Quaranta minuti che, come sempre quando l’oratore è il Prof. Alessandro Barbero, sembrano passare velocemente.
Anche se, come oggi, l’argomento è davvero per specialisti.
Ma non importa: il racconto di 30 anni di episcopato vercellese del Vescovo Aimone di Challant è reso così avvincente che, anche quando è necessario ricordare nomi e date con la precisione dello Storico (perché la Storia, se è permesso il ricordo dell’indimenticato Prof. Terenzio Sarasso, talvolta dev’essere “anno – anno”) tutto torna a rendere ancor più agevole la frequentazione di una sinossi idonea a contestualizzare i fatti e la vita dei singoli personaggi.
Un pubblico numeroso ed attento, naturalmente costituito soprattutto da tanti addetti ai lavori, questa mattina al Teatro Civico di Vercelli per l’esordio dell’VIII Congresso Storico della Società Storica Vercellese. Il benemerito sodalizio di cui è Presidente il Prof. Giovanni Ferraris, che nell’illustrazione di apertura vediamo al tavolo dei relatori proprio con Barbero.
Addetti ai lavori e, tra questi, molti giovani, perché la nostra Università è fucina di Studiosi che si preparano a farsi onore.
A quarant’anni dal Primo Congresso Storico, come ricorda nella prolusione introduttiva il Prof. Grado G. Merlo (nella foto sopra), dell’Università di Milano, la Società Storica Vercellese affronta dunque il territorio davvero, se non “sterminato”, quanto meno molto ampio che racconta “La Chiesa vercellese nel Medioevo”.
E non sarà facile, per i ventisei relatori che, fino a sabato mattina, si alterneranno al microfono (da questo pomeriggio e fino a conclusione, non più al Teatro Civico, ma in Seminario) fare sintesi.
Ma ci ripromettiamo – cliccando qui il programma completo – di tornare
per mettere a repertorio almeno qualche altra tessera di questo affascinante mosaico.
Oggi, come si diceva in esergo, il Prof. Barbero ha esordito da par suo portandoci al confine tra il XIII e XIV Secolo: Aimone fu Vescovo della Diocesi eusebiana dal 1273 al 1303.
Trent’anni cruciali anche per la città e non solo: siamo in pieno conflitto tra Tizzoni ed Avogadro, ghibellini e guelfi ed ai confini del Vercellese emerge la figura del Marchese del Monferrato, che avrà potere anche su Milano.
Ma l’esordio dell’attività pastorale di Aimone cozza contro inveterate abitudini, certo non commendevoli, di certo clero locale, ormai disabituato a dover rendere conto a qualcuno: dopo la morte del Vescovo Martino nel 1268, siamo arrivati al 1276 (quando il Vescovo può prendere effettivamente possesso della Diocesi), otto anni senza una guida, né pastorale, né amministrativa.
Sicché deve iniziare una sorta di riforma proprio a partire dalle regole di vita dei Canonici della Cattedrale; meno problematici i costumi dei Canonici di Santa Maria (Maggiore).
Il 20 maggio 1276 manda, da Biella, dove riteneva più prudente risiedere una dura lettera che annuncia la necessità di “correggere gli eccessi dei Canonici, dei Cappellani e degli altri Chierici (…)”.
Gli esempi più clamorosi di quegli eccessi?
Il Vescovo non esita a mettere nero su bianco nomi, cognomi e fatti:
”Ci sono due Canonici, Bondonnino (e con studiata severità chiosa) il cui nome non corrisponde alla sua vita e Valino (…) che si comportano in modo indegno e criminale, svergognando tutto il clero”.
Era accaduto che i due si fossero persino recati anche nella stessa Biella “in abiti da menestrelli” e “hanno fatto il giro delle taverne, bevendo e cantando” e, al momento di partire “hanno aggredito una donna, rubandole un pezzo di tela e poi sulla strada pubblica hanno rubato le pecore di un uomo della Chiesa vercellese”.
Insomma “non contenti” delle cose che li hanno già resi famosi a Vercelli, vanno anche in trasferta.
Così al modo di una misura “cautelare” ed ancor prima che la bonifica fosse compiuta, il Vescovo dà mandato al Prevosto della Cattedrale di Sant’Eusebio di confiscare i loro redditi: fanno un cattivo uso delle laute prebende che ricevono.
***
Ma questi, che sono tra gli aneddoti più sapidi di questa avvincente esposizione, non sono che un particolare del mirabile affresco di trent’anni di episcopato, al centro di processi sociali e politici che infiammarono l’Europa, senza tuttavia impedire al mondo della Cultura e delle Arti di svilupparsi così da essere già presagio dei fasti futuri di quegli Stati Monarchici ancora in formazione.
Buona visione e buon ascolto: l’appuntamento è ancora su VercelliOggi.it.
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