Le difficoltà del ricovero, la vita che diventa faticosa, anche le parole al telefono sono ormai gocce che esitano a fluire, eppure supera tutto la gioia del riconoscersi e parlarsi: questo è l’ultimo ricordo che conservo di Giorgio Milanolo, che espose in biblioteca a Varallo le sue microsculture: “creature” magiche con occhietti appuntiti, che sembrano ammonire gli umani a non pensarsi onnipotenti e padroni della terra, “Masche e folletti del bosco” in cui le radici prendono vita negli sferoblasti del bosco.
Giorgio Milanolo era di Roccapietra, amava ricordare i suoi sessantotto bollini di socio CAI e i quarant’anni di canto nel Coro Varade, sempre creativo, sperimentatore di nuovi “attrezzi” per scavare quei corpi di forma rotondeggiante, duri, che si trovano sulla superficie del tronco e di alcuni rami, antropomorfizzandoli.
Le micro-sculture di Giorgio, un regalo inatteso dei popolati boschi valsesiani, tornarono per popolare un Natale in Biblioteca, affascinando grandi e piccini, che sanno ancora stupirsi della vita segreta della natura.
In una targhetta di legno Giorgio, pirografò questa frase: “Il bosco è il luogo per ritrovare se stesso, spesso paradossalmente, perdendosi”, ora le sue ceneri saranno disperse fra gli alberi, secondo la sua volontà, là dove si percepisce il palpitare della vita segreta di un ambiente naturale appartato, ma non per questo ininfluente per le sorti del mondo.
Grazie Giorgio per quel tuo sguardo buono che sapeva sfumare il quotidiano, “zoomando” solo i particolari importanti.
Piera Mazzone
Redazione di Vercelli