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TRINO - Quel "Campo-Santo" che custodisce le nostre radici - Singolare e molto apprezzata lezione di Catechismo: la morte corporale è parte della vita eterna cui ciascuno è chiamato -

I piccoli hanno anche acceso un lumino: per tutti coloro che non hanno più nessuno a ricordarli

(marilisa frison) – Domenica 30 ottobre, dopo la Santa messa delle 10, una bella sorpresa per tanti bambini.

Invece della normale lezione di catechismo in aula, approfittando della bella giornata, anomala per il periodo, quasi estiva, le Catechiste, in occasione dell’imminente festività dei Santi hanno accompagnato gli scolari delle elementari al Cimitero: un’esperienza che ha anche aiutato a comprendere meglio perchè il Sacro luogo si chiami anche “Campo-Santo”.

Una bella passeggiata sotto lo splendido viale di Liquidambar, che porta al luogo sacro. Una tavolozza di colori giallo, rosso, arancio, verde, beige, marrone e bordeaux, che si fondono in mille sfumature e gradazioni.

I bambini erano meravigliati da questo paesaggio che lasciava senza parole e, incantati, camminavano in un letto di foglie secche che scricchiolavano dolcemente sotto i loro piedini. E nel mentre ammiravano tanta bellezza sensibilizzati dalle catechiste ripassavano le preghiere.

Erano molto emozionati di poter andare a salutare i loro cari, nonni, zii e tanti parenti che lì riposano. All’ingresso del cimitero è stato lasciato un lumino acceso per tutti coloro che non hanno più nessuno che li va a trovare: un bel pensiero della catechista Laura Zecchinato.

I bambini mostravano molto interesse durante la visita al cimitero, si soffermavano sulle varie tombe che sembravano dei giardini fioriti e recitavano la preghiera che ci parla dell’ “Eterno riposo”. Non è mancata una visita alla tomba di Ines Ferrarotti, una catechista storica trinese, che amava i bambini, sicuramente avrà apprezzato e benedetto dall’alto i piccoli.

È stato importante il valore dei gesti e la possibilità soprattutto di annunciare a questi bravi scolari il valore della morte e dunque della vita. Un modo per aiutarli a ri-conoscere e, quindi, ri-costruire le proprie radici familiari e a imparare che la morte corporale è solo una fase della vita eterna. Quei sepolcri custodiscono ci le nostre radici, raccontano di coloro che ci hanno preceduto e ci hanno trasmesso la vita, la fede cristiana e i valori su cui dobbiamo fondare il nostro vivere quotidiano.

Sicuramente questi bambini sono tornati a casa con qualcosa in più, ed hanno mostrato di avere molto apprezzato questa esperienza.

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