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“FINIRÀ?!” - Grande partecipazione allo spettacolo teatrale e musicale con Roberto Sbaratto    

Lo spettacolo ha ripercorso i lunghi mesi di lockdown

Vercelli Città

Un pomeriggio all’insegna della riflessione, tra humor e emozioni, quello offerto lo scorso 1° maggio dall’Associazione culturale “Il Porto” al Teatro Civico, con lo spettacolo “Finirà?!”.

Lo spunto è partito dal racconto, tra il serio e il faceto, dei giorni del primo lockdown nel marzo 2020 e dei momenti appena precedenti, quando si scherzava increduli sulle notizie provenienti dalla Cina e sul famigerato “mercato dell’umido” di Wuhan.

Ma poi, in pochi giorni, anzi, in poche ore, tutto è cambiato: una rivoluzione esistenziale ed emozionale in cui il tempo ha assunto una valenza tutta differente: le giornate si sono improvvisamente dilatate e hanno consentito di fermarsi a pensare… e a ricordare. Il pensiero è volato agli affetti più cari, agli amici, ai genitori che non ci sono più.

Per la platea, quella buona, delle grandi occasioni, abituata all’interazione con il palco, lo spettacolo è stato come un ripercorrere mano nella mano quel “tempo sospeso” attraverso i racconti, per lo più autobiografici, di Roberto Sbaratto, mattatore in scena come narratore e come cantante.

Tra una risata e una lacrima, lo Sbaratto-guida ci ha riportato dentro a quelle giornate trascorse a cucinare (e poi a mangiare), a cantare, a portare fuori il cane (o a farci portare fuori dal cane!), a guardare la TV o a interagire sui social e “sfugugliare” su YouTube, a confrontarci per la prima volta nella vita con la famigerata D.A.D…

La lettura è stata una delle protagoniste dei momenti del lockdown: e Sbaratto, scandagliando le librerie come mai prima, ha messo gli occhi, in quei giorni, sul “Disiunari’d Varsej” studiato con foga dalla A alla Z: da qui le sue divertenti riflessioni sulla lingua delle tradizioni cittadine che si è conclusa con una commovente canzone di Jannacci, in dialetto milanese, ma solo per amor di variazione: “El mè indiriss”.

Un pensiero è poi andato immancabilmente a tutti i ragazzi, con la loro gioventù tradita dal lockdown, a cui sono state negate per ben due anni tutte le esperienze necessarie ad un adolescente, che “se non le fa nell’età giusta, rischia poi di crescere e comportarsi come un pirla”.

Il mondo dell’adolescenza è stato rievocato sul palco anche da brani come “The angel of the morning”, da cui in Italia era nata la cover “Gli occhi verdi dell’amore”, “Vendo casa” di Battisti e ancora, di Tom Waits, “Rosie”, consacrata, quest’ultima, al ricordo dell’amico Attilio, scomparso nove anni fa, che ci ha fatto riflettere con un suo bellissimo racconto ecologista, “Il faggio folitario”, impegnativa ed affascinante prova d’attore per Sbaratto.

Il successo del recital non può prescindere dalla sensazione immersiva data dalle immagini di scenografia curate da Cinzia Ordine e dalla magistrale esecuzione dei musicisti: Fabio Gorlier (pianoforte), Stefano Profeta (contrabbasso), Paolo Guercio (fisarmonica) e Mauro Ghiani (percussioni), che hanno impreziosito le struggenti interpretazioni di brani come “Ho amato tutto” di Tosca, “Ti lasci andare”, di Aznavour o “C’è tempo” di Fossati, ma anche di “I still can’t say goodbye” di Chat Atkins, dedicata al rapporto padre-figlio.

Con “Lo shampo” di Giorgio Gaber si è concluso l’incanto del viaggio nel “tempo sospeso”, non senza un ringraziamento dovuto agli sponsor: la riseria S.P. s.p.a e, sul piano istituzionale, La Fondazione CRV e il Comune di Vercelli.

 

 

Redazione di Vercelli

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