Un cittadino di 69 anni, residente a Santhià, nella mattinata dello scorso 9 febbraio è stato contattato da una donna che, fingendosi funzionaria della sua banca, mediante abili raggiri si faceva comunicare i dati d’accesso all’home banking della vittima.
Il giorno successivo l’uomo ha constato sul proprio conto corrente un ammanco di ben 50.000 Euro, operato attraverso più bonifici aventi quali destinatari semplicemente delle carte ricaricabili.
La tempestiva denuncia, sporta presso la Stazione Carabinieri di Buronzo (Vc), ha dato il via agli accertamenti finalizzati ad identificare i titolari delle carte ricaricabili beneficiarie degli accrediti; tuttavia, come spesso in questi casi, non sarà oggettivamente agevole pervenire al recupero della refurtiva.
La vittima, all’atto del contatto da parte della truffatrice, è caduta facilmente nel tranello anche in quanto il numero telefonico del chiamante corrispondeva a quello della banca interessata benché la telefonata non pervenisse affatto dagli uffici di quest’ultima; questo stratagemma, ottenibile solo attraverso l’utilizzo di un programma pirata, costituisce una delle nuove frontiere dell’attività truffaldina, che è necessario conoscere per proteggere i propri depositi bancari.
Non sono mai troppe le volte in cui si ripete che nessuno – nemmeno i direttori o i funzionari delle banche o delle finanziarie – è autorizzato a chiedere, specialmente al telefono, i dati di accesso ai sistemi informatici che gestiscono l’home banking dei clienti; qualora succedesse, è molto probabile che si stia per cadere in una truffa ed è assolutamente necessario non aderire ad alcuna richiesta del genere ed avvisare quanto prima le Forze dell’Ordine.
Redazione di Vercelli