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La partecipazione comunale in Aasm prima e Asm Vercelli in origine non aveva lo scopo di lucrare guadagni, quanto di erogare servizi al minor costo possibile, senza ricaricare

TRIPPA PER I GATTI / 893 - Caro bollette energetiche di Atena Trading - Il prezzo del gas si impenna, ma la Giunta del Niente non ha idee: "quelli di Atena sanno fare il loro lavoro" - Surreale riunione per discutere di ciò che potrebbe accadere se famiglie e imprese non potessero pagare - Il costo della crisi energetica scaricato tutto sui consumatori, gli utili di Iren Atena Asm sono sacri -

Ma, se gli utenti se ne andassero, diventerebbe bisognosa anche Atena Trading - E se Palazzo Civico decidesse di vendere la propria quota in Corso Palestro e vedere così quanto vale davvero, diventerebbe bisognoso anche il Comune

Rispetto al nostro articolo di otto giorni fa

– clicca qui –

è cambiata una cosa: sono arrivate davvero le bollette energetiche in tante case ed imprese.

Quelle spedite dal Fornitore Atena Trading recano importi maggiori anche del triplo rispetto allo stesso periodo della stagione termica 2021 – 2022.

Non è, dunque, sufficiente parlare ancora del problema, perché è il problema che parla a noi, ci interpella ponendo soprattutto una domanda: ce la farete, voi consumatori, a pagare?

Le questioni conseguenti mettono i brividi: cosa accadrebbe in caso di morosità incolpevole, ma “di massa”?

Come reagirebbe una famiglia messa alle strette: se non pago il gas mi staccano il contatore; ho bambini piccoli, oppure anziani in casa?

A cosa si potrebbe rinunciare ancora?

Alle vacanze? Già fatto.

All’auto? Già fatto.

Alle piccole evasioni come andare in pizzeria? Ci siamo quasi.

La pizzeria, poi, come farà a pagare certe bollette senza aumentare i prezzi, anche della ‘margherita’, non parliamo della pizza prosciutto e funghi.

Bando, però, alle facezie, perché c’è ben poco da scherzare: inutile elencare quali saranno, a cascata, le conseguenze di una bolletta energetica moltiplicata per tre, emergenza alla quale si deve, ovviamente, accostare anche il tema parallelo rappresentato dal costo dei carburanti per autotrazione.

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Poi, può darsi che qualcuno tra i politici si sia accorto  che, quando si compra un chilo di pasta al Supermercato, non si spende mai meno (se va bene) di un euro e 50 centesimi, mentre l’anno scorso si trovavano ancora tante marche al di sotto di un euro al chilo, quanto meno in occasione delle promozioni, ma non solo.

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Come abbiamo visto, la decisione di muovere guerra alla Russia, magari gongolando per quanto potranno nuocere all’economia di Mosca le sanzioni comminate da Europa e Stati Uniti, incomincia a fare i conti con i costi che tutto ciò rappresenta e rappresenterà per la gente, soprattutto in Italia.

L’equazione è semplice, introdotta dell’interrogativo retorico  efficacemente illustrato l’ex Primo Ministro Mario Draghi: volete il riscaldamento, i termosifoni accesi, oppure la pace?

 

Le aree di crisi dove sono in corso conflitti locali – leggi qui – 

o comunque gravi instabilità e tensioni che sfociano spesso nelle violenze e nell’uso delle armi sono – come si vede in queste tavole –  alcune decine nel Mondo.

Ma noi, in Italia, ci stiamo impegnando per la pace tra Ucraina e Russia, incominciando ad inviare armamenti a Kiev almeno ancora per tutto il 2023: così ha confermato, proprio nelle scorse ore, il Parlamento.

Vogliamo la pace ed inviamo le armi, secondo categorie che richiamano l’eterogenesi dei fini e linguaggi “disnomici””, per la verità comuni a tutti coloro che hanno, dal secondo Dopoguerra ad oggi, deciso le ricorrenti interferenze tra Stati sovrani: il Patto di Varsavia portava la pace in Cecoslovacchia (1968), con i carri armati; la Nato liberava e pacificava Baghdad (2003), soprattutto per disinfestarla da un arsenale di ordigni nucleari, in verità mai scovati da nessuna parte.

Questione di scelte e priorità: in Afghanistan gli Stati Uniti hanno, al contrario, deciso che i conflitti interni fossero (ritornassero) fatti loro, andandosene dal Paese e lasciando, così, campo libero a quei liberali dei talebani.

E, nell’Estate scorsa, diligente, la Ue ha riallacciato relazioni con Kabul.

Senza dimenticare che il ventennio di pacificazione Nato (2001 – 2021) era stato preceduto da un altrettanto generoso tentativo di portare pace al canto gioioso e marziale del kalasnikov, da parte dell’Unione Sovietica: che ci ha provato per tutto il decennio tra il 1979 ed il 1989.

Insomma, nulla di nuovo sotto il sole.

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Come si vede, ci sono molti motivi per pensare.

Pensare qualcosa.

Dallo scenario internazionale al forno a legna della pizzeria che amiamo frequentare, fino alla scelta che in tanti potrebbero essere chiamati a compiere: pago la bolletta di Atena o pago l’affitto?

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Di fronte a questa cascata di problemi, che irrompono (pre)potentemente nelle case e nei luoghi di lavoro delle persone, i Consiglieri Comunali di Vercelli non hanno perso l’abitudine di pensare.

E’ una cosa che conforta.

Abbiamo eletto persone che – forse non paghe di un’azione amministrativa comunale consistente soprattutto nei minuetti da una festicciola all’altra, di Mimmo Sabatino; consistente nell’inchino profondo alla Camerata Ducale e addirittura piegato ad acutangolo nei confronti di Iren – ancora pensano.

Sicchè è venuto in mente alle Opposizioni di riunirsi nella Prima Commissione del Consiglio Comunale di Vercelli.

Quella che si occupa di Bilancio ed Aziende Partecipate.

Per cosa?

Per confrontarsi.

Per parlare tra persone ragionevoli, per cercare di capire cosa stia succedendo e cosa potrebbe capitare tra poche settimane, al massimo tra qualche mese.

Insomma: i Consiglieri Comunali pensano e desiderano mettere in comune i pensieri e le idee; cosa indispensabile, se si intende cercare e si spera di trovare qualche soluzione.

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LUCI E OMBRE, DALLA RIUNIONE DELLA PRIMA COMMISSIONE

E qui sono incominciate le sorprese e deve ora iniziarsi la cronaca della riunione tenutasi, appunto, il 18 gennaio scorso, convocata dal Presidente della Commissione, Paolo Campominosi (Lista Voltiamo Pagina, di Roberto Scheda).

Andiamo, dunque, con ordine, incominciando proprio dall’inizio: dall’appello.

Che ci mette di fronte ad un primo dato, confortante.

Erano presenti tutti i Commissari.

Consiglieri componenti la Commissione, sia di maggioranza, sia di Opposizione: il plenum.

Forse – almeno, a memoria nostra – non era mai capitato, in tre anni e più.

Appena giusto, dunque, che il Lettore sappia chi siano stati, sicchè, se vorrà, potrà in futuro farne memoria.

(L’immagine è parziale perchè erano presenti, oltre a Consiglieri e Funzionari comunali, anche privati cittadini, uditori)

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Dapprima i Consiglieri che fanno parte della Commissione: oltre al Presidente Campominosi, Carlo Riva Vercellotti, Donatella Demichelis e Stefano Pasquino (FdI); Giorgio Malinverni (FI), Vice Presidente di Commissione; Alberto Pipitone (Lega); Maura Forte (Pd); Pier Giuseppe Raviglione (SiAmoVercelli).

Ma – il Regolamento lo consente – hanno voluto prendere parte a questo “think tank” anche Consiglieri Comunali che non sono stati nominati in quella Commissione: però interessati al confronto.

Eccoli: Alessandro Stecco (Lega), Michelangelo Catricalà (Gruppo Misto), Renata Torazzo (SiAmoVercelli), Gianni Marino (FI), Alberto Fragapane (Pd).

Per la Giunta era presente il solo (anche se, ad onor del vero, è quello competente per materia) Assessore al Bilancio e Partecipate, Luigi Michelini.

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Della buffa assenza, (apparentemente) giustificata con ancor più buffi motivi dei tre (quanto utili lo sanno loro) Amministratori di Asm Vercelli spa si è già detto nell’articolo della scorsa settimana, inutile intrattenersi ancora sul nulla.

Da sinistra, Baglione, D’Addesio, Prencipe

Le motivazioni per (tentare di) giustificare in qualche modo un’assenza parsa a qualcuno evocare la arcinota locuzione attribuita al Marchese del Grillo sulla considerazione che si può avere degli interlocutori, hanno però motivato un primo intervento, da registrarsi a futura memoria, del Presidente Campominosi.

Il Consigliere di Voltiamo Pagina, nel commentare l’annunciata assenza di Angelo D’Addesio, Antonio Prencipe, Daniele Baglione, ha chiosato: una prova in più di quanto, ormai, siano utili ben tre Consiglieri di nomina comunale per amministrare l’azienda di Corso Palestro.

Tre di nomina comunale e quattro di nomina Iren: una cura dimagrante del (costoso) consesso è più che mai opportuna.

Ne bastano e (forse) avanzano tre in tutto: due di Iren, uno del Comune. Finchè Palazzo Civico resta socio (ma questa sarà argomento del secondo argomento, che vedremo poco oltre).

Anche perché i tre costano qualcosa come 30 mila euro l’anno per Angelo D’Addesio e 20 mila ciascuno per Baglione e Prencipe.

Soldi che si potrebbero risparmiare senza danni per niente e nessuno e che, certo non direttamente, sono pagati dagli Utenti.

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Ma andiamo oltre.

Perché, se si devono registrare assenze, va, al contrario, detto che Atena Trading, cioè l’azienda più direttamente interessata all’argomento, era adeguatamente e costruttivamente rappresentata dall’Amministratore Delegato Paolo Echino (Iren), in carica da pochi mesi e dal Consigliere Franco Pauna, di nomina comunale.

Con loro uno Staff attento e motivato.

Né Pauna, né, soprattutto, Echino, si sono sottratti al confronto cui, anzi, hanno partecipato con particolare disponibilità.

Sicchè, cerchiamo di riassumerne qualche passaggio, almeno quelli cruciali emersi nella discussione: procediamo, nel tentativo di semplificare una dialettica complessa, isolando i singoli argomenti; hanno partecipato alla discussione tutti i Consiglieri presenti.

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Primo argomento: è vero o no che gli aumenti tariffari sono dell’entità temuta, cioè anche di tre volte rispetto all’anno scorso, con punte (per alcuni contratti giunti a rinnovo, di sette volte).

La conferma è giunta proprio da Echino.

Varie le motivazioni e, soprattutto, una: le aziende che “vendono” gas, lo devono a loro volta acquistare in certi e precedenti momenti dell’anno.

Atena Trading è stata compratore sul mercato delle “molecola”, come si dice nel gergo tecnico, nel corso dei mesi estivi, quando la tensione internazionale (e commerciale) era al massimo livello, sicchè il trend delle quotazioni ha risentito di pesanti condizionamenti portati anche da fattori emotivi.

Ciò non cambia, però, le cose: Atena ha comprato pagando certi costi che ora (se nessuno dice niente) non può che ribaltare sugli utenti.

Quindi ora si parla di tariffe unitarie al metro cubo, a carico dei contatori, che oscillano tra 2,20 e 2,80 euro, a seconda che si tratti di mercato libero o tutelato.

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Nel corso degli ultimi giorni non sono mancate informazioni circa le tariffe praticate da altre municipalizzate; ad esempio il gruppo Amc Casale è riuscita a contenere a 1,80 euro circa per metro cubo.

Ciò vale per i rinnovi contrattuali.

Che mettono a disposizione dati concreti preoccupanti: si è udito in Commissione che, nell’occasione di qualche rinnovo, nel corso delle ultime settimane, l’utente si è visto cambiare il prezzo del gas da 0,39 euro a 2,80 euro al metro cubo: sette volte tanto.

Se prima pagava mille euro, ora ne dovrebbe pagare settemila.

Inutile dire che il risultato sia stata la fuga da Atena verso altri fornitori.

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Evidenza che prepara al secondo argomento: la gente pagherà?

Superfluo dire che molti non potranno pagare, né in presenza di un delta così macroscopico, né se il differenziale tra stagione termica 2021 – 2022 e quella 2022 – 2023 fosse anche minore, appunto (anche in questo caso, già verificato) tre volte tanto.

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Il terzo argomento risuona come la domanda posta a suo tempo da Lenin, nel saggio: Che fare (problemi scottanti del nostro movimento)?

Perché la difficoltà per famiglie ed imprese nel sostenere questi costi può dare luogo a diversi comportamenti nella dialettica tra cliente e fornitore.

Abbiamo visto che uno di quelli temuti è la morosità incolpevole, a sua volta, almeno potenzialmente, generativa di “ripieghi” derivati dal fatto che nessuna famiglia può rinunciare al gas ed all’elettricità.

A farne le spese, quindi ed inevitabilmente, altre voci di costo: lo scenario è quello di un vero e proprio dramma sociale che si profila, se nessuno si fa venire in mente idee e soluzioni.

Anche perché, qualora (stiamo parlando della ipotesi peggiore, ovviamente) la morosità fosse, come anticipato, “di massa”, difficilmente Atena potrebbe procedere a stacchi anch’essi di massa.

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Ma, almeno per ora, il modo per difendersi dagli aumenti praticati da Atena Trading è quello che molti utenti stanno mettendo in pratica spontaneamente ed alla ricerca, ormai molto dinamica, di fornitori alternativi.

Che non mancano, del resto, anche se il trend in aumento delle tariffe riguarda un po’ tutti.

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E ciò basta perché alcuni Consiglieri introducano il quarto argomento: Atena Trading è preparata ad una migrazione dei propri utenti, a perdere clienti?

Questa emorragia è già in corso? E, nel caso, di quale entità?

E’ questo l’unico argomento sul quale Echino appare, se non in difficoltà, quanto meno tradire un certo imbarazzo.

Anzitutto, niente numeri, che invece erano stati a profusione diffusi quando si parlava dei trend nazionali sui corsi tariffari.

Atena sta perdendo clienti?

Risposta: mah, non ci sono dati, però pare di no, quanto meno non in modo consistente.

A molti è parso singolare che, a consuntivo 2022, non fossero disponibili dati precisi sul saldo positivo o negativo della platea di contatori gestiti da Corso Palestro.

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Si ritorna, come ad una sorta di gioco del Monopoli, all’assunto di base.

Pare che Mario Draghi abbia tratteggiato e vaghegghiato una situazione per cui, riassumendo:

facciamo la guerra al maggiore fornitore di gas.

Questo interrompe le forniture.

Allora lo prenderemo da altre parti, a maggior prezzo.

Ma preferiamo la pace o il termosifone acceso?

Però: se preferiamo la “pace”, cioè la guerra alla Russia, i costi sono a carico dei cittadini.

Perché, invece, gli utili delle grandi multiutilities (da Iren a A2A, e via enumerando) quelli sono sacri, almeno quanto la pace e non si possono toccare.

I bilanci di famiglie e imprese possono andare in frantumi, ma non quelli di Iren e compagnie consorelle.

I costi della guerra tutti scaricati sui cittadini consumatori: famiglie, imprese, gli stessi Enti pubblici e quelli locali in particolare.

Non è che, invece, almeno per una fase temporanea, si potrebbe rinunciare agli utili o (almeno in ipotesi) mettere in preventivo un esercizio anche in perdita, da recuperarsi poi in quelli successivi?

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Rispetto a queste considerazioni, Echino non può, evidentemente, che fare il pesce in barile, perché non decide, in ogni caso, lui cosa fa o non fa Iren, questo è ovvio e sarebbe stato inutile ed anche poco costruttivo tentare di estorcergli altro.

Anche perché, come detto, la discussione è sempre stata caratterizzata da un clima di rispetto e cordialità molto costruttivi.

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Ma è proprio su questo versante che i Consiglieri interpellano la Giunta comunale di Vercelli (come detto, presente in persona dell’Assessore Michelini), per presentare il vero e proprio cubo di Rubik con il quale ci si deve cimentare.

Dunque: se Atena tiene questi prezzi, queste tariffe al metro cubo: 1) rischia una morosità di massa e 2) rischia di perdere clienti.

In entrambi i casi, il bilancio non potrebbe essere brillante, sicchè, i famosi “utili” e, quindi, “dividendi”, sperati tanto da Iren, quanto dal Comune di Vercelli, rischierebbero seriamente di svanire.

E, inoltre, bisognerebbe poi fare i conti con un’emergenza sociale quale non è difficile pre-vedere.

Quindi: non sarebbe meglio che il Socio Comune di Vercelli prendesse il toro per le corna, chiedendo all’altro Socio (Iren, maggioritario al 60 per cento) di dare un’indirizzo agli Amministratori dell’Azienda affinchè pilotassero una strategia di “dumping” (prendiamo a prestito una parola che va, evidentemente, oltre il segno) cioè rinunciassero a parte degli aumenti, anche se ciò dovesse nuocere al bilancio?

Si può rinunciare agli utili per un anno?

Anche perché – ricorda Campominosi – il Comune fondò a suo tempo la “municipalizzata” Aasm e resta socio in Asm Vercelli spa, non per fare l’industriale, ma per erogare servizi ai cittadini, pareggiando i costi, non certo per guadagnarci.

Al Comune è stato chiesto, in sostanza, cosa pensi del futuro, se abbia strategie, almeno in embrione, per prevenire un’emergenza tutt’altro che fantasiosa, ipotetica, lontana.

Minimizzando ancora di più: la Giunta ha questo argomento, almeno all’ordine del giorno?

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SE L’EMERGENZA E’ REALE, IL VUOTO DI IDEE E’ DRAMMATICO

Quale non è stata la sorpresa di molti tra i presenti nel prendere nozione del vuoto pneumatico che pare la dominante della proposta offerta dalla Giunta del Niente.

Sicuro l’Assessore Michelini, che ha detto qualcosa suonato così; primo: quelli di Atena Iren sanno fare il proprio lavoro molto meglio di tutti i presenti. Quindi non impicciamoci, velleitariamente quanto inutilmente.

Secondo: quando ci sarà il Bilancio di previsione del Comune vedremo se e come si potrà mettere a disposizione risorse per sovvenire alle necessità delle “famiglie più bisognose”.

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Sarà per il ricorso al lessico caro al pauperismo ottocentesco (famiglie più bisognose), sarà per l’idea (apparsa singolare) che un Socio (ad esempio, il Comune) non possa dare indirizzi di gestione all’Amministrazione di una Srl, che qualche Consigliere di maggioranza, all’udire il pensiero (modi di dire) della Giunta del Niente, si guardava mestamente ed imbarazzato la punta delle scarpe, non osando nemmeno levare lo sguardo.

Se l’Assessore ha correttamente interpretato il pensiero della Giunta, pare che questo sia il grado di consapevolezza del problema: vedremo, quando sarà ora, che fare per le “famiglie più bisognose”.

Forse senza avvedersi che, già ora, ad essere “bisognose” sono tante le famiglie, sono tante le imprese, qualcuna più, qualcuna meno e che, se dovesse prepararsi una fuga di massa degli utenti da Corso Palestro, finirebbe per diventare “bisognosa” la stessa Atena Trading.

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Alla fine la riunione si è sciolta, non senza che il Presidente Campominosi potesse concludere con la seconda osservazione (la prima, come abbiamo visto, sul pletorico CdA di Asm Vercelli) sul rapporto tra Iren e Comune, in seno a questa “partecipata”: ha ancora senso tenere quel 40 per cento di azioni in Asm – Atena – Minerva (Minerva è la newco di cui diremo meglio in un prossimo articolo)?

Non è meglio vendere, recuperare, da parte del Comune, quel che si può recuperare (sulla carta, 48 milioni di euro, tanto, sempre sulla carta, varrebbe il portafoglio comunale) e poi ognuno potrebbe fare la propria strada con maggior soddisfazione per tutti?

Certo, non sfugge a nessuno e di sicuro non può sfuggire all’Assessore Michelini che, ove si mettesse in vendita il 40 per cento di azioni che il Comune detiene in Asm – Atena – Minerva, il più probabile valore di mercato sarebbe, assai verosimilmente, ben lontano dai 48 milioni che tengono su (a livello di carta) lo stato patrimoniale del Comune di Vercelli.

Se – una mera ipotesi – invece di 48 milioni di euro, il mercato dovesse dire che la partecipazione di Palazzo Civico in Corso Palestro vale la metà, diventerebbe “bisognoso” improvvisamente, quanto realisticamente, anche lo stesso Comune di Vercelli.

E, se così fosse, se questo dovesse ritenersi uno scenario plausibile, magari un’operazione verità non guasterebbe.

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Ma questa sarà materia, come è appena ovvio, non tanto per decisioni da prendersi in questo deprimente crepuscolo della Giunta del Niente, quanto per i programmi e le proposte dei futuri candidati Sindaco.

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