren salta la mosca al naso può decidere di non distribuire gli utili dell’anno e, quindi, non devolvere i dividendi.
Che sono, in media, di 2 milioni l’anno per Iren e 1,5 milioni di euro per il Comune.
Sono cose che Iren, peraltro, ha già detto chiaro e tondo in qualche
assemblea dei Soci – leggi qui – .
E allora?
Allora è chiaro che, rinunciare a 2 milioni di liquidità (che peraltro rimangono nelle casse di Asm, non sono certo dati in beneficenza) per un privato come la multiutility di Corso Svizzera, che ha un fatturato annuo di 7 o 8 miliardi di euro è una bazzecola.
Rinunciare a 1,5 milioni di euro per il Comune di Vercelli, il cui bilancio è di (circa) 100 volte più piccolo di quello del “partner” industriale, può essere un pericolo.
La frase agghiacciante, verbalizzata in corso di assemblea di bilancio, è la seguente, che suona più o meno così: ok, distribuiamo i dividendi, ma – attenti bene:
“Il socio Comune si impegna a fare del proprio meglio per sostenere e supportare la Società sia ai fini del mantenimento dell’equilibrio economico finanziario, sia nello sviluppo delle importanti iniziative sopracitate (la fabbrica dei pallet, ndr)”.
Cioè, il Comune deve impegnarsi ad aiutare l’azienda a fare utili.
E come può impegnarsi?
Il Comune Socio dovrà forse penalizzare il Comune Cliente e, con esso i cittadini che, al contrario, dovrebbe tutelare, non foss’altro perché pagano la Tari?
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Per ora ci teniamo i disservizi (come, alla fine, ci siamo presi la fabbrica dei pallets), come anche i cali di tensione dell’energia elettrica, gli stop all’erogazione dell’acqua potabile e, da qualche giorno, anche il buio pesto di notte alla rotonda di Corso Randaccio, verso Caresanablot, che è priva di illuminazione.
La soluzione?
Quella di sempre: ormai sono in molti a pensare che sia ora di disfarsi, da parte del Comune, di quel residuo 40 per cento di azioni.
Che, nel bilancio di Palazzo Civico sono apprezzate ad ipotetici 48 milioni di euro.
Meglio averli in euro, sul conto, che in una posta (ottimistica) alla voce patrimonio.
E se, mettendole in vendita, nessuno le comprasse, come è assai probabile?
Se risultasse che quei 48 milioni di euro sono lontani dal più probabile valore di mercato?
Ai Tecnici la risposta: come si dice quando una voce di patrimonio è “ottimistica”?
Per quanto riguarda la risposta della politica, non c’è che attendere le proposte dei futuri candidati Sindaco, nel 2024