Profetico, Dante è stato profetico.
Vercelli, per una volta, dà le dritte nientemeno che al Consiglio Regionale del Piemonte.
Ma andiamo con ordine.
Domani, 11 gennaio, l’Aula di Palazzo Lascaris a Torino è convocata per eleggere (il rinnovo di metà mandato) il Presidente del Consiglio Regionale (attualmente il leghista Stefano Allasia, in odore di conferma) e tutto l’Ufficio di Presidenza: il Vice, i Segretari e compagnia cantante.
Inoltre, si dovranno eleggere i tre rappresentanti della Regione Piemonte che, dal 24 gennaio in poi, parteciperanno alle sedute congiunte di Camera e Senato per eleggere il Presidente della Repubblica.
Tutto abbastanza tranquillo: i tre delegati a Roma sono già prescelti e c’è un accordo tra i partiti; si potrebbe anche votare per alzata di mano e amen.
Specularmente, per la composizione dell’Ufficio di Presidenza l’accordo non c’è ancora, quindi è assai probabile che non se ne farà niente: tutto rimandato al dopo-Matterella, cioè ad una seduta da tenersi, per ragioni di calendario dei lavori, successivamente ai giorni di votazione per l’elezione del Capo dello Stato.
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Per fortuna non c’è (non ci sarebbe) ancora l’ accordo politico sulla votazione più macchinosa.
Bisogna dire “per fortuna”, perché, oggi, i Capigruppo in Consiglio Regionale avrebbero deciso di procedere alla votazione da remoto.
Cioè con i Consiglieri a casa e collegati alla posta elettronica certificata che assicura il voto segreto.
Si tratta dello stesso farraginoso congegno burotecnoinformatico che ha fatto varie cilecche qualche settimana fa quando l’astuto Gian Carlo Locarni (che qualche amico, appunto chiama Dante, rifondatore della lingua italiana), all’epoca ancora Presidente del Consiglio Comunale, l’ha fatto digerire ai Capigruppo di Palazzo Civico.
Sappiamo come andò: ma guardate, Signori cari, ci sarebbe da votare una deliberina su una piccola questione urbanistica, con voto segreto, e via discorrendo.
Ed i boccaloni abboccarono al modo dei taplon, che fagocitano l’amo anche senza che vi sia l’ esca.
Invece, ecco poi la spingarda, maliziosamente tenuta nascosta, per essere all’uopo conficcata dove si può ben immaginare: il Locarni forse pre-meditava di integrare (nei giorni successivi, come è avvenuto) l’ordine del giorno dell’adunanza con la nomina del suo successore, che sarebbe stato il vocatus, Romano Lavarino.
E’ chiaro che la maggioranza avesse interesse a far votare i peones non tutti riuniti nell’Aula (che avrebbero anche potuto dirsi tra loro chissà cosa) ma ciascuno da casa: monadi.
E, così, il sistema di votazione da remoto conficcato per la deliberina, se lo sono trovati tra il lusco ed il brusco adottato anche per eleggere il Presidente del Consiglio Comunale.
Sappiamo, però, che il sistema fece cilecca.
Per votare una sola persona furono necessarie ore, ma, soprattutto, andarono letteralmente “persi” ben nove voti.
Per incredibile che possa apparire, nove Consiglieri Comunali hanno votato e del loro voto non risulta nulla: desaparecidos.
E il Segretario Comunale Fausto Pavia, che si sappia, pare non aver battuto ciglio.
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Ebbene, oggi i Capigruppo della Regione hanno detto: ma guardate, Signori cari, visto che il Covid è tornato ad imperversare, allora noi ci riuniremo, ma non in presenza, bensì da remoto.
Votando in remoto e con voto segreto: con posta elettronica certificata.
Avranno – magari – anche fatto esplicito riferimento al precedente di Vercelli?
E chi lo sa?! Mica eravamo lì!
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Come finirà?
Chi vivrà, vedrà.