Sono quasi 25 milioni le tonnellate di cereali, tra grano, mais e altri prodotti bloccate nei magazzini ucraini in attesa di essere spediti, provocando un impatto devastante sugli approvvigionamenti di numerosi Paesi in via di sviluppo ma anche su quelli ricchi.
E’ quanto stima la Coldiretti su dati del WFP nel commentare la dichiarazione dei leader del G7 che chiedono alla Russia di porre fine al suo blocco e a tutte le altre attività che impediscono la produzione e l’esportazione di cibo dell’Ucraina, in linea con i suoi impegni internazionali.
L’Ucraina è uno dei principali produttori ed esportatori e nel mondo esporta il 10% del frumento tenero destinato alla panificazione per un totale di oltre 18 milioni di tonnellate ma anche il 15% del mais per oltre 27 milioni di tonnellate.
La situazione preoccupa anche l’Italia che è un Paese deficitario su molti fronti per quando riguarda il cibo: produce appena il 36% del grano tenero che le serve, il 53% del mais, il 51% della carne bovina, il 56% del grano duro per la pasta, il 73% dell’orzo, il 63% della carne di maiale e i salumi, il 49% della carne di capra e pecora mentre per latte e formaggi si arriva all’84% di autoapprovvigionamento.
“Il risultato è che i prezzi del grano sono aumentati a livello mondiale ancora del 5% nell’ultima settimana dopo la decisione di sospendere l’attività dei porti sul Mar Nero, secondo l’analisi della Coldiretti alla chiusura settimanale del Chicago Board of Trade – fanno notare il Presidente di Coldiretti Vercelli-Biella Paolo Dellarole e il Direttore Francesca Toscani – . L’emergenza sta innescando un nuovo cortocircuito sul fronte delle materie prime anche nel settore agricolo nazionale che ha già sperimentato i guasti della volatilità dei listini in un Paese come l’Italia che è fortemente deficitaria in alcuni settori. C’è bisogno di un piano di potenziamento produttivo e di stoccaggio per le principali commodities, dal grano al mais fino all’atteso piano proteine nazionale per l’alimentazione degli animali in allevamento per recuperare competitività rispetto ai concorrenti stranieri. Serve invertire la tendenza ed investire per rendere il Paese il più possibile autosufficiente per le risorse alimentari facendo tornare l’agricoltura centrale negli obiettivi nazionali ed europei. Nei nostri territori possiamo sfruttare terreni a riposo ed aumentare la produzione, ma nell’immediato occorre salvare aziende e stalle da una insostenibile crisi finanziaria”.
Redazione di Vercelli