Una “convivenza” che è possibile.
Ma non è ancora possibile mettere alla porta questo compagno di strada, di vita.
Perché la Sclerosi Multipla, quando decide di stare con te, entra nella tua vita e ci resta.
Molte cose si possono dire a proposito di questa sindrome e soltanto chi ha avuto la possibilità di incontrare persone che la portano con sé, può dire come ci voglia tanto coraggio, pazienza, aiuto da parte di chi ti sta vicino, per contenere l’ospite entro spazi che non gli permettano di diventare del tutto il protagonista delle tue giornate.
La Scienza non ha ancora, nemmeno oggi, la meglio contro questa patologia neurologica che si insinua nel più riposto tra i luoghi vitali della nostra fisiologia, come fosse la cabina di regìa: i tessuti e le cellule del sistema nervoso centrale.
Noi profani possiamo fare soltanto una cosa: aiutare e sostenere la ricerca.
Aiutare e sostenere le Associazioni di Volontariato sanitario che, a loro volta, con molteplici iniziative e forme di assistenza, rendono migliore la vita delle persone che “convivono” con la sclerosi a placche.
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Ecco perché dobbiamo essere due volte riconoscenti a Flavio Ardissone, per questa iniziativa.
Un libro su come la Decima Musa ha intrecciato i propri percorsi con quelli della vita vercellese, negli ultimi 50 anni.
Percorsi traguardati soprattutto dal punto di vista degli “Operatori”, cioè di coloro che i film hanno avuto il compito di proiettarli nella sale cinematografiche cittadine, quando ancora uscire per andare “al cine” era un avvenimento, un appuntamento, un’occasione e una festa.
Oggi i vari Netflix hanno cambiato anche questo mondo o, forse, sono arrivati a dominare il mercato proprio perché questo mondo è cambiato ed il declino delle sale cinematografiche si era già iniziato, con la dissociazione tra prodotto artistico e luogo fisico dove il prodotto potesse diventare fruibile al pubblico.
Ma questi sono problemi che stanno prima e vanno oltre la realtà vercellese.
Ai vercellesi di oggi e, soprattutto, di domani, interessa ed interesserà sapere, anche dal punto di vista storico, ma soprattutto da quello della ricerca sociale, per conoscere come siano vissuti i loro genitori e nonni e, insomma, chi venne prima, cosa abbiano voluto dire ed essere i “cinematografari” di una città che da sempre ha respirato e fatto cultura.
E proprio questo libro di Flavio Ardissone racconta di un fenomeno (ormai) storico, ma sempre vivo dal punto di vista delle suggestioni sociali e – per molti che hanno il capello grigio – dei ricordi i quali, perché no?!, anch’essi hanno dignità di essere e fare parte dei vissuti, senza nessun reducismo, forse con qualche concessione all’amarcord, ma rinunciando alla tentazione di ridurre tutto all’agiografia dei bei tempi andati.
Ma un merito ulteriore di questo libro (realizzato anche con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli) è che, il ricavato dalla vendita delle (speriamo, tante) copie, sarà devoluto alla sezione vercellese della Associazione Italiana Sclerosi Multipla.
Un contributo concreto per migliorare la vita di tante persone e per sostenere la ricerca, che è l’unica strada possibile per conquistare quella conoscenza necessaria a sconfiggere la malattia.