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L’INCOGNITA DI LERI-CAVOUR, QUALE FUTURO ?? – Lettera aperta di Giovanni Ravasenga        

Dubbi, incertezze in merito allo stato di degrado cui versa Leri e ai progetti futuri

PiemonteOggi, Regione Piemonte, Trinese

Riceviamo e pubblichiamo

Egregio Direttore,
è proprio il caso di dire che per Leri e il Borgo in quel di Trino, attendiamo e confidiamo in tempi migliori nonostante la spettacolare illuminazione artistica delle due mastodontiche torri della Centrale Galileo Ferraris ormai smantellata in tutti i suoi impianti. Molto bella e di grande effetto la proiezione dell’immagine del Conte di Cavour come pure quella di Giovan Battista Viotti e di Nicola Tesla. Una spettacolare iniziativa ho letto, di Piazza Impianti, di Galileo Ferraris srl e della Associazione Leri-Cavour alla quale va il grande merito per il loro impegno volontario finalizzato nel tentativo di valorizzare il Borgo di Leri che fu amatissima proprietà e rifugio del Conte Camillo Benso di Cavour, il più grande Statista che la nostra Storia ricordi. Purtroppo un tentativo inascoltato dalle Istituzioni di ogni ordine e grado.

Credo però che il Signor Conte che fu anche grande innovatore in ogni campo, si sarà nuovamente rigirato nella sua tomba di Santena per l’uso e lo stato di conservazione della sua amatissima tenuta di Leri e delle sue terre, una delle sette storiche Grange di Lucedio dove i Monaci Cistercensi fin dal XIII secolo iniziarono in Italia ma anche nell’Europa del tempo la coltivazione del Riso.

Circa quarant’anni fa, le terre furono acquistate da Enel compreso il Borgo di Leri, per buona parte erano destinate ad ospitare il secondo impianto nucleare di Trino dopo la Enrico Fermi, una sorta di  seconda Chernobyl vercellese, una vera follia anche politica del tempo, poi fermata dal Referendum del 1987. Un’area di circa 250 ettari che fu semi-urbanizzata ma gran parte (160 ettari circa) di quella superficie è tutt’ora inutilizzata a distanza di quarant’anni. Sulla restante parte (circa 90 ettari) fu costruita negli anni 90 sempre da Enel quale alternativa al previsto impianto nucleare, la Centrale termoelettrica Galileo Ferraris inaugurata nel 1998 dall’allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro e di Enel Chicco Testa.

Un impianto che ha funzionicchiato fino al 2009, quindi poco più di 10 anni, per poi essere definitivamente chiusa a inizio 2013 e oggi totalmente smantellata in tutti i suoi impianti. Restano solamente le strutture e le orribili torri di raffreddamento, non mi viene un altro termine, anch’esse ormai inutilizzate da oltre un decennio. Un impianto costato oltre MILLE MILIARDI di vecchie Lire oltre ai successivi interventi sia tecnologici che ambientali e dei quali non ho riferimenti specifici sui loro costi ma che presumo plurimilionari.

Quindi, dal mio punto di vista il sito  di Leri-Cavour si è tradotto in un vero fallimento di Stato non saprei come definirlo diversamente, visto che a quel tempo Enel era una Azienda completamente statale e dove non esisteva il concetto del rischio di impresa in quanto era sempre lo Stato a farsi carico finanziariamente delle conseguenze di scelte anche politiche, e/o di strategie deficitarie . Oggi quel che resta della Galileo Ferraris è ormai parte del lungo elenco nazionale delle cosidette “cattedrali nel deserto”. Infatti a differenza di qualche rarità (ad es. le ex Centrali di Porto Tolle e di Carpi riconvertite ad altra funzione turistica e logistica) non mi risulta esista un progetto sostenibile di riconversione, riqualificazione e/o per altri usi dell’impianto di Leri-Cavour come era stato previsto e annunciato dalla stessa Enel nel suo progetto futur-e il cui obiettivo era di riconvertire e riqualificare anche dal punto di vista ambientale le 23 Centrali dismesse in tutta Italia e tra le quali la Galileo Ferraris per destinarle ad un nuovo utilizzo sostenibile condiviso a livello territoriale.

 Per la Galileo Ferrari era stato annunciato un progetto faraonico, con pista automobilistica, centri commerciali, hotel e laboratori di studio e sperimentazione nel settore dell’automotive in particolare per l’elettrico. Un’idea che aldilà degli annunci è rimasto solo sulla carta.

Attualmente l’unica novità post futur-e è stato lo smantellamento dell’impiantistica della Galileo Ferraris e non mi risulta alcun progetto istituzionalmente riconosciuto e autorizzato per la riqualificazione ambientale del sito e la riconversione delle strutture ad altro uso mega-torri di raffreddamento comprese.

Altra novità è stata la costruzione da parte di Enel di un ampio hub logistico esterno all’area della Galileo Ferraris parrebbe destinato ad ospitare i materiali elettrici e elettromeccanici probabilmente necessari per le attività manutentive degli impianti di distribuzione dell’energia elettrica. Una nuova costruzione che architettonicamente dal mio personale punto di vista, non fa onore al territorio risicolo delle storiche Grange di Lucedio.

Ci fu anche fin dal 2011 il progetto di un nuovo campo fotovoltaico a terra sull’area esterna alla Galileo Ferraris (160 ettari). Sarebbe stato il più importante impianto a valenza europea ma dopo aver ottenuto tutte le autorizzazioni a procedere, improvvisamente Enel scelse di non fare nulla.
E il campo fotovoltaico sarebbe stata a mio giudizio una buona scelta per riutilizzare sostenibilmente un’area abbandonata da decenni e senza possibilità di una sua eventuale riconversione all’uso agricolo per la natura degli interventi di urbanizzazione a suo tempo effettuati.

Impianto fotovoltaico che recentemente è stato nuovamente riproposto da Enel Green Power e del suo partner Agatos sempre sulla stessa area e di notevoli dimensioni e potenza ma a tutt’oggi non ci sono evidenze e/o certezze sul crono programma dei lavori e sull’avvio del mega-progetto.

Resta comunque il fatto che il campo fotovoltaico ribadisco, sarebbe un buona soluzione di riconversione e riutilizzo sostenibile di quella vasta area. Un progetto che dovrebbe estendersi anche all’area occupata dalla dismessa e smantellata Galileo Ferraris con la demolizione delle strutture inservibili comprese le mastodontiche due torri visibili a distanze kilometriche.
Poi sul sito di Leri è la Cabina Terna di Trino-2 alla quale sono interconnessi i diversi elettrodotti compreso l’ultimo costruito Trino-Lacchiarella e quindi potrebbe interconnettere anche l’impianto fotovoltaico senza grandi difficoltà.

Nel contempo però Enel ha invece avviato le procedure per costruire a Leri un nuovo impianto a gas per la produzione di energia elettrica esattamente nell’area retrostante le mega-torri della Galileo Ferraris. Un nuovo impianto con altre due mega-torri.

Sorge quindi la domanda: ma perchè non è stata rimodernata e riutilizzata la Galileo Ferraris ???

Nella Sintesi non tecnica di Enel Produzione spa del 29.10.2020 relativa alla installazione di una nuova unità a gas a Trino sul sito di Leri Cavour riguardo la dismessa Galileo Ferraris è letteralmente riportato quanto segue:

” ……. Le aree principali di impianto dove è prevista l’installazione del nuovo ciclo combinato e strutture annesse saranno già libere a quota fuori terra quando inizieranno i lavori di costruzione e non sono previste pertanto demolizioni; si dovranno quindi effettuare eventualmente solo rimozioni e smontaggi di strutture di dimensioni e cubature ridotte e/o interrate interferenti con le nuove realizzazioni.
Infatti nel preliminare di vendita di parte dei terreni dell’ex Centrale alla Società Galileo Ferraris, quest’ultima ha la responsabilità della demolizione dell’impianto esistente
. ……… “.

Quindi desuno, la Società Galileo Ferraris è di fatto la proprietaria della Centrale che lei stessa ha smantellato e alla quale compete la demolizione dell’impianto torri di raffreddamento comprese.

Ma va da sè che tutto ciò rappresenta un costo notevole che probabilmente non rientra nelle intenzioni della proprietà la quale non risulterebbe che ad oggi abbia depositato alcun progetto sia di riconversione che di riqualificazione che di demolizione delle strutture.
Una ulteriore incognita senza tempo per il sito stramiliardario di Leri Cavour, dal nucleare al termoelettrico che ha sottratto all’agricoltura e alla risicoltura 250 ettari di buona risaia per tradurli in un nulla di fatto costato allo Stato e agli Italiani diverse centinaia di miliardi di vecchie lire.

E sullo stato di degrado cui versa la sua amatissima Leri non credo proprio che l’Illustrissimo proprietario, Grande Statista e artefice dell’Italia Unita ne gioirebbe ma da alcuni decenni continua a rivoltarsi nella sua tomba di Santena.

Recentemente nel corso di un occasionale incontro a Trino sul previsto campo fotovoltaico di Leri non feci mistero delle mie osservazioni inviate al Sindaco di Trino e al Ministero dei Beni Culturali con le quali richiamavo gli obiettivi di Enel futur-e e quindi la demolizione delle torri della Galileo Ferraris in quanto da un decennio ormai inutilizzate e inservibili. I miei interlocutori mi informarono che le torri erano storicizzate e quindi erano parte del patrimonio storico del territorio delle Grange di Lucedio non soggette a demolizione ma da conservare. E poichè ritenni quella informazione del tutto insostenibile mi rivolsi allo stesso Ministero dei Beni Culturali dal quale ricevetti la conferma che quella notizia non aveva alcun fondamento nè riconoscimento.

E’ mia personale opinione che le torri non rappresentano elementi e/o motivi di riqualificazione e di valorizzazione del territorio risicolo delle Grange di Lucedio ma al contrario sono in netto contrasto. Mi viene da pensare che persista il tentativo di evitare la loro costosa demolizione e la loro trasformazione in grandi e spettacolari installazioni artistiche seppure bella e spettacolare sia a mio giudizio una ulteriore e forviante idea  sul concetto di riqualificazione nel tentativo di evitarne come previsto la loro rimozione.        

Stessa sorte anche per il Borgo di Leri dal 2008 di proprietà del Comune di Trino acquistato per MILLE euro dopo una estenuante e lunga trattativa con l’allora proprietario Enel che dopo la costruzione della Galileo Ferraris, lo aveva completamente abbandonato e senza alcun presidio, al degrado e alle ruberie. L’intento di quell’acquisto era di riportare la Grangia di Leri alla sua storica identità prevalentemente agricola e valorizzare in quel luogo, il Cavour “compiaciuto agricoltore” come Lui stesso amava definirsi e in particolare le sue opere in campo agronomico e risicolo dalla gestione delle acque irrigue alla costruzione del più importante sistema di distribuzione con il Canale Cavour e le sue imponenti opere idrauliche i suoi adduttori e diramatori. Un viaggio da Chivasso a Galliate a Cilavegna in Lomellina nota per il suo storico partitore dove appunto il Diramatore Quintino Sella si suddivide nei sub-diramatori Mortara e Pavia. Una sorta di museo ospitato nella storica casa  e nella scuderia che furono del Grande Statista, sulla storia del Territorio delle Grange di Lucedio, della moderna risicoltura e sulla distribuzione delle acque irrigue nel maggiore comprensorio risicolo Italiano ed Europeo  

Un progetto a quell’epoca condiviso istituzionalmente anche dalla Regione Piemonte, dalla Provincia di Vercelli, dal Ministero dei Beni Culturali, da Italia Nostra che doveva realizzarsi per singoli lotti funzionali nell’arco del medio periodo con risorse finanziarie di imprenditori agricoli del territorio circostante. Purtroppo l’alternanza amministrativa e politica non lo ha favorito. Un progetto richiamato anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al quale avevo scritto, nella sua visita a Vercelli del 24 settembre 2016 per il 160° della inaugurazione del Canale Cavour. Nel suo discorso al Teatro Civico richiamò fortemente di non dimenticare Leri tanto da definirla patrimonio e valore storico nazionale.

Purtroppo ad oggi non mi risulta siano in atto scelte progettualmente definite sul cosa farne del Borgo di Leri e di Casa Cavour e nonostante il grandissimo impegno della Associazione Leri continuano i vandalismi e il degrado strutturale, principalmente con il crollo progressivo delle coperture degli edifici della Chiesa della Casa Parrocchiale del mulino ecc.

Concluendo non si può che prendere atto dell’incertissimo futuro del Borgo Cavouriano e del sito di Leri Cavour ormai ridotto a cattedrale nel deserto e nonostante le belle immagini artistiche proiettate su quelle orribili torri la riqualificazione, la riconversione e la  valorizzazione senza alcun progetto restano solamente dichiarazioni di intenti senza alcun fondamento e da scrivere nel libro delle incompiute.

E ovviamente il Conte di Cavour continuerà a non gioire per questi esiti e a rigirarsi ancora nella sua tomba di Santena.

 E con la viva speranza di decisioni e di tempi migliori, La ringrazio per la Sua ospitalità.

Giovanni Ravasenga

Redazione di Vercelli

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