Pomeriggio di alta tensione, ieri, lunedì 3 ottobre, nel carcere di Vercelli per la violenta protesta di un detenuto extracomunitario.
“L’uomo, nel pomeriggio, ha iniziato a protestare per varie ragioni: perché, a suo dire, gli educatori non lo ricevono, perché non ha un lavoro interno al carcere, perché non viene trasferito nel carcere di Biella”, spiega Mario Corvino, vice segretario regionale per il Piemonte del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria.
“L’uomo ha quindi iniziato a spaccare, con un bastone ricavato da un tavolo in legno, le plafoniere dei neon nel corridoio, insultando pesantemente i poliziotti in servizio, forte anche del sostegno della maggior parte degli altri detenuti. La situazione si è fatta subito tesa, ma la provvidenziale opera di mediazione del personale di Polizia Penitenziaria ha permesso di far rientrare tutti i detenuti nelle proprie celle, così da poter consentire gli interventi necessari per un immediato ripristino dell’elettricità. Anche il detenuto extracomunitario che aveva dato inizio alla protesta di è calmato e la situazione si è normalizzato”.
“Rivolgo un plauso a tutto il personale di Polizia Penitenziaria, che con grande professionalità ed alto senso del dovere hanno fronteggiato una situazione allarmante”, aggiunge Vicente Santilli, segretario regionale del SAPPE, che auspica “l’adozione urgente di provvedimenti, da parte dell’Amministrazione Penitenziaria regionale, per la Casa circondariale di Vercelli”.
Donato Capece, segretario generale del SAPPE, è impietoso nella sua denuncia: “Cambiano governi, Ministri della Giustizia e Capi del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, ma non cambia l’indifferenza verso l’invivibilità delle carceri del Paese e le violenze che quotidianamente subisce la Polizia Penitenziaria: aggressioni, colluttazioni, ferimenti contro il personale, cosi come le risse ed i tentati suicidi, sono purtroppo all’ordine del giorno. Ma sembra che a nessuno frega nulla”.
“Importante e urgente – prosegue – è prevedere un nuovo modello custodiale. E’ infatti grave che la recrudescenza degli eventi critici in carcere si è concretizzata proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le Sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della Polizia Penitenziaria. Quel che è avvenuto a Vercelli è emblematico: tra le ragioni della folle protesta del detenuto c’è anche quella di voler lavorare durante la detenzione, utile medicina per abbattere l’apatia e l’ozio nelle celle”.
Per questo Capece confida che “nel Governo che verrà, venga individuata una persona per la Giustizia che non trascuri la situazione nelle nostre carceri, che resta allarmante con i nostri poliziotti continuano ad essere aggrediti senza alcun motivo o ragione. E’ necessario intervenire con urgenza per fronteggiare le costanti criticità penitenziarie”.
Redazione di Vercelli