Accade che, mentre la studiano, i ragazzi la Storia ce la insegnino: hanno un approccio privo dei condizionamenti che noi rischiamo di portarci dietro.
Così, questa ricerca che gli studenti del Cnos Fap del Belvedere hanno voluto condurre sui fatti del 1944 è immerso nell’attualità, senza, però, che i fatti di oggi diventino come lenti di occhiali capaci di offuscare, invece che chiarire, i processi storici.
Il Belvedere, lo raccontano nel video che apre questa pagina, al centro di un’azione militare che avrebbe potuto cambiare il corso della storia di Vercelli.
Domenica 28 maggio 1944, festa del Corpus Domini, in luogo della Precessione vi fu la corsa ai rifugi antiaerei della città.
L’orizzonte era percorso dagli aerei delle Forze Alleate, fortezze volanti che si apprestavano a bombardare i punti strategici della città.
Ma a vegliare su Vercelli c’era nientemeno che Don Bosco.
A lui, infatti, la comunità salesiana aveva impetrato il dono della preservazione della città e del Belvedere dalle bombe.
Così, il comandante della pattuglia aerea che arrivò a volare sulla città, vedendo che (proprio a ridosso di un obbiettivo strategico dal punto di vista militare: ferrovia e cavalcavia) c’era una “croce”, cioè la pianta di un edificio sacro, ebbe un pensiero, evidentemente suggerito dal Santo del Valdocco.
Ordinò di scaricare le bombe non su quegli edifici, ma poco oltre, nell’area che oggi più o meno si identifica con la Cascina Bargè e la pista di skating.
Quell’ufficiale aveva visto il compendio dei Salesiani e credette che potessero esservi ospitati ragazzi studenti.
Aveva un cuore aperto al soffio dello Spirito.
Inutile dire che la circostanza richiama tragicamente fatti di oggi.
Un filmato, quello prodotto dai ragazzi del Belvedere con la supervisione di Flavio Ardissone, che merita essere visto.
Proprio oggi, 25 aprile, 77.mo Anniversario della Liberazione.