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TRIPPA PER I GATTI / 909 - Mirano a Romano Lavarino, ma forse il bersaglio vero è Massimo Simion - Se approvata, la Mozione di semi- sfiducia contro il Presidente Comunale lo obbligherà a fare un pensiero - Se la Lega votasse mai (fantasie) in modo difforme della maggioranza, Dante perderebbe il posto -  

Tre ipotesi sul tappeto, l'ultima propedeutica a fare il ripieno per gli agnolotti destinati al pranzo pasquale del Ghiottone e dell'Emerito

Farà caldo.

E, questa volta, gratis: cioè, senza pagare, rimettendoci l’osso del collo, la bolletta di Atena Trading.

Nessun consumo di metano: calore green e, omaggio, adrenalina a fiumi.

Ma, finchè non sarà finita, Dante (vedi nota a piè di pagina *) soffrirà le pene d’inferno.

Il suo Virgilio potrebbe essere – tanto per cambiare – nientemeno che il Ghiottone.

Ma andiamo con ordine.

***

Dunque, bisogna sapere che, pronta e scodellata per il Consiglio Comunale del 30 marzo prossimo, c’è una  mozione preparata da Pd e SiAmoVercelli.

Ha un tema un po’ surreale, forse lacaniano: suggerire a Romano Lavarino, Presidente del Consiglio Comunale, l’opportunità di dimettersi.

Cioè una Mozione di sfiducia “light”.

Non quella formale e reale che, se votata è efficace e determina la decadenza della persona dalla carica.

Non possiamo intrattenerci qui (per non appesantire il testo) sulla differenza tra i due tipi di Mozione,

ma ci limitiamo a linkare – leggi qui – il precedente articolo sull’argomento.

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Diciamo, in sintesi: non trovando le 11 firme per depositare la Mozione di sfiducia “vera”, ripiegano e, con le firme di soli otto Consiglieri (appunto, 6 Pd e 2 SiAmo), presentano una Mozione che, se accolta, comporterebbe l’impegno, per Lavarino, di riflettere: che ci pensasse un po’ su.

(Cliccando qui, il testo integrale del documento Pd – SiAmo in pdf).

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Dunque presentano la mozione light, che sta a quella vera e propria un po’ come l’impotenza sta alla castità: cioè più una necessità che una scelta.

Enumerano, però, una serie di considerazioni (a modesto parere di chi scrive), non prive di qualche fondamento e comunque idonee a  corroborare, dal punto di vista di merito e politico, la riflessione (eventuale) di Lavarino.

La mozione cozza, però, contro una evidenza di fatto: l’interessato ha già detto chiaro e tondo che, intanto, possono cantare, saltare e ballare,  potrebbero votare a favore (cioè per suggerirgli di dimettersi) anche 38 (compresi gli Usceri) Consiglieri Comunali su 33, cioè anche lui stesso Lavarino, che, intanto, lui non si dimette.

UNA BREVE DIGRESSIONE PER DIRE DI UN SOSPETTO

Che la mozione sia, di fatto, un atto destinato a rimanere, in ogni caso, sterile, è una cosa chiara, che però (forse) non hanno valutato soltanto quelli del Pd e SiAmo.

Sicchè qualcuno ha anche incominciato a nutrire sospetti sul vero obbiettivo di questa trovata: e, se così fosse, sarebbe, al contrario,  una trovata a dir poco geniale.

Vuoi vedere – insinuano i sospettosi – che, in realtà, fingono di mirare a Lavarino, ma il loro obbiettivo reale è  Massimo Simion?

Perché potrebbero coltivare una surrettizia ambizione:  sfilargli il titolo di Sagacissimo.

Ma preferiamo non pensare a queste cose, vere e proprie crudeltà che non dovrebbero avere diritto di cittadinanza nell’agone politico.

L’idea che qualcuno possa coltivare il proposito di  defraudare Simion del titolo di “Sagacissimo”, guadagnato sul campo in un decennio sempre coerente di fatiche politiche,  suscita semplicemente orrore.

Va bene tutto, ma non venga mai messo da parte il rispetto delle persone.

Dunque, non divaghiamo: fine della breve digressione.

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Comunque, amen: la mozione light è iscritta all’Ordine del Giorno di giovedì prossimo, 30 marzo.

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Il povero omarino potrebbe credere: vabbè, ma figuriamoci, chi può mai scomporsi per una cosa del genere?!

Invece, apriti o Cielo!

Quelli di Fratelli d’Italia e, per quello che contano, cioè ben poco, anche quelli di  Forza Italia , hanno incominciato a stracciarsi le vesti.

Anàtema! Anàtema!

Scandalo! Scandalo!

Ed anche il Pirata è tetragono: Lavarino va difeso!

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In tanta veemenza, qualcosa però non torna; al punto che qualcuno pensa: ma vuoi vedere che l’occasione deve essere parsa buona per dare una bella lezione ai leghisti rimasti, fedeli a Matteo Salvini, Riccardo Molinari ed al Commissario politico Enrico Montani?!

E qui le cose si fanno spesse.

E cerchiamo di capire perché.

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LI VOGLIONO APPECORATI E MUTI

Dal punto di vista di Fratelli d’Italia, è ormai chiaro che vogliono ridurre in poltiglia  quel che resta della Lega.

Perché, fino a quando c’era l’Onorevole Emerito di Borgosesia, erano tutti pappa e ciccia (Lega e Fratelli).

Adesso i Fratelli sono sempre pappa e ciccia, ma sempre con l’Emerito di Borgosesia.

Emerito e Ghiottone, avevano dato vita ad un sodalizio politico sostanzialmente “altro” rispetto ai partiti di appartenenza.

E si vede che a tanti andava bene così.

Adesso, invece, la Lega dice (sia pure male, timidamente, non imbroccandone una, ma lo dice): noi siamo la Lega.

E gli “alleati” del Centrodestra rispondono: e chi se ne frega?!

Noi (alleati del Centrodestra) siamo sempre il Partito unico del Ghiottone e dell’Emerito.

Chi ci sta ci sta, chi non ci sta si prepari a vedere i sorci verdi.

***

Da qui in poi, i rumors si sprecano.

Non tanto nel senso di indiscrezioni e sussurri filtrati negli ambulacri palatini, negli sgabuzzi abitati in guisa di anticamera dei potenti.

Qui i rumors sono quelli che paiono conseguenza di mali di pancia, assai acuti, patiti da chi teme di perdere qualcosa: cioè rumors intesi quali epifenomeni di più materiali incontinenze, causate dall’inquietudine.

***

Sarebbe, infatti, giunto a Dante un siffatto avvertimento:  guarda che, se si discute la mozione contro Lavarino (per inutile che sia), questo grave fatto sarebbe inteso come un segnale di insubordinazione meritevole di una sanzione.

E quale sarebbe questa sanzione?

Farebbero saltare il posto in Giunta allo stesso Dante.

Così come hanno fatto con il povero Maurizio Tascini.

***

I Fratelli, comunque, non vogliono correre il minimo rischio (nemmeno quello, del tutto minimale, che Lavarino sia chiamato a pensare qualcosa).

Non vogliono, cioè, correre il rischio che i leghisti rimasti fedeli alla Lega e non a Tiramani, possano appoggiare la richiesta delle Opposizioni.

Che i leghisti rimasti potrebbero mai avere gli attributi per fare una cosa del genere, è una cosa alla quale gli Osservatori crederanno solo quando la vedranno nero su bianco, scritta sui tabelloni di voto in Aula consiliare.

Ma si vede che i Fratelli, invece, credono la cosa possibile.

Nei giorni scorsi si sono dunque applicati per studiare una gabola al fine di evitare che la Mozione sia discussa.

E questo qualcosa, un’eccezione preliminare, nel gergo regolamentare dei lavori consiliari si chiama “questione pregiudiziale e sospensiva”.

 

Sicchè, per vedere come sono, si aggregano o non aggregano le forze in campo, se c’è o non c’è un’alleanza tra Lega e Opposizioni, bisogna non tanto o non ancora vedere chi vota la mozione, ma chi vota per non trattare del tutto l’argomento.

E qui le strade si dividono.

Perché Dante è anche Segretario Cittadino della Lega, quindi responsabile della linea politica.

Vediamo, perciò, cosa potrebbe accadere il 30 marzo in Consiglio Comunale.

***

Poiché è pressochè certo che sarà presentata l’eccezione preliminare, cioè si tenterà di non fare nemmeno discutere la mozione, è ovvio che il voto più significativo è proprio su questo preliminare.

Per chiarezza di termini:  chi vota per discutere vota già contro Lavarino.

Chi vota per non discutere di fatto vota per salvare Lavarino: da che rischio? Dal rischio di riflettere, come gli chiedono i firmatari della mozione di semi-sfiducia.

Dunque, vediamo le ipotesi in campo.

Prima Ipotesi.

Le Opposizioni sono al completo.

Sulla carta sono in 12 e tutti votano a favore, per discutere (cioè contro Lavarino).

A loro si aggiungono i voti dei leghisti rimasti.

Sulla carta sono sette (Alessandro Stecco, Martina Locca, Giovanni Fortuna, Franco Vercellino, Francesco Iacoi, Guido Favalli, Alberto Pipitone).

Dodici più 7 fa 19 che, su 32 componenti il Consiglio (oltre al Sindaco) costituiscono una maggioranza ampia.

Il segnale politico è forte, si voterà anche la mozione, a Lavarino toccherà riflettere e Dante, con ogni probabilità, perderà il posto in Giunta.

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Seconda ipotesi.

Alle Opposizioni manca un voto.

Ormai Andrea Conte (dicono, poi bisogna vedere) è più di là (si intende in maggioranza) che di qua.

Restano, così in 11.

E, sui banchi della maggioranza, che Martina Locca e Franco Vercellino possano votare contro Lavarino pare agli Osservatori assai difficile.

Quindi sarebbero 5 invece di sette.

Sicchè: undici più cinque fa 16.

Sono ancora sufficienti, perché, quand’anche sia Locca, sia Conte e Vercellino votassero contro (cioè a favore di Lavarino) il risultato sarebbe pari: cioè 16 contro 16, la votazione sarebbe infruttuosa e, pertanto, la proposta di non procedere alla discussione della mozione non passerebbe.

Quindi si discuterebbe e, con ogni probabilità, il risultato potrebbe essere lo stesso.

Forse, con un 16 a 14, qualora Locca e Conte si astenessero.

Anche in questo caso Dante perderebbe il posto in Giunta.

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Terza ipotesi.

Sui banchi dell’Opposizione sono sempre in 11.

Ma, in maggioranza, la Lega si riempie le brache, magari con assenze diplomatiche.

E, quindi, non vota contro la sospensione.

Sospensione che, a questo punto, si fa: quindi non si discute nemmeno la mozione presentata da Pd e SiAmo.

Di fatto, sarebbe un voto a favore di Lavarino.

Del quale, pure, avevano chiesto a loro volta le dimissioni.

Dante salva il posto in Giunta.

L’unico che corre qualche serio rischio è Massimo Simion il quale, a questo punto, non avrebbe più la minima possibilità di conservare il titolo iridato di Sagacissimo, letteralmente conquistato sul campo da Pd e SiAmo.

I leghisti rimasti e fedeli alla Lega di Salvini, Molinari, Montani, potrebbero prepararsi a finire nel ripieno dei ravioli,  giusto in tempo per il pranzo pasquale del Ghiottone e dell’Emerito.

Come finirà?

Chi vivrà, vedrà.

(*) Dante è l’affettuoso nick name con cui qualche amico a ribattezzato Gian Carlo Locarni, riconoscendogli il merito di ri-fondare la lingua italiana.

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