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Ne ha fatto le spese anche il busto di Galileo Ferraris

VERCELLI - Tanti e gravi danni dopo il violento temporale di questo pomeriggio - Auto danneggiate, coperture di tetti divelte, piante rovinate al suolo - In Viale Garibaldi alberi abbattuti: uno centra un'auto e la finestra di una casa - Ancora una volta "in vista" apparati radicali in forte sofferenza, da tempo - 

Il patrimonio arboricolo della città è tutto censito: non si tarderà a capire cosa i Tecnici avessero disposto per gli esemplari rovinati al suolo

Vercelli colpita da un violento temporale attorno alle 16 di oggi, 26 agosto.

Un quarto d’ora di pioggia battente, grandine, raffiche di vento.

I danni si contano a carico di case, automobili, alberate.

Da Via Siracusa a Corso Prestinari a Corso Gastaldi e soprattutto Viale Garibaldi.

E il bilancio si sta ancora compilando.

E’ soprattutto Viale Garibaldi a fare constatare ben quattro esemplari arborei rovinati al suolo, divelti dalla forza del vento.

E, ancora una volta – l’ultimo episodio qualche settimana fa, nel tratto della “Lea” in prossimità della Basilica Sant’Andrea – emerge (viene, a suo modo, alla luce) tutta la precarietà di una situazione.

Le fotografie sono chiare nel mostrare apparati radicali in pessime condizioni.

Sappiamo, perché se ne è parlato molte volte, negli ultimi mesi, a proposito del cosiddetto “Piano Kipar”, di rigenerazione urbana in chiave green, che la diagnosi sia ormai da tutti condivisa: gli esemplari arborei soffrono la costrizione degli apparati radicali, aerati in modo certo non ottimale e, anche per questo, più vulnerabili soprattutto da batteriosi.

Circostanze che ne compromettono la tenuta ed è, quindi, fatale che presto o tardi qualcosa succeda.

Ciò che non è detto (almeno, non si è sentito) a proposito del Piano Kipar è che il rimedio proposto (piano di calpestio non soffocato da asfalto o altri inerti) se, certamente, potrebbe essere idoneo a salvaguardare gli esemplari messi a dimora in futuro, non potrà ridare salute a piante come questa.

Sicchè è impossibile non domandarsi: perché le Amministrazioni non hanno rimosso alberi che – se le immagini non mentono – paiono irrecuperabili e, per conseguenza, pericolosi?

Si può dire: “le Amministrazioni”, al plurale.

Il problema è trasversale, non ne riguarda una in particolare.

E “le Amministrazioni” succedutesi nel corso degli anni sono unite da un comun denominatore rappresentato da chi ad esse dà, deve dare, assistenza sul piano tecnico.

Si sa che le alberate cittadine sono tutte “censite”, gli esemplari tutti numerati.

Non sarà difficile, per chi vorrà applicarsi al caso, risalire a cosa sia stato o non sia stato prescritto tecnicamente per le essenze arboree oggi rovinate al suolo, così come per le altre.

Anche oggi nessuna persona è rimasta coinvolta: solo danni materiali, per i quali ci sono le Assicurazioni.

La Provvidenza, fino ad ora, è sempre stata misericordiosa.

Chi preferisce, può parlare di Fato benigno.

Non sono cose che si dirimano qui.

In attesa che il già nominato “piano Kipar” si traduca in provvedimenti operativi, sono orami in molti a ritenere che, purtroppo, debbano essere prese misure, inevitabili anche se dovessero essere dolorose, ma idonee a scongiurare il ripetersi di casi come questi.

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