VercelliOggi
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Protagonista dell’immagine ufficiale dell’edizione 2025 dello Storico Carnevale di Ivrea è il carro da getto, una scelta che va in continuità con l’immagine di grande successo che ha caratterizzato l’edizione 2024.

Sarà quindi ancora una volta la Battaglia della arance a rappresentare la grande festa civica popolare eporediese e lo fa, questa volta, esaltando l’ardore e il coraggio delle arancere e degli aranceri sul carro, tra le figure più caratteristiche e di maggior richiamo del Carnevale.

Il fil rouge con la passata edizione è confermato anche dalla scelta dell’artista autore del manifesto. La firma è ancora quella di Joey Guidone, classe 1985, per il terzo anno consecutivo chiamato a realizzare il manifesto che accompagnerà ogni momento della manifestazione fino a martedì grasso. Queste le sue parole: “Questo manifesto è il frutto di una collaborazione con la Fondazione e MCS Media. Tenendo presente che il tema scelto per quest’anno era il carro da getto, abbiamo esplorato diverse possibilità, riflettendo su cosa volevamo comunicare e, soprattutto, a chi.

In linea con l’edizione precedente, il nostro obiettivo è stato creare un’immagine iconica, essenziale nei dettagli e facilmente comprensibile, anche per chi non conosce la tradizione. Sono soddisfatto del risultato e, come eporediese, è per me un onore essere ancora una volta l’autore del manifesto, chiudendo così un ciclo di tre lavori.

Questo trittico mi rende orgoglioso all’idea che possa essere appeso nelle case degli eporediesi e non.

Il manifesto ha un ruolo fondamentale: “manifesta” la nostra identità e il nostro modo di interagire con il mondo, offrendo un’anteprima dell’esperienza che attende i visitatori. Spero di aver dato un contributo significativo all’identità visiva del Carnevale e alla sua storia, con l’augurio che possa essere un impulso per immagini sempre più belle in futuro”.

Dal punto di vista stilistico questa immagine vuole essere di impatto persino maggiore e più “pop” rispetto alla precedente, grazie alla geometria della posizione dei personaggi e una commistione di colori molto forti, su tutti il rosso dello sfondo.

Sotto le tradizionali maschere in cuoio non manca la presenza femminile ben riconoscibile dai lunghi capelli sciolti e dalle trecce. Donne e uomini che con ardore e passione entrano in piazza pronti a dar vita alla Battaglia delle arance, spettacolo unico al mondo che tutto il mondo ci invidia.

Il processo creativo ha visto la partecipazione corale e appassionata di tutto il CdA della Fondazione e gli organizzatori dello Storico Carnevale di Ivrea.

Queste le parole di Fabio Vaccarono, Consigliere della Fondazione con delega alla Comunicazione: “Prosegue la strategia definita un anno fa di porre le Componenti, anima del Carnevale, al centro. Quest’anno il manifesto celebra l’altra metà del cielo della Battaglia delle arance, gli Aranceri sui Carri da Getto. Sull’onda del grande successo del manifesto del Carnevale 2024, la scelta dell’artista ha confermato Joey Guidone, che ha saputo interpretare la passione delle donne e degli uomini sui Carri da Getto con tratto deciso e di grande impatto. Il risultato è una immagine fortemente iconica, che ben sintetizza la meraviglia e l’emozione di chi assiste alla nostra festa, sempre più provenendo da ogni parte del mondo”.

 

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Redazione di Vercelli

Posted in Società e Costume

Era la notte tra sabato 5 e domenica 6 novembre di trent’anni fa. Pioveva su tutto il Piemonte da 48 ore con l’intensità di un temporale estivo, che sembrava non finire mai e con picchi di precipitazione sino a 50 millimetri d’acqua l’ora.

Il Tanaro, il Belbo e il Po iniziarono a rompere gli argini, con portate che hanno un tempo di ritorno plurisecolare.

Mentre il Tanaro devastava il territorio da Ormea ad Alessandria, passando per Clavesana, Alba ed Asti, Torino e la sua provincia vivevano momenti altrettanto drammatici.

Fiumi, torrenti e riali gonfi che traboccavano, acque violente come non mai e un evento disastroso: il crollo dell’ottocentesco ponte di Chivasso dell’ANAS, sostituito nelle settimane seguenti da un servizio di traghetto per i cittadini e poi da un ponte Bailey provvisorio, costruito dal Genio militare in collaborazione e in coordinamento con la Provincia di Torino, che ne assunse la gestione.

In quelle ore il Po e il Sangone allagarono ampie zone di Moncalieri e di Nichelino, mentre a Santena il torrente Banna ruppe gli argini allagando il paese e provocando lutti e danni ingenti.

TECNICA E POLITICA A CONFRONTO SULLA PREVENZIONE

Nel trentennale dell’alluvione del 1994 in Piemonte, lunedì 4 novembre l’auditorium della sede di corso Inghilterra 7 della Città metropolitana di Torino ospiterà un convegno organizzato dal Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Torino, dall’Ordine dei Geologi del Piemonte e dall’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica  del CNR, con il contributo della Direzione Opere Pubbliche della Regione Piemonte, dell’Arpa Piemonte, dell’ISPRA, dell’Autorità di Bacino del Fiume Po e della Società Italiana di Geologia Ambientale.

I lavori si apriranno con gli interventi dei Ministri dell’Ambiente e della Protezione civile Gilberto Pichetto Fratin e Nello Musumeci e proseguiranno con i saluti istituzionali del Presidente della Regione Piemonte e del Sindaco della Città metropolitana di Torino, Alberto Cirio e Stefano Lo Russo.

Tra i relatori figurano il direttore del Dipartimento di Scienze della Terra, Alessandro Pavese, Marco Amanti dell’ISPRA, il direttore generale dell’ARPA Piemonte, Secondo Barbero, il presidente della Società Italiana di Geologia Ambientale, Antonello Fiore, Fabio Luino dell’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica, il presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, Francesco Arcangelo Violo, il presidente dell’Ordine Regionale dei Geologi del Piemonte, Ugo De La Pierre. Vincenzo Coccolo, già direttore del Servizio Geologico della Regione Piemonte, terrà una relazione sull’evento alluvionale del novembre 1994, mentre gli altri interventi tecnici saranno dedicati ai dissesti e all’evoluzione delle attività di rilevamento e di gestione dei dati; alla storia delle alluvioni del Tanaro a Ceva e alle proposte di mitigazione del rischio geo-idrologico in Valle Tanaro; all’evoluzione della percezione del rischio geo-idrologico dal 1994 ad oggi; al Repertorio Nazionale degli interventi per la Difesa del Suolo; alla codificazione delle caratteristiche principali dei progetti per la mitigazione del rischio idrogeologico grazie all’applicativo RASTEM; alla nascita e all’evoluzione del sistema di monitoraggio e allertamento meteo-idrologico, all’evoluzione dei sistemi di monitoraggio dei fenomeni franosi in Piemonte; alle nuove prospettive della pianificazione territoriale a fronte degli eventi estremi; all’adeguamento degli strumenti urbanistici al Piano di Assetto Idrogeologico; all’applicazione dei provvedimenti cautelari ai Comuni inadempienti e ai nuovi indirizzi in materia di difesa del suolo e pianificazione territoriale ed urbanistica; alla collaborazione tra l’Ordine dei Geologi del Piemonte e la Protezione Civile dal 1994 ad oggi; alla prevenzione non strutturale di protezione civile, con un’attenzione particolare al ruolo della pianificazione e alla centralità delle esercitazioni di protezione civile.

Una tavola rotonda in programma alle 17 concluderà l’evento, a cui è possibile partecipare gratuitamente, con il riconoscimento dei crediti formativi per i geologi iscritti all’Albo professionale e all’elenco speciale.

LE COMMEMORAZIONI A CHIVASSO E SANTENA

Il 5 e 6 novembre 1994 a Chivasso l’alluvione fece crollare il ponte sul Po, isolando la collina dal resto del Chivassese.

La forte reazione dei volontari, delle autorità, dei Vigili del Fuoco e delle altre forze dell’ordine merita di essere ricordata dall’amministrazione comunale che, in collaborazione con il Circolo di Santa Barbara, promuove la cerimonia commemorativa di sabato 26 ottobre a partire dalle 10 nel Teatrino Civico.

Il Sindaco Claudio Castello accoglierà alcuni testimoni e protagonisti dell’evento, come l’ingegner Camillo Vaj e l’allora capo di gabinetto del Prefetto di Torino Giuseppe Forlani, intervistati dalla giornalista Piera Savio. Sull’attuale assetto della Protezione Civile interverranno Franco De Giglio, Franco Capone e Marco Lauria e porteranno la loro testimonianza i rappresentanti dei distaccamenti dei Vigili del Fuoco di Chivasso, Meano e Giovo e quelli del II Reggimento del Genio Pontieri di Piacenza, le associazioni attive nella gestione dell’emergenza, amministratori e funzionari del Comune di Chivasso e dei Comuni dell’Oltrepò chivassese.

Nel Cortile delle Madri Costituenti è in programma un’esposizione degli automezzi in uso al distaccamento dei Vigili del Fuoco Volontari di Chivasso, tra i quali il nuovissimo Pick up Ford Ranger, al cui acquisto ha contribuito l’amministrazione comunale.

Da venerdì 8 a domenica 17 novembre il Comune di Santena, con il patrocinio della Regione Piemonte e della Città metropolitana di Torino, organizza invece una serie di eventi per commemorare l’alluvione, promuovere la cultura della prevenzione e riflettere sulle scelte che hanno trasformato il territorio.

Venerdì 8 sarà attivato il Centro Operativo Comunale nella scuola Falcone-Borsellino e si terrà una prova di evacuazione dell’istituto, organizzata con il supporto del Coordinamento Territoriale del Volontariato di Protezione Civile e sotto la supervisione del disaster manager Gianfranco Messina.

Alle 11,30 le autorità locali, le istituzioni e le associazioni locali offriranno i loro saluti e ringraziamenti, sottolineando l’importanza di tenere viva la memoria di quella tragedia e di rafforzare la prevenzione che, grazie ai lavori eseguiti nel torrente Banna, ha consentito alla Città di Santena di uscire dall’elenco delle zone a forte rischio idrogeologico.

La giornata proseguirà alle 20,30 nell’aula magna della scuola Falcone-Borsellino, dove verrà proiettato il video “Santena, storia di una calamità trasformata in opportunità”, che racconta le vicende di coloro che hanno vissuto l’alluvione e come la comunità ha reagito, trasformando una catastrofe in un’occasione di rinascita.

La proiezione sarà seguita da un convegno tecnico con i professionisti che hanno coordinato le opere di ricostruzione e gli ex amministratori comunali protagonisti delle scelte politiche e strategiche per la ripresa del territorio. Il dibattito sarà moderato dal giornalista Mel Menzio, direttore de “Il Mercoledì”.

Sabato 9 novembre la sala consiliare del Municipio ospiterà alle 17 la presentazione del nuovo portale www.collinare.org, dedicato alla valorizzazione dell’archivio storico del Comune di Santena.

Alle 18,30 sarà celebrata una Messa nella chiesa parrocchiale dei santi Pietro e Paolo, in cui verranno ricordati i volontari e le autorità di Protezione Civile che hanno dato il loro contributo nell’ultimo trentennio.

La serata si concluderà nell’aula magna della scuola Falcone-Borsellino con la presentazione del nuovo libro di Carlo Smeriglio intitolato “Il Banna e il suo bacino-Storia del territorio, memoria e immagini”.

Sabato 16 e domenica 17 novembre dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18 nella sala consiliare del Municipio sarà visitabile la mostra “Dopo l’acqua c’è la vita”, curata dal Gruppo Radio Emergenza Santena e dall’associazione Le Radici La Memoria, che documenteranno la rinascita del territorio dopo l’alluvione del 1994 con fotografie e testimonianze dell’epoca.

 

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Redazione di Vercelli

Posted in Cronaca
Provincia di Vercelli, Regione Piemonte

(elisabetta acide) – Quarta enciclica di Papa Francesco: “Dilexit nos”, per “un mondo che sembra aver perso il cuore”. 

Il sottotitolo enuncia già l’argomento: “lettera enciclica sull’amore umano e divino del Cuore di Gesù Cristo”.

Lo aveva annunciato lo scorso giugno in occasione dell’Udienza generale in Piazza S. Pietro, del 5 giugno che ricordiamo per tradizione cattolica, è il mese dedicato al Sacro Cuore di Gesù.

Cliccando qui il testo integrale dell’Enciclica, pubblicato alle ore 13 di oggi, 24 ottobre, appena conclusa la conferenza stampa di presentazione.

La pubblicazione nell’anno delle celebrazioni per il 350° anniversario della prima manifestazione del Sacro Cuore di Gesù del 1673.

C’è una frase che colpisce ed aiuta a riflettere sulla “logica” dell’enciclica, che raccoglie i testi delle riflessioni magisteriali inerenti al tema trattato: “dell’amore del Signore che possano illuminare il cammino del rinnovamento ecclesiale; ma anche che dicano qualcosa di significativo a un mondo che sembra aver perso il cuore”.

Già il “titolo” è una “dichiarazione” teologica importante: “ci ha amati”: quell’amore divino ed umano, quell’ Amore che “riassume”  la logica di Dio e dell’Incarnazione, Morte e Risurrezione di Gesù, l’Amore che “ama” e che “salva”.

Nel 1856, Pio IX decise di estendere la festa del Sacro Cuore di Gesù a tutta la Chiesa, fu Papa Pacelli (1939-1958 Pio XII e non può sfuggirci la drammaticità dei 19 anni del suo pontificato) nel 1956 che con l’Enciclica Haurietis aquas (15 maggio 1956 Pio XII) , sollecitava a riflettere sul   “contenuto di ogni vera spiritualità e devozione cristiana. È quindi importante sottolineare che il fondamento di questa devozione è antico come il cristianesimo stesso”.

Un incipit pieno di gioia e di speranza, parole profetiche:

Voi attingerete con gaudio le acque dalle fonti del Salvatore (Is 12,3) che necessitavano di essere comprese e riaffermate, per il dono di quell’acqua inesauribile e fonte di amore che solo Dio può donare (Gv 7,37-39). Il “dono di Dio” (Gv 4,10) del quale il mondo e l’uomo ha tanto bisogno.

Il “cammino di rinnovamento”, il “cammino” intrapreso dalla Chiesa sinodale che non si “concluderà”, ma che sta procedendo, seppur in un mondo martoriato dai conflitti, dalle difficoltà, dalle incomprensioni, da una società “frammentata” e “liquida”, che vede sempre più lo “sgretolamento” e la “relativizzazione”, in un “cammino” fatto di uomini che hanno “bisogno” di sperare.

Una società dal “cuore spezzato che forse, ha più che mai bisogno di riflettere, ripensare e ragionare su quell’Amore e su quella dichiarazione d’Amore: “vi ho amati”.

Un cuore che ama e che insegna ad amare: “Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34).

Ricordiamo lo stemma del cardinale John Henry Newman in cui  sono raffigurati tre cuori rossi, chiaro riferimento alle Persone della Santissima Trinità: interessante il sotteso  “dialogo di amore”,“Cor ad cor loquitur”. 

Un “flusso di amore vitale tra loro e per gli uomini.

E ricordiamo ancora: “Cor ad cor loquitur”: nella Chiesa tutti, siamo in realtà “un cuore solo ed un’anima sola” (At 4,32) apparteniamo  a Cristo, in vita e  dopo la morte, purificati dai  peccati, per contemplare  sia  la gloria del Dio trinitario.

La Chiesa è chiamata a condurre gli uomini alla comunione con Dio, con quel cuore pieno d’Amore, dove l’uomo trova la pace. 

“Un cuore che parla al cuore”: siamo fatti per conoscere il Dio dell’Amore, quello che “Ci ha amati”, dice San Paolo riferendosi a Cristo (Rm 8,37), e che “tratteggia” l’esordio dell’enciclica del Santo Padre.

Lo sappiamo sono le “prime parole” a dare “titolo” all’Enciclica, in questo caso “magistero ordinario” del santo Padre, la quarta del suo pontificato, fino ad ora.

(Ricordiamo, a titolo informativo, le numerose encicliche del pontificato di Pio IX che furono 33 o le 30 di Pio XI, le 48 di Leone XIII, 14 di Giovanni Paolo II o le 3 di Benedetto XVI di cui una, lo ricordiamo, scritta proprio con il suo successore Papa Francesco).

Una “enkluklioi epistolai” lettera “circolare”, come quelle scritte ed indirizzate ad alcune Chiese, diremmo una “lettera cattolica”, che, non può essere casuale: ha l’esordio dell’Amore.

Nel corso della storia della Chiesa ne abbiamo molte, alcune anche a “fascicoli” (come ad esempio quelle dopo il Concilio di Calcedonia del 451), altre in forma di Bolle (Benedetto XIV), altre in forma di Documenti (Gregorio XVI).

Il titolo, allora, (Deus Caritas Est, Spe Salvi, Caritasi in Veritate) ci racconta, ad esempio, la preoccupazione di Benedetto XVI di “parlare” e forse “educare” alla fede, l’uomo di oggi, l’uomo che forse, ancora più che in passato, ha bisogno di essere “cristianizzato” o “condotto alla maturità della fede”.

“Ci ha amati” (Dilexit nos), papa Francesco sente la necessità di “riportare” alla “logica dell’Amore” l’uomo e il mondo.

Il “cuore” del “Verbo”, la logica dell’Incarnazione come Mistero di Amore.

Un cuore che è Umano, Divino, Redentore.

Sicuramente un tema molto caro al pontefice, ma lo dobbiamo ricordare ancora, anche concomitante al 350° anniversario della prima manifestazione del Sacro Cuore di Gesù a Santa Margherita Maria Alacoque, canonizzata il 13 maggio 1920 da papa Benedetto XV nel 1673 (le cui celebrazioni vanno dal 27 dicembre 2023 al 27 giugno 2025).

Sarà proprio quel 27 dicembre 1673, Festa di San Giovanni evangelista, a segnare l’apparizione di Gesù alla giovane suora francese del convento di Paray-le-Monial (Borgogna) ed a lei affiderà una missione: diffondere nel mondo l’amore di Gesù per gli uomini, specialmente per i peccatori, e per 17 anni, con visioni e in un dialogo spirituale, indicherà le modalità del culto al Sacro Cuore di Gesù.

Leggi cliccando qui il precedente articolo pubblicato

Preghiera, Adorazione, Confessione, Comunione per nove venerdì consecutivi, e dedicazione del venerdì dopo la festa del Corpus Domini (otto giorni dopo)  alla Festa del Sacro Cuore di Gesù.

Papa Francesco, allora, nella “lettura” del nostro tempo, ravvisa la necessità di rinvigorire e rafforzare la devozione al Sacro Cuore di Gesù: lo aveva già ricordato nel 2016 a conclusione del Giubileo dei Sacerdoti: “il cuore di Cristo è il centro della misericordia. Questo è proprio della misericordia, che si sporca le mani, tocca, si mette in gioco, vuole coinvolgersi con l’altro… si impegna con una persona, con la sua ferita”.

Sono parole per i pastori (lo stesso papa Francesco ha parole importanti per i sacerdoti proprio nella solennità del Sacro Cuore di Gesù, quando ricorre la Giornata di santificazione sacerdotale, desidera: “pastori con il cuore di Cristo, a servizio del popolo di Dio” 23 giugno 2017) ,ma sono le “parole della misericordia” per tutti i cristiani, parole che raccontano l’Amore di Dio.

In realtà il santo Padre, ricorda a tutti i sacerdoti di rileggere la Haurietis acquas, per riscoprire il “cuore” della misericordia. Quella misericordia che ha visto il “cuore di Dio” incarnato in Gesù.

Sicuramente i sacerdoti saranno stati solleciti nella lettura, ma anche noi dovremmo riscoprire le “radici” del “cuore” misericordioso di Gesù.

Ci farebbe bene.

***

Dopo aver tracciato un excursus sull’etimologia del termine dal greco e nei testi classici, il pontefice specifica: Dice la Bibbia che «la parola di Dio è viva, efficace […] e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore» (Eb 4,12).

In questo modo ci parla di un nucleo, il cuore, che sta dietro ogni apparenza, anche dietro i pensieri superficiali che ci confondono. I discepoli di Emmaus, durante il loro misterioso cammino con Cristo risorto, vivevano un momento di angoscia, confusione, disperazione, delusione.

Eppure, al di là di tutto ciò e nonostante tutto, qualcosa accadeva nel profondo: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via?» (Lc 24,32).

Il “discernimento” che consente il “parlare cuore a cuore”, in questo mondo liquido è necessario parlare nuovamente del cuore”, per ci dice il pontefice: “ritrovare il centro”.

E proprio questo “centro” ci porta al Vangelo, a quella “custodia nel cuore” delle cose, quelle da “conservare con cura” in attesa di comprenderle e viverle.

Il cuore di Gesù è “fonte di salvezza”.

E allora in quel cuore di Gesù c’è l’essenza stessa del cristiano.

E’ un cuore che “parla” d’Amore, che fa “vedere” l’Amore, che insegna l’Amore.

Un cuore trafitto, ma non “spezzato”, un cuore che ama e che usa misericordia, un cuore “amante”, sorgente dell’uomo.

Preoccupati di allontanarci dal dolore, dalla sofferenza, dai mali personali, dell’uomo, del mondo e della società, forse abbiamo “rimosso” abbiamo dimenticato di “guardare a quel cuore trafitto”, non per piangere su di esso, ma per trarne forza e speranza.

Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto» (Gv 19,37). 

“Guardare” il cuore trafitto è “vedere” l’amore, quell’amore invisibile ma reale, presente, vivo.

Dio “ha cuore”, Dio “è cuore”

Dio ha ed è cuore misericordioso ( la parola misericordia ha proprio nel centro, nel “cuore” “cor” la sua ragione, la sua essenza per l’uomo).

Ecco perché al cuore di Gesù, al Santissimo Cuore di Gesù, spetta l’adorazione, il cultus latreiae, perché è Sorgente di Salvezza per ‘uomo.

Da quel cuore sgorgano sangue ed acqua (Gv 19,34)… i Sacramenti che donano Grazia.

I Sacramenti che donano Vita e Salvezza.

Quel cuore di Gesù trafitto ha “illuminato” il Golgota con il suo Amore, da quel monte Calvario, da quel sepolcro nella roccia, quell’Amore, ha “sanato” il mondo.

E per usare le parole di S. Ignazio di Loyola, quel sangue ha salvato e “inebriato il mondo” (“Sangue di Cristo inebriami, Sangue di Cristo, Salvami”).

Molti i riferimenti evangelici, letterari, teologici, spirituali (cito a titolo indicativo, S. Ignazio di Loyola, Dostoevskij, Romano Guardini, San Francesco di Sales, San Bonaventura, San Giovanni di Eudes, San Charles de Foucauld, San Vincenzo de’ Paoli …) all’AI, ai ricordi personali del papa,  presenti nell’Enciclica, e non potevano mancare i riferimenti ai Documenti Conciliari , di cui ricordiamo “il fermento evangelico suscitò e suscita nel cuore dell’uomo questa irrefrenabile esigenza di dignità” la Gaudium et Spes e i documenti magisteriali recenti, richiamati dal Papa con un puntuale excursus che si conclude con la citazione del predecessore Benedetto XVI, che invitava a riconoscere il Cuore di Cristo come presenza intima e quotidiana nella vita di ciascuno:

Ogni persona ha bisogno di avere un “centro” della propria vita, una sorgente di verità e di bene a cui attingere per affrontare le varie situazioni e la fatica della vita quotidiana. Ognuno di noi, quando fa silenzio, ha bisogno di sentire non solo il battito del proprio cuore, ma anche, più profondamente, il battito di una presenza affidabile, percepibile con i sensi della fede e tuttavia molto più reale: la presenza di Cristo, cuore del mondo”. “Angelus 1° giugno 2008: L’Osservatore Romano, 2-3 giugno 2008”

Papa Francesco, con la sua Enciclica ci invita a ripensare all’Amore di Dio, a rivivere e riaccendere nel mondo di oggi la particolare devozione al Santissimo Cuore di Gesù, non solo come atto di fede personale (sappiamo che Jorge Mario Bergoglio ha più volte sottolineato la sua particolare devozione al SS. Cuore di Gesù), ma come “cammino” (mai termine risulta più appropriato nell’approssimarsi del Giubileo che vedrà i “pellegrini di Speranza”), per “ritrovare” il cuore, in un mondo per promuovere la pace, la solidarietà e la riconciliazione in un mondo segnato da conflitti e divisioni.

Ho trovato interessante il passaggio e la citazione di diverse donne sante che hanno raccontato esperienze del loro incontro con Cristo, caratterizzato dal riposo nel Cuore del Signore, fonte di vita e di pace interiore.

Vengono citate Santa Lutgarda, di Santa Matilde di Hackeborn, di Santa Angela da Foligno, di Giuliana di Norwich, Santa Gertrude di Helfta, e Santa Teresa di Gesù Bambino e ovviamente Santa Margherita Maria Alacoque, di cui varrebbe la pena (e ci ripromettiamo di farlo, a Dio piacendo, quanto prima) approfondire biografia e riferimenti.

L’espressione dell’ “incontro con Cristo”  che, come citava Giuliana di Norwich, ci consente, con speranza di affermare: “All shall be well”, “Tutto andrà bene”, poiché sottende come l’amore di Dio, in quanto essenza di ogni cosa, ha il potere di mutare in bene ogni male.

***

Il Sacro Cuore ci invita a “praticare” la giustizia, la misericordia, la pietà, la compassione a vincere l’egoismo, l’individualismo, l’indifferenza… lo “smarrimento” del cuore.

Abbiamo un “modello”, il Sacro Cuore di Gesù per il “rinnovamento” del cuore, dei cuori, della Chiesa, della comunità cristiana.

Vale la pena, a mio parere, riportare il passaggio che lo stesso pontefice richiamaal n. 136 citando la lettera  all’amico del Dottore della Chiesa S. Teresina: Lettera 191, a Leonia, 12 luglio 1896: Opere complete:  

“Forse il testo più importante per poter comprendere il significato della sua devozione al Cuore di Cristo è la lettera che scrisse, tre mesi prima di morire, all’amico Maurice Bellière: «Quando vedo Maddalena avanzarsi in mezzo ai numerosi convitati, bagnare con le sue lacrime i piedi del suo Maestro adorato, che lei tocca per la prima volta, sento che il suo cuore ha compreso gli abissi d’amore e di misericordia del Cuore di Gesù e che, per quanto peccatrice sia, questo Cuore d’amore non solo è disposto a perdonarla, ma anche a prodigarle i benefici della sua intimità divina, ad elevarla fino alle più alte cime della contemplazione. Ah, caro piccolo Fratello mio, da quando mi è stato dato di capire così l’amore del Cuore di Gesù, le confesso che esso ha scacciato dal mio cuore ogni timore. Il ricordo delle mie colpe mi umilia, mi induce a non appoggiarmi mai sulla mia forza che non è che debolezza; ma ancor più questo ricordo mi parla di misericordia e di amore”.

L’Amore infinito e misericordioso che abbraccia oltre i peccati e che illumina e abbraccia, fonte di consolazione e di pace, “porto sicuro” per ogni persona.

Non dovremmo più “mettere il dito” in quel cuore (ricordiamo l’episodio narrato in relativo alla dichiarazione dell’Apostolo  Tommaso del capitolo 20 del Vangelo di Giovanni), la nostra fede e la nostra devozione al cuore di Gesù, sgorgherà dalla luce di quel costato trafitto, da quel cuore che parla d’Amore.

Quel cuore trafitto sarà la “porta” per la “rinascita” dei cuori del mondo, quella “Via, Verità e Vita” che ci farà “entrare” nel Mistero del cuore di Gesù, non come “increduli”, ma come credenti.

Quel Cuore che “prenderà” il nostro cuore, che lo “trasformerà”, che lo “vivificherà”, perché noi possiamo diventare “cuori del mondo”, cuori che annunciano l’Amore “che ama”, cuori che illuminati dal cuore dell’Amore provano a diventare missionari dei “cuori spezzati”, missionari della Misericordia del SS Cuore di Gesù.

Amore di cuore che “ama fino alla fine” (Gv 13,1).

Amore “senza fine”, verso “il fine”.

Cuore Misericordioso, che Salva, che da quella ferita “fa entrare” il mondo in guerra, indifferente, lontano, chiuso ed egoista, perché “Beati coloro che, senza aver visto, crederanno!” (Gv 20,29) e Salvati coloro che per aver guardato il cuore, crederanno.

In chiusura Papa Bergoglio, riporta alcune risonanze della Compagnia di Gesù, di quel dialogo “cuore a cuore di cui si costituisce l’itinerario degli Esercizi Spirituali.

“Contemplazione per raggiungere l’amore”, da cui scaturisce il ringraziamento e l’offerta di “memoria, intelletto e volontà” al Cuore che è fonte e origine di ogni bene”. 

Contempl-azione del cuore, contempl-azione per raggiungere l’Amore, contempl-azione per lasciarci “inondare” dall’Amore e dalla misericordia di Dio.

Quella ferita del costato, che rimane aperta nel Risorto, è lì per noi, è lì per la nostra contempl-azione, perché è lì che noi contempliamo il dono totale d’Amore, è lì che in noi scaturisce il “desiderio d’amore che ci spinge a non fermarci alla contemplazione, ma a tradurla in azione.

Perché “consolati” da quel cuore, siamo chiamati a “consolare”: nel richiamare il testo del profeta Isaia “Consolate, consolate il mio popolo” (Is 40,1), il santo Padre ci invita a contemplare per trovare consolazione, per vivere la “volontà del Padre”, non solo in solitudine, ma come azione comunitaria, perché, ci ricorda il pontefice citando il Vangelo: “In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto” (Gv 15,8).

Sarà allora questo il nostro impegno: amare Dio e amare i fratelli, essere amore attingendo alla fonte dell’Amore, meditare, attraverso la devozione al cuore di Maria, davanti a quel costato aperto, come ha fatto lei, con cuore di Madre, l’immenso dono di Amore, esercitare la mitezza e l’umiltà di cuore, affinchè il nostro cuore, come quello di Gesù, possa abbracciare ogni uomo.

Bella l’esortazione finale: “costruire sulle rovine”.

Insieme a Cristo, sulle rovine che noi lasciamo in questo mondo con il nostro peccato, siamo chiamati a costruire una nuova civiltà dell’amore (182), perché le nostre “opere” per poter “costruire” hanno bisogno di quella forza che l’Amore che sgorga dal cuore trafitto di Cristo può dare.

***

Allontaniamoci dalla tentazione di “bastarci”, abbiamo bisogno di Cristo: ripariamo i cuori feriti, esercitiamoci nella bellezza del perdono, nella fatica ma anche nella gioia di chiedere perdono, perché un cuore capace di compunzione può crescere nella fraternità e nella solidarietà, perché:

“chi non piange regredisce, invecchia dentro, mentre chi raggiunge una preghiera più semplice e intima, fatta di adorazione e commozione davanti a Dio, quello matura. Si lega sempre meno a sé stesso e più a Cristo, e diventa povero in spirito. In tal modo si sente più vicino ai poveri, i prediletti di Dio”.

La Chiesa ha bisogno di amore gratuito, per non sostituire l’amore di Cristo con cose e strutture caduche.

Solo l’Amore di Cristo “renderà possibile una nuova umanità.”

Diventiamo “prolungamento del cuore di Cristo”, con un’offerta di amore che farà “innamorare il mondo”.

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Lunedì 4 novembre 2024 si svolgeranno le celebrazioni della “Giornata dell’Unità Nazionale”, della “Giornata delle Forze Armate” e della “Commemorazione dei Caduti per causa di guerra o in servizio”.

Il programma che prenderà il via alle ore 9,45 prevede il ritrovo dei partecipanti presso il Monumento ai Caduti nei Giardini Pubblici dove si aprirà con le letture e i canti a cura delle Scuole casalesi ai quali seguirà la deposizione della corona di alloro e il discorso celebrativo del Sindaco.

Alle ore 10,30 i partecipanti si trasferiranno in corteo presso il Cimitero Cattolico Urbano dove assisteranno all’alzabandiera e alla deposizione della corona di alloro al Monumento ai Caduti situato presso il “Quadrato militare” al quale seguirà la celebrazione della Santa Messa al termine della quale verranno deposte le corone di alloro alle lapidi dei Caduti dislocate all’interno del Cimitero.

Le deposizioni delle corone di alloro ai Monumenti ai Caduti di Piazza Martiri della Libertà e delle Frazioni avverranno nel corso della prima mattinata.

 

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Le giornate di venerdì 1 e  domenica 10 novembre, sono dedicate alla celebrazione dei Defunti e del 106° anniversario della fine della prima guerra mondiale.

Per sottolineare il valore del Ricordo, la Città di Borgomanero con due manifestazioni,  coinvolgerà le Scuole e la cittadinanza.

Venerdì 1 novembre: la Giunta comunale deporrà un mazzo di fiori sulle lapidi dedicate ai Caduti presenti in Città e nelle frazioni.

Alle 11.30 nel cimitero capoluogo, unitamente alle Associazioni d’Arma, Alpini e Anpi, si terrà una deposizione di corone d’alloro alla lapide dei Sindaci e Amministratori e al monumento ai Caduti.

Domenica 10 novembre, alle 9.45 a Palazzo Tornielli raduno di autorità e Associazione d’Arma. Seguirà alle 10 la Messa alla Collegiata di San Bartolomeo.

Al termine della funzione religiosa, corteo per piazzale Marazza e omaggio al Monumento dei Caduti.

Celebriamo in queste giornate i Defunti e i Caduti di tutte le guerre; il nostro compito come cittadini  – ha sottolineato il Sindaco Sergio Bossie il rifiuto di ogni guerra, rinuncia che è presente in maniera esplicita nella nostra Costituzione; la Pace è una delle colonne sulle quali è edificata la nostra Nazione;  abbiamo il dovere di preservarla anche attraverso il ricordo e la commemorazione dei Caduti”.

La cittadinanza è invitata a partecipare ed esporre il tricolore.

 

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Incontri del Giovedì – Tema Centrale “Conoscere per Comprendere, per Condividere, per Costruire”

Gli incontri si svolgeranno presso l’Aula Magna del Seminario Arcivescovile – Piazza S. Eusebio 10, il giovedì con inizio alle ore 15.30.

“Tra geografie e geometrie spirituali…”

I prossimi incontri

24 ottobre 2024: don Salvatore Giangreco con Flavio Ardissone “Il Beato Don Secondo Pollo: ‘Dalla parte di Dio e degli alpini’”

7 novembre 2024: Alice Cometti “Guarino Guarini (1624 – 2024) – Fiaccolata universitaria”

14 novembre 2024: Bruno Casalino “Vercelli in celluloide: sale cinematografiche in città”

21 novembre 2024: dott.ssa Silvia Fazzo “Trasmissione filosofica e scientifica del pensiero: dall’esametro omerico al digitale”

28 novembre 2024: prof. Roberto Crosio “Franz Kafka: un autore davvero incomprensibile?”

5 dicembre 2024: prof. Cinzia Lacchia Visita al Museo Borgogna

12 dicembre 2024: dott. Alessandra Cesare “Gaspare De Gregory: ‘Istoria della vercellese letteratura ed arti’”

19 dicembre 2024: Luca Allorio con Barbara Rosetta “Concerto di Natale del Coro Viotti”

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