Si sono iniziati di gran carriera i lavori per la realizzazione dello stabilimento destinato a produrre pallet, da legno di scarto.
Il cantiere è stato aperto in Via Cesare Libano (alle spalle della Motorizzazione Civile): come si è sempre detto, proprio ad un tiro di schioppo dalla città.
L’importo dei lavori (si legge sul cartello di cantiere) è di circa 14 milioni di euro, quindi ben al di sotto dei tanto decantati 30 – 40 milioni di euro: ma c’è tempo, chissà mai che non si facciano poi ampliamenti.
Lavori che si prevede termineranno entro la fine di questo 2022.
La realizzazione delle opere civili è stata assegnata, da Asm Vercelli SpA (di cui, ricordiamo, il Comune di Vercelli ha il 40 per cento del capitale sociale, il 60 per cento in capo ad Iren spa) all’Impresa Bertini srl di Alagna (ma la prestigiosa sede operativa è a Varallo Sesia).
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La realizzazione di questo impianto, non appena se ne è avuta (da un comunicato stampa di Iren) notizia,
è sempre stata controversa.
Due le principali criticità dal punto di vista ambientale,
rilevate anche da Associazioni di Medici:
la possibilità di cattivi odori e la presenza di formaldeide nei legnami di scarto lavorati.
L’opera è stata concordata da Iren e Asm Vercelli quando in Comune c’era la Giunta di Maura Forte (anche se attendibili Fonti asseriscono che non tutti gli Assessori ne fossero al corrente), sul finire del mandato ed inserita, quindi, nel piano industriale di Corso Palestro.
Non appena arrivata, l’Amministrazione di Andrea Corsaro aveva accusato il colpo: una sorpresa “ingombrante”, ma, trascorse poche settimane, ci fu una vera e propria
“inversione ad U”, se non proprio una conversione e la
Giunta Corsaro Ter
divenne una convinta sostenitrice dell’opera.
Opera, invece, sempre e fortemente avversata (insieme all’altra assai discutibile per i profili ambientali, la “letamaia”, prevista in area ex Polioli, poco distante) dalle liste Civiche:
Voltiamo Pagina (Roberto Scheda, Paolo Campominosi, Andrea Conte),
SiAmoVercelli
(Piero Boccalatte e Renata Torazzo:
oggi a Boccalatte è subentrato Pier Giuseppe Raviglione, sulle stesse posizioni) e
Mai risolto, inoltre, un interrogativo sempre sullo sfondo: ma perché mai a Vercelli (che produce circa 2.500 tonnellate di rifiuti legnosi, contro le 100 mila che lavorerà l’impianto) dovrebbe “importare” legno di scarto da fuori, del tutto estraneo alla propria economia ed alla propria politica ambientale?
Insomma, a chi serve, se non ad Iren, avere una “fabbrica dei pallet” che, evidentemente, dalle altre parti non vogliono?
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Se il Pd è sempre rimasto favorevole (anche quando
all’iniziativa di Iren,
i Sindaci dei Comuni confinanti
con Vercelli (soprattutto Asigliano Vercellese, Lignana, Desana), si sono battuti in ogni modo per scongiurare la realizzazione dello stabilimento che vediamo “dall’alto”. Tutti sono, infatti, già “esperti” sulle ricadute negative nei propri territori degli impianti di trattamento rifiuti (ancora “fresca” la memoria dell’Inceneritore di Via Asigliano) della città di Vercelli
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Convinta della necessità dell’investimento Confindustra Vercelli, Valsesia, Novara e Vco.
I fatti hanno poi confortato la posizione, con l’assegnazione dell’importante commessa all’impresa valsesiana.
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Sempre molto possibilista, tanto da dare l’impressione di
essere addirittura a favore, anche la Lega in Provincia di
Vercelli, Ente nel cui ambito è costituito l’Organo tecnico di
valutazione, con la Conferenza dei Servizi.
Ma proprio da SiAmoVercelli il giudizio più critico, per bocca
dell’Ing. Gian Luca Borasio: autorizzazione politica, non tecnica
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La questione, d’altra parte, pare tutt’altro che chiusa.