VercelliOggi
Il primo quotidiano online della provincia di Vercelli

Giovedì 20 aprile 2023, la classe 5SA del liceo delle Scienze Umane Gaudenzio Ferrari di Borgosesia ha fatto visita alla scuola dell’infanzia «Lidia Burocco» di Pray, dove è applicato il metodo educativo Montessori.

Qui è stato presentato alle allieve il metodo Montessori con i laboratori svolti: le studentesse hanno potuto osservare bambini di età compresa tra i 3 e i 4 anni all’opera nello svolgimento di vari tipi di attività, tra cui la lavorazione manuale della pasta sale, oppure la separazione di lenticchie dalla farina.

La classe ha dunque toccato con mano il fatto che grazie al metodo laboratoriale Montessori i bambini sviluppano più in fretta alcune capacità cognitive.

Il Liceo Ferrari ringrazia la Dirigente Dott.ssa Monica Bassotto e l’Istituto per aver ospitato le studentesse della classe quinta, che hanno così potuto godere di un’esperienza arricchente anche rispetto al loro indirizzo di studi.

Nicole Forte, 5SA

 

Redazione di Vercelli

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Il 13 aprile si è tenuto l’evento conclusivo del progetto “Passeggiate vercellesi” realizzato con la collaborazione di Gianluca Marino e il coordinamento dell’insegnante Anna Ricciardiello, per l’Istituto comprensivo Ferraris.

Oltre 100 alunni si sono riuniti in aula magna per consegnare gli elaborati realizzati al termine del progetto e i tanti biglietti di ringraziamento allo scrittore vercellese, noto autore dei libri “Vercelli misteriosa” e “Vercelli misteriosa 2”, oltre che di numerosi volumi dedicati ai misteri di altre città, non solo italiane.

È stato il Dirigente scolastico Rodolfo Rizzo a consegnare una targa di ringraziamento, anche per suggellare una collaborazione tra Marino e l’Istituto comprensivo Ferraris che prosegue ormai da 6 anni e ha portato alla realizzazione di lezioni in classe, per gli alunni della scuola primaria, finalizzate alla conoscenza di tradizioni e storie vercellesi legate a particolari periodi dell’anno e soprattutto alla organizzazione di passeggiate guidate nel centro storico, alla scoperta di luoghi misteriosi e antiche leggende.

Oltre duecento bambini dell’istituto, nel corso degli anni, hanno avuto occasione di approfondire le proprie conoscenze sulla storia e gli aneddoti vercellesi, grazie alla disponibilità, alla pazienza e alla competenza di Marino, che, di volta in volta, ha saputo modulare e scegliere lessico e linguaggio adatti ad accattivare l’attenzione e la curiosità degli alunni appartenenti alle varie fasce di età.

 

Redazione di Vercelli

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Domenica 30 aprile, alle ore 15.30 nella Sala Lunette del Museo Civico verrà presentata dopo il recente restauro, con un evento riservato, Testa di donna opera di Leonardo Bistolfi (1859-1933), acquisita dal Museo grazie alla generosa donazione da parte della signora Vanda Martelli vedova Bistolfi.

Il nuovo allestimento della scultura sarà visibile al pubblico a partire da lunedì 1° maggio con i consueti orari dei giorni festivi: 10,30-13,00/15,00-18,30.

L’iniziativa è la sintesi di una felice collaborazione tra il Soroptimist International Club di Casale Monferrato e il Museo Civico: nell’ambito del percorso di valorizzazione dell’opera di Bistolfi che il Museo ha intrapreso, il Soroptimist ha finanziato il restauro della scultura in gesso Testa di donna donata recentemente entrata a far parte del patrimonio museale.

Prosegue una lunga e proficua attività di valorizzazione e tutela dell’opera di Leonardo Bistolfi, patrimonio di tutta Casale Monferrato: la nostra città – così il Sindaco Federico Riboldiè oggi centro riconosciuto e autorevole per la tutela, lo studio e la promozione della storia e del percorso di questo grande personaggio, conterraneo del un passato che ancora oggi può incidere positivamente sul nostro contesto territoriale e sociale”.

Il soggetto raffigurato ben si presta a incarnare lo spirito del Soroptimist che per statuto intende valorizzare la figura e il lavoro delle donne.

In questo specifico caso, tale progetto è stato portato avanti da un gruppo di lavoro completamente al femminile: dalle socie del Soroptimist, al personale del Museo, alla restauratrice incaricata e alla funzionaria della Soprintendenza che, come prassi, ha autorizzato e seguito i lavori.

L’opera verrà esposta al pubblico nella Sala delle Lunette con un allestimento dedicato e inserendo la scultura nel percorso di visita del Museo, nell’ambito del progetto “Gli Imperdibili” intrapreso già da qualche anno per valorizzare e segnalare ai visitatori le opere di maggior pregio.

Anche la Testa di donna diventa così un “imperdibile” poiché la qualità della sua esecuzione, messa ancor più in risalto dall’intervento di restauro condotto da Maria Luisa Lucini, è davvero altissima.

L’Assessore alla Cultura Gigliola Fracchia afferma che: “L’Amministrazione Comunale e il Museo ringraziano sentitamente per la sensibilità e disponibilità dimostrata, tutte le socie del Soroptimist di Casale Monferrato, la guida turistica Tata Spada che, grazie alla sua sensibilità ed entusiasmo si è fatta tramite tra i due enti e Marco Palandella, light designer, per i preziosi suggerimenti che valorizzano un’opera straordinaria che oggi è patrimonio di tutti i casalesi, grazie all’eccezionale generosità della famiglia Bistolfi”.

In conclusione la presidente del Soroptimist International Club di Casale Monferrato Paola Bugatti: “Che bello quando la cultura dialoga con le associazioni presenti sul territorio e che rivolgono la loro attenzione ed il loro sentire al meraviglioso mondo dell’arte, un mondo che offre straordinarie opportunità di conoscenza, di crescita e di tutela e salvaguardia del patrimonio comune. La scelta di Soroptimist Club della nostra città di concorrere a riportare allo splendore originale, con un opportuno restauro, il busto di Donna Liberty dello scultore Leonardo Bistolfi va proprio nella direzione di collaborare fattivamente con il prezioso Museo cittadino ed insieme incarna lo spirito del nostro club teso a valorizzare la donna nella molteplicità dei suoi aspetti. La bellezza non è la negazione dei problemi del mondo, al contrario ci offre uno strumento di speranza: l’arte, in tutte le sue forme, ci può insegnare ogni giorno quello che è importante della vita”.

 

Redazione di Vercelli

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Bucino record nel “Trofeo Cral Banco Popolare”
Domenica 23 aprile il GC Cavaglià ha ospitato il “Trofeo Cral Banco Popolare Sez. Terr. di Novara” (18 buche, Stableford, 3 categorie). Da segnalare lo score di Simone Bucino vincitore nel lordo con 39 punti (65 medal, -3 sul par del campo).

Un ricco buffet offerto da Audi Selecar ha concluso la giornata.
Premiati. 1a categoria: 1° Lordo Simone Bucino Cavaglià 39, 1° Netto Paolo Schellino Cavaglià 38, 2° Netto Patrizio Ubezio Cavaglià 37, 3° Netto Daniele Tonso Cavaglià 37. 2a categoria: 1° Netto Luca Maccagno Cavaglià 39, 2° Netto Luca Zucchetti Cavaglià 38, 3° Netto Tommaso Cantele Biella Betulle 38. 3a categoria: 1° Netto Concetta Giannantonio Cavaglià 45, 2° Netto Antonella Cavagna Cavaglià 44, 3° Netto Elena Rossi Cavaglià 43. 1° Ladies Marinella Bacchetta Cavaglià 42. 1° Seniores Stefano Meggiorin Cavaglià 41

Pautasso nel “Cascina dal Pozzo by Marchisio Flavio”
Sabato 22 aprile al GC Cavaglià si è giocato la gara singola “Cascina dal Pozzo by Marchisio Flavio” (18 buche, Stableford, 3 categorie).
Premiati. 1a categoria: 1° Lordo Simone Bucino Cavaglià 34, 1° Netto Luigi Pautasso Cavaglià 37, 2° Netto Rohan Jay Silva Cavaglià 36. 2a categoria: 1° Netto Dario Borney Aosta Brissogne 41, 2° Netto Marco Bondenari Kavallotta 39. 3a categoria: 1° Netto Massimo Attadio Druento 37, 2° Netto Maria Jose’ Delfino Cavaglià 37. 1° Ladies Giuseppina Brignoli Cavaglià 36. 1° Seniores Giorgio Gandolfi Cavaglià 37

Giannantonio brilla nel Tourist Golf & Travel Cup
Martedì 25 aprile ha fatto tappa al Gc Cavaglià il circuito con finale nazionale Tourist Golf & Travel Cup (18 buche, Stableford, 3 categorie) che ha visto al via oltre 80 partecipanti.

Il miglior risultato netto assoluto con lo score di 46 lo ha realizzato Ketty Giannantonio che conquista un posto per la finale nazionale in programma ad ottobre al Golf Modena.
Premiati. 1a categoria: 1° Lordo Paolo Rossi Golf In Milano 36, 1° Netto Giorgio Andrigo Cavaglià 38, 2° Netto Lauro Bionaz Aosta Brissogne 37. 2a categoria: 1° Netto Rudy Perronet Val D’Ayas 44, 2° Netto Danilo Girivetto Gressoney 43. 3a categoria: 1° Netto Ketty Giannantonio Cavaglià 46, 2° Netto Enrica Aprile Cavaglià 42. 1° Ladies Elena Rossi Cavaglià 34. 1° Seniores Franco Panatero Cavaglià 41.
Nearest buca 6: Peretti Cucchi Filippo m. 0,58. Nearest buca 10: Papetti Lidia m. 2,59.

A Cavaglià lunedì 1 maggio il campionato biellese di doppio
Al Golf Cavaglià il mese di maggio si aprirà lunedì 1 con il Campionato Biellese di doppio giunto alla 9a edizione.

La gara, che sarà sponsorizzata dal Cappellificio Biellese 1935, vedrà i partecipanti si sfidarsi in una gara a coppie sulla distanza di 18 buche con formula “four ball” 4pm (medal).

Campioni uscenti Giovanni Tallia/Gabriele Davi nel lordo e Daniele Tonso/Mauro Ariel Blanc nel netto. Iscrizioni: 50€ pro capite incluso green fee, tassa iscrizione alla gara e rinfresco (per i soci Gc Cavaglià 20€).

Info e iscrizioni 0161/966771 – segreteria@golfclubcavaglia.it

A Cavaglià sabato il Dab Golf Trophy, domenica “Porta un amico al golf”
Il Golf Cavaglià si avvia verso un fine aprile denso di appuntamenti.
Sabato 29 aprile c’è in programma il 20° Dab Golf Trophy (18 buche Stableford, 3 categorie – iscrizioni soci Cavaglià e Gressoney 20€, esterni 70€) valido come interclub con Il Golf Club Gressoney. Prevista confezione di birra in omaggio a tutti i partecipanti e a fine gara e dopo la premiazione degustazione di birre e rinfresco con pasta.

Durante la giornata sarà possibile acquistare i biglietti della lotteria promossa dall’associazione benefica Arkè “Un dentista per amico”.

Domenica 30 aprile si giocherà la gara promozionale su 9 buche “Porta un amico al golf” (Louisiana 2 categorie: giocatore + neofita e giocatore+ hcp 54/tesserato GA).

Un’occasione ideale per avvicinare e far scoprire la nostra splendida disciplina a qualche conoscente facendogli vivere subito l’esperienza del campo.

Iscrizioni: socio giocatore 5€, esterno gara+green fee 9 buche 30€, neofita iscrizione gratuita.

 

Redazione di Vercelli

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Nelle giornate di sabato 22 e domenica 23 aprile 2023 si è tenuta presso il “Pala Loro Piana” di Borgosesia la 2^ edizione della “Monterosa Valsesia Cup”.

Competizione nata lo scorso anno con lo scopo di riuscire ad unire la promozione del territorio valsesiano e lo sport dopo lo shock pandemico che aveva provocato il blocco di entrambe i comparti, ha visto la partecipazione di numerose squadre da tutto il paese.

Il sabato della Ginnastica Artistica, dove le atlete si sono sfidate nei classici attrezzi sotto l’attento occhio di una giuria di livello nazionale, il pubblico era già nutrito, e il premio “Valsesia Cup” (quello della Ginnastica, appunto) è stato molto conteso.

Ma è stata la domenica quella al cardiopalma.

Con sette ore ininterrotte si sono susseguite numerose compagini nelle discipline del Cheerdance, prima, e del Cheerleading poi, per untotale di 56 routine.

Il trofeo Monterosa Cup (quello del Cheerleading e del Cheerdance) è rimasto in bilico fino all’ultimo esercizio, che si è svolto intorno alle 19.00, quando l’apertura era avvenuta alle 11.45.

La competizione è rientrata tra quelle promosse nel calendario stagionale della CSEN, l’Ente di Promozione sportiva che raggruppa il maggior numero di società in queste discipline in Italia e che continua a credere nella Valsesia e in questo modo di fare ed interpretare lo sport.

Durante l’evento, presentato da Carlo Stragiotti, è intervenuto infatti Riccardo Cavalieri, responsabile nazionale CSEN per il Cheerleading ed il Cheerdance e che ha permesso col suo operato di dare ampio respiro a questa competizione, coinvolgendo appunto tutta Italia.

Tra gli altri sono stati presenti l’Assessore con delega allo sport di Varallo Roberta Bonazzi, il Consigliere comunale di Borgosesia Franco Gilardi, il Sindaco di Prato Sesia Alberto Boraso ed il Consigliere di Fondazione Valsesia Onlus Piera Goio.

Molti sono stati anche i Partner pubblici a fianco dell’evento: oltre al Comune di Borgosesia quelli di Gattinara, Prato Sesia, Quarona, Varallo, l’Unione Montana Valsesia, la Provincia di Vercelli, la Città Metropolitana di Torino ed il Consiglio Regionale del Piemonte.

I circa 500 atleti, giudicati da una giuria internazionale presieduta dallo sloveno Artur Steffe, hanno composto una graduatoria molto articolata nelle varie categorie.

Per i senior, il Cheerdance ha visto la vittoria delle “Masmar Angels”, nella categoria Team Senior Freestyle, e delle “Rapallo Cheer”, nella categoria Team Senior Jazz. Nel

Cheerleading senior trionfo invece per i “Black Fusion”, nella categoria Group stunt Senior Cheerleading L4, e per i “Black Devils Survivor” nella categoria Group stunt Senior Cheerleading L6.

Momento storico invece per il Paracheer italiano.

I Wildcats Dreams sono stati i primi Cheerleader con disabilità a partecipare ad un evento competitivo nel nostro paese.

Frutto

del progetto sociale della Gym&Cheer di Prato Sesia “Conosciamo Cheer&Dance”, nato dopo l’esperienza dei Mondiali di Orlando del 2017, si sono distinti per aver portato un grande elemento di novità.

Da diverso tempo infatti una partnership proficua con Fondazione Valsesia Onlus e la Cascina Spazzacamini di Prato Sesia ha permesso di far approdare questi atleti nelle competizioni, accompagnati per l’occasione dagli operatori della struttura Andrea e Martina.

Un’esperienza, questa, resa possibile con la collaborazione di moltissime persone: Artur, Carlo, Daniela, Riccardo, Silvia, Stefano, Simone, Tiziano, Valentina, gli Enti Locali, la CSEN, il Valsesia Basket, i volontari della Croce Rossa, la Fondazione Valsesia, i genitori, i coaches, le società intervenute e la dedizione degli atleti.

Ma con il sempre fondamentale supporto della famiglia Zanolo, nelle persone di Donato e Stefania, che con grandissimo impegno e sacrificio hanno reso possibile la creazione, e la continuazione, di quest’evento.

Al prossimo anno… con Monterosa Valsesia Cup!!

Redazione di Vercelli

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All’incontro lionistico del 18 aprile è stato gradito ospite Don Damiano Pomi, Parroco di Ghemme, per presentare un Santo “valsesiano” poco conosciuto: San Defendente.

Il volume: Cappella di San Defendente in frazione Giacomolo ad Alagna Valsesia, la cui pubblicazione nel 2018 è stata promossa dallo Sportello Linguistico del Comune di Alagna e dal Lions Club Valsesia, nacque da una vicenda rocambolesca.

Nel 2013 l’allora Vice Sindaco di Alagna, Roberto Veggi, ricevette una telefonata dalla Ditta Nicola Restauri di Aramengo che lo informava di aver ritrovato nei depositi tre tele che giacevano dimenticate dal 1968, consegnate dall’allora Soprintendente Noemi Gabrielli, perché gravemente danneggiate dall’umidità e invase da muffe, attendendo disposizioni per il restauro dall’allora Parroco di Alagna, Don Francesco Gatti.

Si trattava delle tre tele dell’oratorio di San Defendente in frazione Giacomolo.

Nel 2016 si riuscì a reperire la somma necessaria per il restauro, cui il Lions Club Valsesia contribuì generosamente.

Il lavoro fu completato nel 2017 e le tre tele furono collocate nella chiesa parrocchiale, mentre delle copie furono collocate nella posizione originale nell’Oratorio della frazione Giacomolo.

Don Damiano Pomi, che fa parte della Commissione Diocesana Arte Sacra, partendo dalla “Felice sintesi che si è realizzata ad Alagna tra recupero, valorizzazione e conservazione” ha condotto “Sulle tracce di San Defendente”, santo molto venerato a livello cultuale, come testimonia la presentazione popolare: “San Defendente protegge dall’acqua pendente, dal fuoco ardente, dalla neve cadente, dal sasso pendente e dalla cattiva gente”, praticamente da tutti i pericoli che la gente di montagna può incontrare: “Un Santo che seppe riassumere dal punto di vista devozionale la concretezza della vita della gente di montagna di un tempo”.

L’iconografia lo presenta in abiti militari lo si invoca contro la ferocia dei lupi e la violenza degli incendi”, scriveva il venerabile vescovo Carlo Bascapè nella sua descrizione della Diocesi di Novara percorsa durante le visite pastorali, ed è tornato d’attualità oggi che tanto si parla dell’aumento del numero dei lupi.

La Valsesia, rispetto agli altri luoghi della diocesi gaudenziana, possiede il primato numerico di luoghi di culto intitolati a San Defendente, uno dei martiri della famosa “Legione Tebea”.

Secondo la “tradizione”, ciò che viene tramandato, la Legione Tebea, capitanata da San Maurizio, era composta da un gruppo di soldati reclutati nel nord Africa, dall’Egitto alla Mauritania, spostati tra Valle d’Aosta e Vallese Svizzero, a presidio dei confini minacciati dai barbari.

La cosa singolare è che questi soldati con molta probabilità erano mori, mentre l’iconografia ce li presenta sempre biondi e con gli occhi azzurri.

Defendente sarebbe stato uno dei soldati della Legione Tebea: Don Damiano ha ricordato che da recenti ricerche è emerso che esiste una città egiziana chiamata Defendent, vicina al luogo di provenienza dei legionari tebei e ciò spiegherebbe il nome del Santo.

Nella “Passio” riportata dal vescovo di Lione, Eucherio, si narra che il vescovo di San Teodoro o Teodulo, avrebbe scoperto il luogo dove furono sepolti i martiri della Legione Tebea – uccisi perché, essendo cristiani, in prossimità di una battaglia si erano rifiutati di fare i sacrifici propiziatori agli dei – diffondendone così il culto in tutto il Vallese e in Gallia.

La tradizione fa risalire a Teodoro la costruzione nel 381 del primo santuario dedicato a san Maurizio e ai legionari della legione Tebea, ampliato nel V secolo.

San Maurizio divenne il protettore degli stati sabaudi, tanto che nel 1583 parte delle reliquie di San Maurizio furono traslate al duomo di Torino, nella Cappella della Sindone: “La monumentale chiesa di Vocca, che è dedicata a San Maurizio, conserva testimonianze iconografiche importanti, e una statua ottocentesca con il Santo a cavallo, unica statua equestre in Valsesia”.

Defendente nell’iconografia veste abiti militari e ha come attributo la mazza ferrata, il suo culto e la sua venerazione nelle nostre terre è molto intensa: “A Varallo l’oratorio della Mantegna all’entrata della città e quello di Scopelle all’uscita, sono entrambi dedicati a San Defendente, che salvaguardava anche dalle epidemie del bestiame ed era il protettore dei panettieri: a Novara è venerato nella chiesa di Sant’Eufemia, tra le più antiche della città, che ospitava la corporazione dei panettieri”.

Don Damiano ha poi citato molti dei luoghi in cui il santo è venerato, soffermandosi sulla Valsesia e descrivendone le molte testimonianze iconografiche.

Elisa Farinetti ha contestualizzato la Frazione Giacomolo, con la cappella dedicata a San Defendente che sorge accanto alla casa seicentesca della famiglia De Henricis e l’antico oratorio di San Bartolomeo, studiati utilizzando documenti dell’archivio familiare e tratti dalle Visite Pastorali.

Al termine della relazione il socio Ing. Pier Luigi Moretta ha ricordato che Don Damiano è anche co-autore di un volumetto dedicato alla chiesa di san Grato a Borgosesia, pubblicato dal Lions nell’anno di Presidenza di Bruno Ottone, e, congratulandosi con il brillante oratore che sta concludendo un prestigioso percorso di studi a Roma, gli ha chiesto di parlare di un “mistero valsesiano”: lo scomparso Giudizio Universale di Gaudenzio, che si sarebbe trovato nella controfacciata di Santa Maria delle Grazie a Varallo.

Il Giudizio Perduto esisteva, non sappiamo se fosse ad affresco, o piuttosto una grande tela: dai saggi esperiti sulla parete non sono emerse tracce, dalla tesi di Erica Bernardi sarebbe stata segnalata in Valtellina la presenza di una tela gaudenziana con questo soggetto, che nel 1860-70 era di proprietà della famiglia Pallavicino, ma non è ancora stata rintracciata. Il Giudizio Universale di Zuccaro, dipinto dal Cavallazzi potrebbe essersi ispirato a quello di Gaudenzio.”.

Al termine dell’incontro, con il guidoncino del Lions, a Don Damiano e ad Elisa Farinetti sono state offerte pubblicazioni patrocinate dal Lions Club Valsesia, che da sempre si distingue per l’attenzione al territorio, alla sua arte e tradizione.

Redazione di Vercelli

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Valsesia e Valsessera

Una cerimonia per non dimenticare il passato e proiettarsi verso il futuro.

Questa è stata la celebrazione della Festa della Liberazione, in occasione del 25 aprile a Borgosesia.

In prima mattinata, Autorità, Partigiani, Associazioni combattentistiche e d’arma e cittadinanza si sono dati appuntamento davanti al Municipio.

Da lì, accompagnato dalla Banda Musicale cittadina, il corteo si è recato ad Aranco per la deposizione della corona d’alloro al Monumento dei Caduti.

Il gesto simbolico si è ripetuto davanti al Monumento della Torre campanaria e al quello dei giardini pubblici.

Il sindaco borgosesiano Fabrizio Bonaccio ha fatto gli onori di casa, sottolineando l’importante significato di questa data.

E’ seguita la toccante orazione della professoressa Elisabetta Dellavalle, consigliere dell’Istituto per la storia della Resistenza nel Biellese, nel Vercellese e in Valsesia.

Tante le persone intervenute per questo appuntamento.

La mattinata si è conclusa con la Santa Messa in Chiesa parrocchiale, celebrata da don Gianluigi Cerutti.

Si è così rinnovata una commemorazione che serve per ricordare e sensibilizzare i più giovani.

Di seguito: il video con alcuni scampoli dei brani musicali offerti dalla banda e, a seguire, tra poche righe, il testo dell’intervento integrale della Prof. Dellavalle.

***

Odio gli indifferenti.

Orazione ufficiale 25 aprile 2023

Città di Borgosesia
di Elisabetta Dellavalle

 

“Odio gli indifferenti.

Credo che vivere voglia dire essere partigiani.

Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano.

L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita.

Perciò odio gli indifferenti.

L’indifferenza è il peso morto della storia.

L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera.(…)

Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente.

Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?

Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti.(…)

Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo.

E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini.

Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano.

Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”.

Nel febbraio del 1917 Antonio Gramsci si rivolge ai giovani con un numero unico del giornale socialista ‘La Città futura’.

E’ un testo profetico, nel quale con forza quasi disumana l’autore anticipa ciò che sarebbe accaduto di lì a poco, nel Ventennio fascista.

Rileggendo affermazioni come ‘La massa degli uomini abdica la sua volontà’ e ‘Lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare’ e ‘Lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare’ ci ritroviamo nella nostra piena attualità, contrassegnata da un pericoloso assenteismo elettorale, atteggiamento ‘indifferente’ che apre la strada alla realtà dell’oggi.

Gramsci, profetico, più di un secolo fa segnava la strada.

Noi poco attenti, indifferenti. Siamo ‘la massa che ignora, che non se ne preoccupa’. Pensiamo che ciò che è stato non possa tornare, crogiolandoci nei successi di chi ci ha preceduti. Nulla di più sbagliato, la Storia ci insegna quanto sia facile reiterare gli errori del passato, soprattutto quando ‘l’indifferenza strozza l’intelligenza’.

Invece la ‘città futura’ idealizzata da Gramsci è costruita da tutte e da tutti, è ‘intelligente opera dei cittadini’ che ‘non piagnucolano o bestemmiano’ e ‘non stanno alla finestra’ a guardare i ‘pochi che si sacrificano e che si svenano’ per il bene comune.

Ecco, oggi siamo qui proprio per questo.

Per ricordare e ringraziare chi non è stato alla finestra.

Ecco perchè mi onora nel profondo essere qui con voi, oggi, 25 aprile 2023 nel 78° anniversario della Liberazione. Per questo ringrazio tutte le autorità presenti, ecclesiastiche, militari e civili e soprattutto l’Anpi di Borgosesia, che mi ha gentilmente invitata. Ringrazio anche voi, per la partecipazione e la condivisione. Voi che appartenete a questa comunità tanto toccata dalla ferocia nazifascista e avete patito, tra l’inverno del 1943 e l’estate del ’44, stragi efferate compiute ai danni di partigiani e di civili. Commemoriamo quindi i martiri di Borgosesia: fucilati contro il muro della chiesa di Sant’Antonio il 22 dicembre 1943, in piazza Frascotti l’11 aprile del 1944 e l’18 luglio del 1944 presso il Cimitero di Borgosesia. I morti delle retate del 19 luglio 1944 a Rozzo, Lovario, Bastia, Marasco, e Borgosesia e quelli della ‘Battaglia di Romagnano’, che si svolse il 16 marzo del 1945 in 3 luoghi: Fara, Romagnano e Borgosesia.

Nello scorrere le biografie di questi nostri partigiani salta subito all’occhio la loro data di nascita, molti sono ragazzi: hanno 16, 17, 18 anni, e vengono fucilati da adulti senza vergogna.

Mi onora essere qui con voi a ricordarli stamattina. Mi onora come cittadina, come parte della comunità di queste belle montagne della Valsesia e come nipote di partigiano caduto in battaglia: i miei nonni Cristina e Flaminio Dellavalle erano di Civiasco e il loro primogenito, mio zio Antonio Dellavalle, è caduto in Istria, dov’è ancora sepolto, nel gennaio del 1944. Anche lui non aveva ancora compiuto 17 anni. Scappato dalla casa di Vercelli per non subire la chiamata dell’esercito repubblichino alla leva del ’27 e per partecipare alla costruzione di ‘un mondo migliore’, prende il nome di battaglia’ Enrico’ in onore di suo cugino, Enrico Dellavalle, poi caduto all’Alpe Fej.

“Cari genitori, dopo lungo preparamento e meditazione ho deciso di abbandonare per un dato tempo Vercelli, per motivi che vi spiegherò in seguito e a suo tempo, non preoccupatevi della mia indeterminata assenza e non pensate male di me.

“Avrete presto mie notizie, in quanto al mio impiego avvertite il mio principale che non ci vado più a lavorare, e vi prego di ritirare il mio libretto e di consegnare il distintivo e il lasciapassare diurno. Parto in compagnia e prego inoltre voi con tutto il cuore di non parlare con nessuno della mia partenza. Tanti saluti e arrivederci a presto. Antonio

P.S. Non avvertite la Questura che al giorno d’oggi è un Comando Tedesco e certo voi dubitate il posto della mia destinazione”.

La scomparsa da casa e poi la morte di Antonio, come tanti partigiani poco più che un bambino, fu la ferita aperta nel cuore della famiglia, l’assenza ‘acuta presenza’ che mi ha insegnato fin da bambina da che parte stare, senza se e senza ma.

Una piccola storia famigliare che, identica a quella di decine di migliaia di altre piccole storie famigliari, ha contribuito a creare l’Italia com’è oggi: Repubblicana, Democratica e soprattutto Libera.

Sono qui insieme a voi per ribadire fortemente che anche lui, come i 45.000 partigiani caduti in  battaglia, non è morto invano. Non è stato alla finestra. Sono usciti di casa ed hanno iniziato a Resistere.

Anche se, come sempre ci ricordava l’amato Pertini,“l’antifascismo nasce nel 1919 contro le prime malefatte dei Fasci di Combattimento”, è dall’8 settembre 1943, proprio come sperava Gramsci, che soprattutto i giovani prendono consapevolezza dell’importanza del  ‘fare’ e a credere nella Resistenza e nei suoi valori fondanti.

“Edda, mi hanno condannato alla morte, mi uccidono; però uccidono il mio corpo non l’idea che c’è in me. Muoio, muoio senza alcun rimpianto, anzi sono orgoglioso di sacrificare la mia vita per una causa, per una giusta causa e spero che il mio sacrificio non sia vano anzi sia di aiuto nella grande lotta. Di quella causa che fino a oggi ho servito senza nulla chiedere e sempre sperando che un giorno ogni sacrificio abbia il suo ricompenso. Per me la migliore ricompensa era quella di vedere fiorire l’idea che purtroppo per poco ho servito, ma sempre fedelmente”: quando Bruno Frittaion, nome di battaglia Attilio, scrive alla sua amata Edda ha 19 anni, dopo l’8 settembre lascia la scuola per le montagne e le SS italiane lo catturano e lo fucilano a Terceto, Udine, il 31 gennaio 1945. Pochi mesi ancora e ce l’avrebbe fatta: avrebbe visto, in quel 25 aprile del ‘45, ‘fiorire l’idea che ha servito fedelmente, purtroppo per poco’. Nel leggere e rileggere queste toccanti ‘Lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana’ lascia sempre stupiti la forza e la speranza che da esse traspare: stanno per essere uccisi, hanno subito sofferenze e patimenti, eppure sono loro a consolare chi resta, a mandare messaggi di speranza per un futuro chiaro e luminoso, a dettare le regole di un Mondo migliore. ‘Non un libro ma un’Azione’, non a caso così lo definisce il poeta e saggista Franco Antonicelli.

A volte ci si sente un po’ in colpa nei loro confronti: non sempre siamo stati, o siamo, all’altezza delle loro aspettative. Non li abbiamo ascoltati a dovere.

“Una idea è una idea e nessuno la rompe. A morte il fascismo e viva la libertà dei popoli.”: anche Luigi Ciol, il partigiano ‘Resistere’, ha 19 anni come Bruno quando scrive questa iconica frase, sinossi totale di tutto l’antifascismo. Anche lui viene ucciso a pochi giorni dalla Liberazione, quando la ferocia nazifascista si fa più cupa, il 9 aprile del 1945. Trovo eccezionale la semplicità con la quale questo ragazzo dapprima scelga come nome di battaglia, che tra i partigiani è il simbolo di appartenenza e di identità talmente forte da sostituire quello di battesimo, l’essenza stessa della sua azione, il suo ‘Resistere’, e poi riesca a dire con tanta semplicità estrema l’unica, grande, verità: le idee buone, giuste, umane, non solo non muoino mai ma neppure si rompono. E la sua lettera termina con un gioioso ‘Viva la libertà dei popoli!’. Eccola qui, la vera Resistenza: non importa quanti ne ucciderai, la loro idea resta lì, nell’aria che tutti respiriamo, della quale tutti ci nutriamo. Un’idea dalla quale nasce la nostra Costituzione.

« Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione”: avrete riconosciuto questa frase, è Pietro Calamandrei che ricorda alle nuove generazioni la strada che devono percorrere: tornare alle radici della nostra Democrazia, la Resistenza, per studiare e rispettare la nostra Costituzione.

Mi piace ricordare che l’esigenza di una Costituzione nasce ancor prima dell’Italia repubblicana: il 16 ottobre 1943 il CLN, Comitato di liberazione nazionale, da poco costituito e ancora operante in clandestinità, la chiede con forza a Vittorio Emanuele III che si rifiuta. Nella seguente fase luogotenenziale grazie al nuovo Presidente del Consiglio Bonomi e i partiti del CLN da una parte, e il Re, dall’altra – mediazione di Enrico De Nicola – nasce la “Costituzione provvisoria” che all’art.1 reca un impegno a deferire le fondamentali scelte costituzionali al popolo italiano, “che a tal fine eleggerà, a suffragio universale diretto e segreto, una assemblea Costituente per deliberare la nuova Costituzione dello Stato”.

La Costituzione, quindi, è la Madre della nostra Repubblica ma è la figlia, forse la figlia maggiore, la più salda e fedele, della Resistenza.

A scriverla, come sappiamo, i 556 membri eletti all’Assemblea nel corso del referendum del 2 giugno 1946: una data storica, la data fondante della nostra Nazione, perché quella data stabilisce una linea precisa tra il Prima e il Dopo.

La linea precisa tra Fascismo e Antifascismo, come ci ricorda il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky in merito all’assenza della parola “antifascismo” dalla Carta Costituzionale:”Se manca ‘antifascismo’ è ben presente la parola ‘fascismo’, legata al suo divieto radicale. La dodicesima disposizione transitoria della Costituzione fa divieto di ricostituzione del disciolto partito fascista, sotto qualunque forma. Richiamo l’attenzione su ‘sotto qualunque forma’: i nostri padri costituenti erano ben consapevoli che era una questione di sostanza, non di forma”.

Il 2 giugno 1946 è dunque la linea precisa tra Monarchia e Repubblica, la linea precisa tra Dittatura e Democrazia, la linea precisa tra Discriminazione e Uguaglianza: votano infatti, e per la prima volta con un ritardo storico vergognoso, anche le donne: molte di loro, soprattutto le giovani del centro nord, votano per la Repubblica ed hanno contribuito fattivamente alla guerra di Liberazione. Incuranti dei divieti ancestrali di padri, fratelli e mariti, le donne corrono alle urne con percentuali incredibili, la loro presenza fu altissima:  soprattutto al Sud e nelle Isole superò quella maschile.

Da non credere. Era la fine del Silenzio.

Donne che votano le Donne. Anche se le elette all’Assemblea Costituente, quelle che chiameremo le ‘madri della Repubblica’, sono solo 21 su 556 componenti, cioè il 3,78%, rappresentano, nelle giuste percentuali tutto il variegato mondo politico del tempo, il Partito Comunista e quello Socialista, la Democrazia Cristiana e il Partito dell’Uomo qualunque, e tutte le classi sociali e le professioni. Quattordici sono laureate e molte sono insegnanti, giornaliste, una è sindacalista, un’altra casalinga. Sono persone comuni diventate straordinarie, sbalzate anche loro nella Storia dalla ribellione morale al fascismo, dalla attività clandestina nei Gruppi di difesa della donna, nella Croce rossa o nel Soccorso rosso, nei gruppi partigiani combattenti. Per molte di loro scrivere la Costituzione è il giusto approdo di tante lotte e sacrifici. Molte di loro hanno fatto dell’antifascismo una regola morale di vita ben prima dell’inizio della guerra. Come Adele Bei che, condannata nel 1934 dal Tribunale speciale a 18 anni di carcere per attività antifascista, così risponde ai giudici del Tribunale fascista che la spingono a denunciare i compagni facendo leva sui suoi figli piccoli restati in Francia:“Non pensate alla mia famiglia, qualcuno provvederà, pensate invece ai milioni di bambini che, per colpa vostra, stanno soffrendo la fame in Italia”. Un coraggio che non si aspettano da una donna. E lei non parla. Partigiana combattente a Roma con il grado di capitano e Croce di guerra al valor militare. Lunga vita di impegno la sua, tra la politica con il PCI, unica donna nel primo Senato e due volte deputato, e la CGIL. Sempre in lotta per il bene dei lavoratori, delle famiglie e, con avveniristica visione, per una degna riforma del sistema carcerario. Partigiana fino all’ultimo, come tutte le altre. Come tutte queste donne che hanno portato nella nostra Costituzione la potenza e il coraggio delle loro idee. Anche nella Commissione dei 75, che ha il compito di redigere il testo finale, le donne sono pochissime: 5 su 75, appunto. Tre di loro sono partigiane combattenti: Teresa Noce, detta Estella,  Maria Federici e Nilde Jotti, che resterà in Parlamento 53 anni e sarà per ben tre volte rieletta Presidente della Camera. Le altre sono Angela Gotelli, che si batte per i diritti delle donne e Lina Merlin, che dona il suo nome alla Legge che abolisce la prostituzione legalizzata in Italia. Di lei mi piace raccontarvi anche, amica fedele di Giacomo Matteotti, dopo il suo brutale assassinio viene arrestata 5 volte in due anni e che nel 1926, l’anno delle Leggi Fascistissime, viene licenziata perché come insegnante si rifiuta di prestare il giuramento di fedeltà al regime, obbligatorio per gli impiegati pubblici. Atti di semplice e puro eroismo. Atti di chi sa da che parte stare.

Vi invito ad approfondire le biografie di ognuna di queste 21 donne con più calma, perché nelle loro storie personali, storie eroiche di donne comuni, possiamo ritrovare lo spirito stesso della Resistenza, tanto faticoso quanto femminile.

Nel concludere torniamo all’inizio: vent’anni dopo aver scritto ‘Citta Futura’, in una data nuovamente profetica, il 25 aprile 1937, proprio nel giorno in cui sarebbe stato scarcerato dopo anni di detenzione politica, Antonio Gramsci viene colpito da un’emorragia cerebrale. Muore due giorni più tardi, il 27 aprile e il giorno successivo, sotto una pioggia scrosciante, viene cremato al Verano, le ceneri portate al cimitero acattolico di Roma.

“Non posso, in ultimo, non ricordare i patrioti coi quali ho condiviso le galere del tribunale speciale, i rischi della lotta antifascista e della Resistenza. Non posso non ricordare che la mia coscienza di uomo libero si è formata guardando sempre ai luminosi esempi di Giacomo Matteotti, di Giovanni Amendola e Piero Gobetti, di Carlo Rosselli, di don Minzoni e di Antonio Gramsci, mio indimenticabile compagno di carcere. Ricordo questo con orgoglio, non per ridestare antichi risentimenti, perché sui risentimenti nulla di positivo si costruisce, né in morale, né in politica”:da queste parole resistenti del partigiano Sandro Pertini, alle parole partigiane del resistente Sergio Mattarella che, in visita a Birkenau lo scorso 18 aprile ha sottolineato come L’odio, il pregiudizio, il razzismo, l’estremismo e l’indifferenza, il delirio e la volontà di potenza sono in agguato, sfidano in permanenza la coscienza delle persone e dei popoli”.

Indifferenza, Costituzione, Repubblica eccole le parole, le pietre miliari di oggi: grazie alla Lotta partigiana contro l’Indifferenza l’Italia antifascista e libera ha saputo scrivere la Costituzione più bella del mondo e, grazie al sacrificio di chi non è stato alla finestra, è stata costruita questa nostra Repubblica: magari un po’ affaticata e smemorata ma per sempre Democratica, Libera e Antifascista!

Salutiamoci con le ultime parole del partigiano Mingo, Domenico Fiorani, fucilato dai fascisti a piazzale Loreto il 10 agosto del 1944.

Uno dei 45.000 che non stettero a guardare.

“Pochi istanti prima di

Morire a voi tutti gli ultimi

Palpiti del mio cuore

W l’Italia!”

Elisabetta Dellavalle

Borgosesia, 25 aprile 2023

Redazione di Vercelli

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Vercelli Città

Resterà un 25 Aprile da ricordare, quello celebrato a Vercelli in questo 2023 così capace di evocare i temi della pace e della guerra.

Di richiamare a ciascuno i rischi che l’omologazione dell’oblio porta con sé, la sicura deriva autoritaria cui conduce l’ “indifferenza” di gramsciana memoria e che, sempre oggi, ma a Borgosesia, ha rappresentato l’efficacissimo incipit della prolusione affidata a Elisabetta Dellavalle, nella parallela circostanza ove si è riunita la Valsesia per celebrare il 78.mo Anniversario della Liberazione.

Ma quello di Vercelli resterà un 25 Aprile da ricordare soprattutto per due motivi: una partecipazione popolare che, a memoria di chi scrive, da anni non si vedeva più e la prolusione offerta dal palco di Parco Camana dall’Oratore ufficiale della giornata, il giornalista Gad Lerner.

Per rinvenire un momento di pari livello, anche se di altro “genere letterario”, bisogna tornare al 2019, quando ci parlò il Prof. Alessandro Barbero.

Ma, Gad Lerner ha – per dir così – “attualizzato” con aderenza ad alcune suggestioni dell’ora la lezione scritta con il sangue di tanti martiri, di tanti ragazzi, che hanno offerto la vita perché noi potessimo vivere liberi.

E, allora, non si può che porre al centro di queste note quelle parole chiare sulla “bugia” rappresentata dall’idea che, aumentando, come anche il nostro Paese sta facendo, le spese militari, si lavori per la pace.

Una grande bugia che è, senza afasie e con anelito pedagogico profetico, sempre come tale smascherata anche dalla semplice e disincantata grandezza di Mons. Luigi Bettazzi, Vescovo emerito di Ivrea.

Sicchè, cogliendo la nota suggerita dall’Oratore di oggi: “io sono ebreo e mi unisco all’assemblea, quando si celebra la Messa in queste occasioni quando, dopo la preghiera del Padre Nostro, ci si scambia il segno di pace”, non si può fare a meno di notare come sia, in fondo, semplice, al di là delle differenze confessionali, capire meglio il significato di quella invocazione e orazione di “pace in terra agli uomini  di buona volontà o, come il Canone oggi dice: amati dal Signore”.

Amati dall’unico Padre di tutti.

Ancora un’allusione all’attualità, questa volta capace di procurare, nei giorni scorsi, qualche agitazione e scarica adrenalinica (peraltro, di ben modesta flussometria), nel ben più circoscritto perimetro di una politica locale che è fatta così, e amen, inutile prendersela più di tanto.

Vi è stato chi ha voluto vedere in questa presenza del noto giornalista, Oratore di oggi, un elemento “divisivo”, forse politicamente troppo connotato.

Ma a Gad Lerner sono bastati un paio di colpi d’ala magistrali per volare alto e disperdere nello spazio sia le polemiche, sia i polemisti.

Anche questa sapida parte del discorso è integrale nel video.

Più volte sottolineato dagli applausi a scena aperta tributati dal pubblico, l’intervento di Lerner è stato salutato da una vera e propria ovazione e l’oratore è subito stato circondato da tanta gente che gli ha voluto stringere la mano, oltre che, naturalmente, assicurarsi l’immancabile selfie.

Video che ripropone altresì, sempre integrale, l’omelia dettata da Mons. Luigi Cavallone, Vicario episcopale per i rapporti con le Istituzioni, nel corso della S.Messa celebrata anch’essa in Parco Camana.

L’Arcivescovo di Vercelli, Mons. Marco Arnolfo, da qualche giorno si trova, infatti, in Kenia, alla nostra missione di Isiolo, recentemente elevata al rango di Diocesi.

Il Sindaco, il Presidente della Provincia ed il Prefetto di Vercelli, Lucio Parente, si sono, invece, fatti sostituire perché impegnati a Cuneo, città che ha ricevuto la visita del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, per la celebrazione nazionale della Festa della Liberazione.

Al posto del Rappresentante del Governo per la provincia di Vercelli, ha svolto l’intervento introduttivo il Vice Prefetto Vicario, Cristina Lanini.

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Anche quest’anno ha onorato la manifestazione, con la propria presenza uno dei due Partigiani ancora viventi, Renato Giara (nome di battaglia: Sorcio), che lo stesso Gad Lerner ha salutato con affettuosa deferenza.

Non presente, invece, ma solo perché oggi impedito, l’altro testimone del tempo che è sempre con noi, Luigino Malinverni, che aveva preso il nome di battaglia di “Franco”.

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Come sempre, anche nel pomeriggio di oggi ai Cappuccini, si sono ricordati i Martiri della Frazione che hanno offerto la vita in olocausto nella lotta partigiana: l’orazione ufficiale è stata affidata ad Enrico Pagano, Direttore dell’Istituto per la Storia della Resistenza di Vercelli, Biella e Borgosesia.

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Come abbiamo detto, in un servizio a parte, il video e la gallery di Borgosesia.

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Il termine del mese di aprile e l’inizio di quello di maggio si prospettano ricchi di per il Rainbow Team: da venerdì 28 aprile a lunedì 1° maggio il pilota casalese Oleg Bocca farà infatti il suo esordio assoluto nel Mondiale Endurance di Formula 4 alla Sei ore di Mons, in Belgio.

Un appuntamento importante che vedrà il giovane piemontese far parte dell’equipaggio internazionale selezionato dal Team VSI difendendo i colori della storica scuderia di Casale Monferrato nella prima gara della stagione.

La scelta di ‘investire’ sul driver casalese è frutto dell’ottimo lavoro che ormai da anni il Rainbow Team porta avanti a livello giovanile e delle eccellenti performance messe in mostra nella passata stagione proprio da Bocca.

E tra qualche giorno l’astro nascente della motonautica italiana correrà con l’imbarcazione numero 6 – prima gara domenica 30 aprile e la seconda lunedì 1° maggio (entrambe da 6 ore) – insieme con l’ungherese Attila Horvat e il norvegese André Solvang, che completano, per l’occasione, una squadra di caratura internazionale voluta dalla scuderia francese.

Al suo fianco, in Belgio, ci saranno il team principal e il team manager del Rainbow Team Fabrizio ed Elisa Bocca: «La sfida che ci prepariamo ad affrontare si preannuncia complicata ma anche molto stimolante – ammette Fabrizio, già campione del mondo di Formula 1 nel 1992 -. I nostri colori saliranno alla ribalta internazionale e Oleg si confronterà per la prima volta con questa categoria di gara: sarà un’occasione importante per valutare la preparazione di tutto il team in questi e nei futuri eventi».

«La nostra attenzione è sempre rivolta all’avvenire della nostra disciplina con un occhio di riguardo al nostro territorio – spiega Elisa Bocca – ma anche a dare il meglio in tutte le competizioni a cui il Rainbow Team prende parte con i suoi piloti. E a maggior ragione questo celebre palcoscenico sarà un’esperienza che ci aiuterà a crescere e migliorare già in vista dei prossimi appuntamenti di questa stagione».

E intanto, proprio a livello locale, continuano ad arrivare attestati di valore per la scuderia arcobaleno che lo scorso sabato 22 aprile, a Palazzo San Giorgio a Casale Monferrato, ha ricevuto la benemerenza dalla Consulta comunale dello Sport, per i risultati raggiunti nel biennio 2020 – 2022.

 

Redazione di Vercelli

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Domenica 30 aprile alle 17.00, nel Salone Vitoli del Museo Civico di Casale Monferrato, si terrà il concerto di apertura della XXV Edizione di “Echos”, con il Quartetto d’archi della Filarmonica Teatro Regio Torino.

Il concerto si terrà nello stesso giorno e nello stesso luogo dove, nel 1999, si tenne il primo appuntamento della prima edizione del festival.

L’Assessore alla Cultura Gigliola Fracchia afferma: “Poter ritrovarsi per condividere un concerto di qualità nel solco di ‘Echos’, nel luogo in cui tutto ebbe inizio è particolarmente significativo per tutta la Città, oltre che per l’Amministrazione civica: la sensibilità comune e l’attenzione verso il territorio e la cultura ci portano a valorizzare sinergie come questa che riescono a consolidarsi nel tempo proponendo cultura e interagendo con il patrimonio locale. Siamo lieti per questa fruttuosa continuità”.

Il Quartetto d’archi della Filarmonica Teatro Regio Torino ha come primo violino Sergey Galaktionov, spalla dell’orchestra torinese.

Galaktionov ha collaborato come spalla anche con l’Orchestra Filarmonica del Teatro alla Scala di Milano e la Melbourne Symphony Orchestra ed è membro della Mahler Chamber Orchestra.

Ha suonato con artisti come Claudio Abbado, Michail Pletnev e Massimo Quarta e ha suonato come solista in sale prestigiose come la Salle Gaveau di Parigi, la Sala Cajkovskij di Mosca e la Suntory Hall di Tokyo.

Accanto a lui ci saranno Amedeo Cicchese, primo violoncello del Regio, vincitore di oltre 30 concorsi nazionali e internazionali tra i quali il Premio Trio di Trieste e il Vittorio Gui che gli hanno valso il prestigioso “Premio Sinopoli”, consegnatogli personalmente dal Presidente Giorgio Napolitano; Ekaterina Gulyagina, violinista che ha lavorato per la Filarmonica della Scala, I Pomeriggi Musicali, la Mahler Orchestra, collaborando con musicisti come Bernard Haitink, Claudio Abbado e Bruno Giuranna; Enrico Carraro, prima viola dell’Orchestra e della Filarmonica TRT con la quale ha suonato in alcune tra le sale più importanti (Carnegie Hall di New York, Marinskij Theatre di San Pietroburgo, Wiener Konzerthaus), partecipando a festival di importanza mondiale e incidendo per Deutsche Grammophon, Warner Classics/Erato e Chandos.

In programma due capolavori del repertorio per questa formazione: il celebre Quartetto “La morte e la fanciulla” di Schubert e il Secondo Quartetto di Borodin.

Il concerto celebra il 28° anniversario dell’apertura al pubblico del Museo Civico e della Gipsoteca Bistolfi.

La ricorrenza sarà festeggiata con l’ingresso libero alla visita delle collezioni dalle 10.30 alle 13.00 e dalle 15.00 fino all’inizio del concerto. (Associazione Musicale Ondasonora APS)

Prossimo appuntamento a Casale Monferrato, sarà il 29 giugno alle ore 21 nel cortile di Palazzo Langosco con “Il Sosia”, protagonisti Michele Placido come voce recitante accompagnato dal Duo Schiavo-Marchegiani.

Redazione di Vercelli

 

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