Giovedì 23 novembre, al Teatro Civico di Vercelli, si è tenuto un importante convegno storico organizzato in occasione dell’ufficiale apertura delle celebrazioni degli 800 anni dell’Ospedale S. Andrea, organizzato dalla Società Storica Vercellese in collaborazione con ASL e Comune di Vercelli.
Il convegno storico è il primo appuntamento di un ricco programma che si protrarrà fino all’ottobre 2024, articolato tra eventi, convegni, mostre e “outdoor”: attività che raggiungeranno i destinatari al di fuori delle sedi istituzionali, quali passeggiate, rievocazioni storiche, manifestazioni.
I Musei vercellesi della rete MUUV, tra 2023 e 2024, propongono mostre, laboratori, conferenze ed un percorso guidato nei Musei cittadini.
Andrea Corsaro, Sindaco del Comune di Vercelli, ha portato il saluto della città, ricordando come l’Ospedale di Sant’Andrea, alla sua fondazione nel 1223, fosse tra le strutture edilizie ospedaliere più importanti d’Italia, paragonabile solo all’Ospedale della Carità di Parigi e abbia rappresentato un esempio di buona amministrazione, trovandosi a gestire un enorme patrimonio immobiliare dovuto a lasciti e donazioni: “E’ in corso il censimento e il restauro dei ritratti dei donatori, dei quali una prima selezione entrerà a far parte di un allestimento multimediale creato nei locali restaurati sopra il salone Dugentesco, nel nuovo spazio dell’Atlante Multiculturale del Patrimonio della Città e del territorio, che sarà inaugurato sabato 2 dicembre, con la presentazione delle prime dodici tele restaurate”.
Hanno portato un saluto istituzionale: Paoletta Picco, in rappresentanza della Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli, Eleonora Destefanis in rappresentanza del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Vercelli, Davide Gilardino, Presidente della Provincia di Vercelli, Alessandro Stecco, Consigliere Regionale, Presidente della IV Commissione: Sanità; assistenza; servizi sociali; politiche degli anziani, che ha comunicato che proprio il giorno precedente il convegno, il Ministero della Salute ha finanziato il primo blocco del progetto del nuovo Ospedale di Sant’Andrea, che manterrà la parte storica dell’ingresso e del frontale, mentre invece la parte posteriore, a padiglioni, sarà sostituita progressivamente da un ospedale moderno.
L’ultimo intervento di saluto è stato quello di Monsignor Giuseppe Cavallone in rappresentanza della Curia Arcivescovile.
I lavori erano suddivisi in due sessioni, presiedute da Giovanni Ferraris, Claudio Rosso e Silvia Faccin.
Giovanni Ferraris, Presidente della Società Storica Vercellese, ha introdotto il convegno, collocandolo nell’ampio panorama di studi sulla Vercelli medievale, portato avanti dalla Società Storica nell’ultimo mezzo secolo, ricordando il convegno del 2019: “Sant’Andrea di Vercelli e il gotico europeo all’inizio del Duecento”, l’VIII Congresso Storico Vercellese, del novembre 2022: “La Chiesa vercellese nel Medioevo (secc. XI-XV)”, e il II Congresso Storico Vercellese del 1992: “L’Università di Vercelli nel Medioevo”, che attestano quanto potente fosse il libero Comune di Vercelli in quei secoli.
La prima relazione è stata affidata al professor Giancarlo Andenna dell’Università Cattolica di Milano e Accademico dei Lincei che, risalendo alle origini duecentesche dell’ospedale, ha trattato del fondatore, il Cardinale Guala Bicchieri, segnalando come l’aggettivo hospitalis si trasformi in sostantivo e passi ad indicare il luogo in cui avviene l’ospitalità, mentre la “charitas” compaia alla fine dell’XI secolo, inizio XII quando laici e religiosi fondarono Hospitales sui passi alpini per ospitare e soccorrere i pellegrini.
Le fondazioni canonicali gestirono veri e propri ospedali che accoglievano e curavano i malati o gli infermi.
L’Ospedale di Sant’Andrea dal fondatore fu legato all’Ordine Canonicale dei Vittorini di Parigi.
Al suo intervento è seguito quello di Gianmario Ferraris, ricercatore della Società Storica Vercellese, autore della monografia: “L’Ospedale di S. Andrea di Vercelli nel secolo XIII. Religiosità, economia, società”, pubblicata dalla Società Storica Vercellese nel 2003, che, a distanza di vent’anni, alla luce dei nuovi studi e delle nuove acquisizioni documentarie, ha riletto con occhi più maturi il suo lavoro, individuando nuovi filoni di ricerca e di approfondimento: “Gli studiosi analizzando le stesse fonti, traendone riflessioni diverse”.
Antonio Olivieri dell’Università di Torino, ha trattato della società vercellese del Trecento e di come l’ospedale iniziò ad interagire con la comunità e a ricevere importanti donazioni, anche fondiarie, mostrando la complessa rete di relazioni che collegava donatori e creditori, diventando il modo con il quale quella società rinsaldava i suoi legami.
Matteo Moro dell’Università di Torino, è intervenuto sugli aspetti storici e giuridici della gestione dei diritti d’acqua, che dal XIII al XV secolo videro confrontarsi il Comune medievale e l’Ospedale: rogge e fontanili erano importanti per l’Ospedale e per le colture nei terreni posseduti.
Moro ha ricordato che l’Ospedale Maggiore gestì le acque fino alla fine dell’Ottocento.
Nel pomeriggio, con la Presidenza del Professor Claudio Rosso, i lavori sono ripresi con Matteo Tacca, dell’Università di Genova, che ha trattato il tema del patrimonio fondiario dell’ospedale, tracciando la storia dei terreni, delle proprietà e del paesaggio vercellese, in Antico Regime, tra fine Cinquecento e inizio Settecento.
Come caso di studio è stato esaminato l’Archivio Parrocchiale di Cascine Strà, confluito nell’Archivio dell’Ospedale Maggiore, dopo la soppressione nel 1921.
A Cascine Strà, fino alla fine del Cinquecento, c’era un piccolo Ospedale per l’ospitalità ai pellegrini che percorrevano la Via Francigena, inglobato nel 1557 nel patrimonio dell’Ospedale Maggiore.
A seguire Gianpaolo Fassino, antropologo, ricercatore presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Vercelli, ha parlato della figura di un grande benefattore dell’Ospedale di Vercelli, il marchese Tancredi Falletti di Barolo, tra le più eminenti figure dell’Ottocento torinese e tra gli uomini più ricchi del regno.
Falletti di Barolo, amico d’infanzia del vescovo di Vercelli Alessandro d’Angennes, lamentò la sgarbatezza del Parroco di Villarboit, Don Picco, che, unita all’avarizia e alla disonestà, causava gravi danni.
Fassino ha concluso il suo intervento ricordando la vicenda dell’intitolazione di una strada del paese a Tancredi Faletti di Bartolo, che subì uno spostamento e corse anche il rischio di scomparire, sostituita da una “Via Roma”, conforme alle indicazioni del regime fascista.
Con la Presidenza di Silvia Faccin, Vice Presidente della Società Storica Vercellese, i lavori sono proseguiti con la relazione di Luca Brusotto, Conservatore del Museo Leone di Vercelli, che, utilizzando lo studio sull’Ospedale di Caterina Perazzo, ha raccontato la storia del Museo creato nel Settecento, all’interno dell’Ospedale, dal capo farmacista, lo speziale Tommaso Ballocco, con i tesori artistici raccolti. Ballocco morì nei giorni che precedettero l’inizio della Rivoluzione Francese, le collezioni non erano né elencate, né schedate e ben presto divennero un onere che l’Amministrazione dell’Ospedale non era in grado di gestire, definendo il Museo: “Collezione imperfetta e irregolare, composta di tanti oggetti eterogenei”.
I locali furono utilizzati per allestire il nuovo Gabinetto di Anatomia Patologica, e i reperti furono ritirati negli armadi.
Negli anni dell’ampliamento dell’Ospedale progettato dall’Ingegner Tartara, ciò che rimaneva del Museo – quadri e monete antiche erano già scomparsi – centosessantasei pezzi furono salvati dalla dispersione dall’acquisto da parte di Camillo Leone e ora si possano ammirare nel suo Museo.
Cinzia Lacchia, Conservatore del Museo Borgogna e Laura Berardi, hanno trattato della galleria dei ritratti dei benefattori che erano collocati nella Galleria dei ritratti dell’Ospedale e della loro futura valorizzazione.
Nella prima metà del Seicento venivano raffigurati sul muro del portico di quello che oggi è il Salone Dugentesco, gli stemmi delle famiglie dei benefattori, poi prevalse l’uso dei ritratti dipinti che avevano anche lo scopo di incentivare altri alla liberalità ed alla filantropia.
In alcuni casi si ricorse alla scultura, ma rimasero esempi isolati.
Ha chiuso gli interventi l’archeologo Fabio Pistan, il quale, dopo aver ricordato che in epoca classica, a fianco dell’attuale Sant’Andrea, esisteva una domus romana, cui fece seguito un insediamento a insulae, ha messo in evidenza lo sviluppo edilizio dell’ospedale attraverso i secoli, alla luce dei dati emersi nelle campagne di scavo e della cartografia disponibile a partire dal 1725.
Dopo lo spazio riservato al dibattito, Giovanni Ferraris ha concluso i lavori del convegno, dichiarando la sua soddisfazione per la presenza di un pubblico numeroso e interessato, ma soprattutto per la qualità dei relatori, auspicando che gli Atti possano essere pubblicati nel 2024.
Redazione di Vercelli