Mese: Aprile 2022
Come si trasmettono le nozioni?
Anche per vie talvolta imprevedibili.
Il bambino di sette anni che non vedeva l’ora di guardare in televisione i telefilm di Stanlio e Ollio, poteva trovarsi alle prese con la immortale pièce dei piselli nel baccello
Eccola
Perché – insiste Alberto Sordi che presta la voce ad Oliver Hardy – il pisello non sta nel “guscio”, ma nel baccello.
Non parliamo nemmeno della buccia.
Baccello.
E’ così per tutte le leguminose: oltre al pisello, per esempio, il fagiolo, la soia.
Il baccello.
Da un punto di vista squisitamente epistemologico, peraltro, l’approccio alla conoscenza per la via di Cric e Croc non è mai parso meno dignitoso di tanti altri.
Il baccello, dunque, un posto accogliente e, soprattutto, un posto che assicura la vita.
***
In fondo, è quello che ancora oggi la politica non riesce a trovare per Eraldo Botta.
Il Presidente della Provincia di Vercelli sa che, dopo il 12 giugno, potrebbe rimetterci la poltrona.
Se non riuscirà a diventare Sindaco di un paese, anche di un paesino minuscolo, ma Primo Cittadino, decadrà dalla carica di Presidente della Provincia.
Perderà così oltre 4 mila euro lordi al mese.
Che, tra non molto, potrebbero essere 9 mila, grazie agli aumenti concessi per iniziativa del Governo Draghi (stesso trattamento economico anche per i Sindaci di Capoluogo di Provincia).
Sicchè gli toccherebbe cercarsi un lavoro alternativo.
Probabilmente, non sarebbe difficile trovare un posto; tra le tante opzioni che – eventualmente – potrebbero essere messe in campo, perchè non pensare anche ad un’assunzione presso l’impresa Bertini di Varallo Sesia: perchè no?!.
Non dovrebbe neppure fare il pendolare.
Ma perché questa incertezza?
Pareva tutto fatto: candidato Sindaco di Campertogno.
Invece, sembra che, nelle ultime ore, qualcosa sia andato storto e la candidatura non sia più così pacifica.
Nonostante i vari potentati locali abbiano tentato di tutto per imporlo, sembra che la ribellione serpeggi.
Sicchè – dicono i bene informati – l’Eraldo senza baccello starebbe tornando alla soluzione antica, la candidatura a Civiasco.
Qui, però, l’attuale Sindaco, Davide Calzoni, non sarebbe affatto dell’idea di lasciare il campo.
E, così, l’Eraldo in cerca di baccello si starebbe rivolgendo (dicono sempre i bene informati) all’ex Sindaco, Carlo Cerli, per tentare di mettere su qualcosa in grado di … lasciare Calzoni in mutande.
Ce la farà l’Eraldo a trovare il suo baccello?
Per comprendere come e quanto la questione appassioni i contemporanei, non si può prescindere da un dato demografico “macro”.
Che assumiamo da statistiche ufficiali.
A gennaio 2022 la popolazione mondiale ha raggiunto gli 8 miliardi di persone.
Di queste, se ne fregano tranquillamente del futuro dell’Eraldo almeno 7.999.999.999.
Il pathos è tutto suo.
Comunque, è sempre vero: chi vivrà, vedrà.
Sono aperte le iscrizioni del Corso di fotografia- Livello base, tenuto da Andrea Mangano, che si terrà dal 4 maggio al 6 luglio 2022.
Programma
8 lezioni di teoria
2 uscite in esterna
Orario: dalle 20.30 alle 22.00
Max 8 partecipanti
Costo: 10 euro a lezione
Per prenotazioni tel. 3482428359
Redazione di Vercelli
Maggio 2022 – Programma Mariano
Domenica 1 maggio inizio del mese mariano. Nella S. Messa delle ore 10.30 la Consacrazione a Maria della parrocchia.
VenerdÌ 13 – Festa della Madonna di Fatima. Santa Messa alle 20.30 nella Chiesa Madonna del Popolo a cui seguirà la Processione con la statuadella Madonna all’Istituto Sacro Cuore.
Domenica 22 – Nelle S.Messe la Benedizione delle Rose per l’intercessione di S.Rita da Cascia.
Martedì 31 chiusura del mese di maggio con la Santa Messa alle ore 21 in Chiesa Abbaziale
Iª SETTIMANA: Predicazione di Don Antonio sui Santuari Mariani.
Martedì 3 – S. Rosario e S. Messa dalle ore 20.30 nella chiesa Madonna del Popolo
IIª SETTIMANA: Predicazione di don Antonio sui Santuari Mariani.
Martedì 10 – S. Rosario e S. Messa dalle ore 20.30 nella chiesa di S. Anna al Chioso
IIIª SETTIMANA: Predicazione di Don Antonio sui Santuari Mariani.
Martedì 17 – S. Rosario e S. Messa dalle ore 20.30 nella chiesa Madonna del Popolo
IV SETTIMANA: Predicazione di Don Antonio sui Santuari Mariani.
Martedì 24 – S. Rosario e S. Messa dalle ore 20.30 nella chiesa di S. Anna al Chioso nei giorni feriali il Santo Rosario comunitario sarà pregato i lunedì alle ore 17.30; i martedì alle ore 20.30 dai bambini del Catechismo e alle ore 8; i mercoledì, giovedì e venerdì alle ore 8.
I martedì del mese sarà celebrata anche la S.Messa delle 8.30.
Redazione di Vercelli
Al Comunale si presenta il Pont Donnaz alla ricerca di punti salvezza.
I valdostani sono attualmente 14esimi in classifica con 1 punto di vantaggio sulla zona playout.
Finora sono stati raccolti 41 punti frutto di 10 vittorie, 11 pareggi e 13 sconfitte; 36 i gol segnati e 48 quelli subiti.
La squadra affidata nel recente periodo a Giampiero Erbetta è reduce da 1 punto nelle ultime 3 uscite.
Il modulo di gioco adottato è il 3-5-2.
La porta è affidata al classe 2001 Niccolò Cabras cresciuto nel settore giovanile del Cagliari.
La difesa vede schierarsi: Marco Vesi (1992, ex Sammaurese), Gianluca Zucchini (1995, ex Campodarsego) e Ayman Moussafi (2001, ex Seravezza Pozzi).
A centrocampo gli esterni sono: Andrea Gulli (1997, ex Vado) e Gianluca Lugnan (2002, ex Prato).
Al centro si posizionano: Nicola Mazzotti (1987, ex Borgosesia), Alessio De Cerchio (1997, ex Giulianova) e Lorenzo Tassi (1995, ex Vis Pesaro).
Il tandem offensivo è composto da: Alex Forcini (2003, ex Nereto) e Alex Jeantet (1997, scuola Torino).
Redazione di Vercelli
Sarà un Tecnico del Comune di Vercelli, la Dottoressa Margherita Crosio,
Dirigente del Settore Cultura e Sport di Palazzo Civico, – leggi qui –
uno dei componenti della Commissione giudicatrice per l’appalto del Servizio di Doposcuola e di Centro Estivo Diurno per il Comune di Cigliano.
La Commissione è costituita nell’ambito della Provincia di Vercelli che, in casi come questo, è “stazione unica appaltante”.
Cioè i Comuni che sono troppo piccoli per gestire da soli una gara d’appalto, si affidano a Via San Cristoforo che, appunto, svolge questo delicato compito.
Così la gara per i servizi del Comune di Cigliano è, appunto, esperita da un Organismo provinciale.
Si vedrà tra non molto quali cooperative potrebbero essere interessate a partecipare.
C’è lavoro per i bookmakers.
Accade che, mentre la studiano, i ragazzi la Storia ce la insegnino: hanno un approccio privo dei condizionamenti che noi rischiamo di portarci dietro.
Così, questa ricerca che gli studenti del Cnos Fap del Belvedere hanno voluto condurre sui fatti del 1944 è immerso nell’attualità, senza, però, che i fatti di oggi diventino come lenti di occhiali capaci di offuscare, invece che chiarire, i processi storici.
Il Belvedere, lo raccontano nel video che apre questa pagina, al centro di un’azione militare che avrebbe potuto cambiare il corso della storia di Vercelli.
Domenica 28 maggio 1944, festa del Corpus Domini, in luogo della Precessione vi fu la corsa ai rifugi antiaerei della città.
L’orizzonte era percorso dagli aerei delle Forze Alleate, fortezze volanti che si apprestavano a bombardare i punti strategici della città.
Ma a vegliare su Vercelli c’era nientemeno che Don Bosco.
A lui, infatti, la comunità salesiana aveva impetrato il dono della preservazione della città e del Belvedere dalle bombe.
Così, il comandante della pattuglia aerea che arrivò a volare sulla città, vedendo che (proprio a ridosso di un obbiettivo strategico dal punto di vista militare: ferrovia e cavalcavia) c’era una “croce”, cioè la pianta di un edificio sacro, ebbe un pensiero, evidentemente suggerito dal Santo del Valdocco.
Ordinò di scaricare le bombe non su quegli edifici, ma poco oltre, nell’area che oggi più o meno si identifica con la Cascina Bargè e la pista di skating.
Quell’ufficiale aveva visto il compendio dei Salesiani e credette che potessero esservi ospitati ragazzi studenti.
Aveva un cuore aperto al soffio dello Spirito.
Inutile dire che la circostanza richiama tragicamente fatti di oggi.
Un filmato, quello prodotto dai ragazzi del Belvedere con la supervisione di Flavio Ardissone, che merita essere visto.
Proprio oggi, 25 aprile, 77.mo Anniversario della Liberazione.
Fare memoria dei tanti Martiri che hanno pagato con la vita la loro fedeltà ai valori perenni ed indissolubili della pace, della libertà, delle democrazia e di una convivenza umana e civile fraterna e solidale.
Rendere testimonianza è proprio questo: professare nella libertà la memoria del sacrificio delle generazioni che ci hanno preceduto e farla trasparire nei nostri comportamenti, nelle scelte quotidiane messe in atto, di fronte all’urgenza delle sfide, laceranti e drammatiche del nostro tempo; in quest’ora tanto oscura della nostra Storia, che per tanti aspetti ci riporta indietro di decenni. Infrangendo il ritmo consolidato delle certezze, che si sono rivelate illusioni, ma che noi davamo come acquisite.
La festa liturgica di San Marco (oggi, 25 aprile), così, non ci distoglie, né distrae dalla memoria di quel cambio d’epoca, di una transizione che ha caratteri così simili alla attuale, se è vero che Marco è, tra gli evangelisti, quello che assume il compito di tradurre e comunicare e trasferire, la parola in termini (dall’aramaico al greco) che fossero codice comunicativo condiviso: quel codice che affida alla capacità di amare, sconfiggendo l’odio, la testimonianza del Regno di Dio e del suo amore.
***
Sono soltanto alcuni passaggi della magistrale omelia dettata oggi, 25 aprile, dal Vicario Generale della Diocesi di Vercelli, Mons. Mario Allolio, nel corso della S.Messa che ha aperto , in Parco Camana a Vercelli, la sobria, ma coinvolgente, celebrazione provinciale del 77.mo anniversario della Liberazione.
Una lezione davvero mirabile, che ci permettiamo di suggerire ascoltare integralmente, nel video che volentieri offriamo come nostra modesta partecipazione a questa giornata davvero significativa.
Una lezione che ha avuto – senza nulla sacrificare della “spiegazione” delle Letture del giorno – la capacità, da tutti colta ed apprezzata, di unire sentimenti di partecipazione civile a quelli condivisi nella fede.
Il nostro video ripropone, sempre integrale, anche l’allocuzione del Prefetto di Vercelli, Lucio Parente, che si è richiamata ai valori della Costituzione repubblicana, la cui radice affonda nell’esperienza della Resistenza e dell’Antifascismo; il rappresentante del Governo ha così colto e sottolineato la sintonia con il pensiero del Capo dello Stato, un messaggio anch’esso non soltanto volto a sollecitare unità, ma ad indicare la via per l’unità di intenti, nella comunità civile.
***
Ecco, invece, il testo, anch’esso integrale, del discorso tenuto a nome dell’Anpi (l’Associazione Partigiani Italiani) di Vercelli, del Prof. Giacomo Ferrari.
Oggi celebriamo come ogni anno la liberazione dell’Italia dal giogo nazifascista e l’inizio di un nuovo periodo storico, quello della repubblica e della democrazia, sanzionara dalla nostra costituzione. Il 25 aprile è il giorno in cui il CLN proclama l’insurrezione generale.
Il primo pensiero, nella nostra celebrazione, è dedicato al ricordo di quanti, già dal 43, insofferenti della tirannia e del sopruso politico, hanno abbandonato tutto, sono entrati nella clandestinità per assumersi la responsabilità di combattere per la libertà. Molti hanno perso la vita in battaglia, molti hanno subito arresti e torture indicibili. A loro dobbiamo eterna gratitudine per quello che hanno fatto e che ci hanno lasciato.
Ma fermarsi a questo ricordo sarebbe un esercizio di memoria certamente pietoso quanto sterile; ridurrebbe la nostra valutazione della Resistenza ad una pura operazione militare e mancheremmo di riconoscere il valore storico, morale e politico di quel movimento.
Il nostro pensiero deve andare al ricordo di quanti prima della lotta armata sono stati perseguitati, arrestati, torturati, mandati al confino o sono fuggiti in esilio, ma hanno continuato ad elaborare gli ideali di libertà e democrazia che sono stati la guida dei combattenti. Sono loro che hanno mostrato ai combattenti il mondo per cui stavano combattendo.
Il nostro pensiero deve andare alle molte repubbliche partigiane che hanno dato, in pieno combattimento, un esempio, purtroppo breve, di capacità organizzativa democratica.
IL nostro pensiero deve andare a coloro che, alla fine dei combattimenti hanno deposto le armi e ripreso quel dibattito e quegli ideali che hanno poi fissato nella Costituzione.
Molti dei testimoni diretti di quegli eventi stanno scomparendo o sono già scomparsi; ma rimaniamo eredi di quella memoria e soprattutto di quelle elaborazioni politiche che sono costate arresto e deportazione a molti. È giusto che la nostra memoria celebri quegli eroi (sono un esempio, come direbbe Foscolo), ma dobbiamo anche ricordare chi ha costruito il fondamento storico dei principi che stanno, o dovrebbero stare, alla base della nostra vita politica.
E purtroppo la società e la situazione politica ci sta dimostrando che mai come ora è di attualità riprendere quella memoria e trasformarla in uno stimolo a proseguire nella resistenza, nella difesa della libertà e della democrazia. Sono in atto numerosi attacchi alla nostra vita democratica e ai valori che la Resistenza ci ha donato.
E la prima tendenza pericolosa è quella di mettere le operazioni militari dei partigiani sullo stesso piano di quelle dei reparti della RSI. Si trasforma così una lotta di ideali contrapposti in un inutile calcolo di chi ha ammazzato più persone o chi è stato più spietato tra le due parti. Con questo si fa scomparire del tutto la differenza di valori che c’era tra le due, o tre, parti.
Si dimentica, e si fa dimenticare, che erano in gioco valori diversi, non solo la capacità di sparare al proprio nemico. Certo che durante una guerra, specialmente una guerra civile, si spara e ci si uccide, ma quello che conta sono i valori per i quali si combatte. Resistenza ha significato difendere valori di libertà e di democrazia, i reparti della RSI combattevano, magari in buona fede, per un regime fondato su altri principi.
Ne consegue la rivalutazione di figure storiche del nazifascismo, ai quali intitolare strade o piazze o assegnare la cittadinanza onoraria.
Oggi identifichiamo il Nazifascismo soltanto con dittatura, repressione e tortura. Dimentichiamo che non è soltanto questo l’elemento caratterizzante, la repressione è un metodo riprovevole di governo; ma dobbiamo guardare anche ai motivi per cui avvenivano le repressioni. Ciò che veniva represso era la libertà di espressione e di pensiero, cioè la discussione e il pluralismo, ciò che veniva imposto era un ordinamento politico, ma anche economico, a beneficio di pochi potenti e a discapito delle classi subalterne, un sistema fondato sul personalismo e la corruzione. Un sistema che ha portato a termine un programma imperialistico e coloniale, che ha formulato e messo in atto le leggi raziali, che ha represso le punte più brillanti della cultura. Un sistema che mirava a costruire un popolo gregge, però dove i più furbi continuavano a fare i cani.
Si cerca di minimizzare il peso della Resistenza sull’esito militare della guerra. Si dice che anche senza i partigiani, gli alleati avrebbero liberato l’Italia lo stesso. Non sono un esperto di strategie militari, ma credo di poter rispondere che c’è qualcosa di più importante dei successi militari: i partigiani hanno ridato dignità agli italiani, al di là del loro peso militare; gli italiani hanno potuto dimostrare che non erano quel gregge che forse anche gli alleati pensavano.
Non mancano anche attacchi diretti all’ANPI.
Recentemente si è creato un clima di aggressione violenta, chi ha orecchie per intendere intenda
anche se becera, contro l’ANPI per la posizione di prudenza che ha assunto su recenti fatti di Ucraina. È strano che mentre gli stessi consiglieri di Biden lo hanno invitato ad abbassare i toni del suo linguaggio (aveva chiamato Putin “macellaio” e lo aveva accusato di “genocidio”), i nostri difensori dell’Ucraina accusino l’ANPI di filo-putinismo solo perché il presidente nazionale ha usato la stessa formula del Segretario generale dell’ONU. La finalità sarà davvero la difesa dell’Ucraina o sarà la pura aggressione verso l’ANPI?
Si sente dire che i partigiani sono morti quasi tutti, allora a che serve l’ANPI? Certo che se l’ANPI deve occuparsi solo di ricordare i singoli partigiani, quando saranno morti tutti, e magari saranno scomparsi anche i loro eredi diretti non resterà niente altro da fare.
Ma la verità è che il 25 aprile è uno stimolo a preservare e tramandare i valori che hanno guidato quei partigiani. Domando: se quei valori sono ancora validi, se crediamo a libertà, democrazia, pluralismo, libero confronto d’idee, tutte le argomentazioni contrarie mostrano la loro inutilità, la loro capziosità e la loro malevolenza. Per questo oggi più di prima occorre resistere per onorare quei valori.
Si può obiettare, quei valori non sono più adatti alla nostra società e alla nostra politica. Personalmente non lo credo, ma ammettiamo pure che sia così.
Vogliamo, tutti quanti, farci dire da chi è “aggiornato” sulle evoluzioni della politica quali saranno i nuovi valori o preferiamo aprire la discussione su quello che vediamo cambiato, quello che accettiamo volentieri e quello che vorremmo veder cambiato. E vi garantisco che gli argomenti non mancano, temi enormi sui quali dobbiamo confrontarci.
C’è un più o meno evidente risorgere del fascismo che si manifesta con la serpeggiante legittimazione dell’esistenza di organizzazioni che si dicono culturali, ma che sono sede di evidente apologia del fascismo. Voglio augurarmi che l’attacco alla CGIL di Roma del 9 ottobre 2021 sia più un episodio isolato dovuto a qualche testa calda, ma è certo che alla mente di molti riporta eventi di un ben triste periodo. Voglio augurarmi che la mostra che si è inaugurata a Predappio sulla Marcia su Roma sia quello che dichiarano gli organizzatori, tutti privati, un evento culturale. Ma non posso credere che certe organizzazioni non abbiano come minimo una natura sospetta. I segni ci sono e ci parlano chiaramente, e dobbiamo vegliare.
Ma la porta al fascismo non l’apre soltanto la violenza di alcune frange. Il fascismo in Italia non l’ha portato la marcia su Roma, ma il disinteresse generale delle singole persone che volevano “starne fuori”, che preferivano schierarsi sull’onda di emotività nazionalistiche, che non volevano sentir parlare di rivendicazioni sociali, che preferivano lasciare ad altri l’impegno politico.
Oggi la situazione si sta ripresentando. La porta al fascismo l’apre prima di tutto il distacco dalla politica, il ripiegamento su se stessi, la logica della “politica fa schifo, sono tutti uguali, è tutto un magna magna”.
Proviamo a riprenderci prima di tutto la politica in prima persona, a parlare per “noi”, non per “loro”. Ricordiamo: il distacco dalla politica è il primo passo; poi ci mettiamo ad aspettare colui che ci aiuta a star meglio (a turno ci dovevano salvare Monti, Renzi, e giù fino a Draghi), che finisce col coincidere con l’uomo forte, il padre padrone che ci fa vedere la carota ma è pronto ad usare il bastone.
Lo so! Fare la politica, impegnarsi in prima persona è faticoso, qualche volta noioso, ci richiede di metterci in prima linea ad elaborare ideali e concetti confrontandoci con rispetto con chi la pensa diversamente da noi.
Ci sono due parole d’ordine immutabili: democrazia e libertà.
Democrazia è oggi la parola di cui tutti abbelliscono i propri discorsi. Significa “potere del popolo”. Troppo spesso, però, questo termine è inteso come “lasciare decidere al popolo” la conduzione del governo. Quante volte sentiamo dire oggi “questo è quello che ci chiedono gli Italiani”. Questo è ciò che gli antichi chiamavano “demagogia”= lasciarsi condurre dal popolo; non è questo il significato originario di democrazia, che è, invece, che il popolo deve esprimere i suoi poteri, nominare i suoi rappresentanti. Ma lo deve fare in modo cosciente, preparato, dopo un ampio confronto che restauri la continuità tra il potere del popolo e la funzione esecutiva del governo. Se poi lo vogliamo cambiare, lo possiamo, fare, ma dobbiamo fare quello che fecero i padri della Resistenza, elaborare nuovi modelli.
E anche libertà non significa “faccio quello che voglio”; il concetto di libertà è stato oggetto d’infinite discussioni filosofiche, e se vogliamo dare la nostra definizione dobbiamo riprendere quelle discussioni.
Ricordando anche che Democrazia e libertà non sono regali dati una volta per tutte, non sono concetti scontati, ma devono essere un impegno costante di tutti noi, un impegno di discussione e continua definizione. L’azione politica non può prescindere dal pensiero (Mazzini), altrimenti diviene azione pura, molto simile ai principi del fascismo stesso.
Certo, i segnali di un deterioramento della situazione politica sono molti e, dirò sinceramente, non è soltanto colpa nostra, di noi cittadini. Anche la politica attiva non ha fatto molto per rendersi attraente e digeribile. Ma proprio per questo mai come oggi è necessario difendere, ma anche rielaborare i valori per cui la Resistenza ha combattuto. Se non vogliamo essere costretti, se non domani tra qualche giorno, a riprendere le armi come fecero i partigiani, dobbiamo riaprire spazi d’impegno, spazi di discussione in cui si ridefiniscano termini importanti come libertà, democrazia, pluralismo, si ricerchino modelli socio-economici aggiornati alla nostra situazione attuale (crisi energetica, cicliche crisi economiche, crisi climatica), si rivitalizzino i partiti o altre forme associative politiche che si riterrà più opportuno. Quegli spazi devono essere riaperti perché sono l’unica speranza per il nostro futuro, per la formazione di giovani generazioni politicamente più preparate.
Ricordiamo, che la lotta partigiana è stata solo la pagina eroica di un libro molto più corposo che comincia con le denunce di Matteotti ed è continuato con le elaborazioni dei confinati politici e degli esiliati. Sono loro che hanno indicato gli obiettivi della lotta partigiana, che hanno stabilito la direzione da prendere e ci hanno lasciato come somma di tutti i pensieri di libertà e democrazia la Costituzione.
So che qualcuno starà pensando, ma perché questo nel celebrare la lotta partigiana ci parla di discutere, pensare. Risponderò solo con alcuni nomi: Ferruccio Parri, Riccardo Lombardi, Duccio Galimberti, Sandro Pertini, Carlo Rosselli, Pietro Nenni …. Erano forse persone che agivano senza far governare le loro azioni del pensiero?
Questo significa oggi resistere. Da un lato combattere sul piano culturale contro tutte quelle operazioni, alcune ammantate di falsa scientificità, di diminuzione, di aggressione o anche di semplici cavillazioni contro i valori della Resistenza. Dall’altro creare i presupposti per una nuova resistenza, preventiva.
Non siamo nel momento storico in cui è necessario prendere le armi, ma nel momento che occorre aprire spazzi di discussione, impegnarsi in prima persona per una società migliore, elaborare idee. Questo è ciò che renderà vitale e viva l’eredità della Resistenza.
***
La mattinata si era poco prima aperta in Piazza Cesare Battisti, con la deposizione delle Corone d’alloro ai piedi del monumento ai Caduti.
Ma vi ricordate cosa ci accadeva esattamente due anni fa?
Tra fine marzo ed inizio aprile del 2020 cominciavamo appena a renderci conto dell’ineluttabilità della “reclusione” nelle nostre case: per dirla con un termine non italiano, che sembra un po’ meno tragico di “reclusione”, in quei giorni abbiamo imparato casa fosse un lock-down.
E l’abbiamo imparato esattamente dall’oggi al domani: nessuno ci aveva avvertito che improvvisamente saremmo stati isolati dal nostro lavoro, dai nostri amici, anzi peggio… dai nostri stessi parenti.
Nessuno ci aveva mai spiegato come metterci in coda per fare una spesa, come collegarci in video tra insegnanti e allievi, come fare “lavoro a distanza” (che a dire smart-working, in quei giorni, sembrava una cosa esotica e meno oppressiva…).
Nessuno ci aveva mai spiegato che per far fare i bisognini ai nostri cani non potevamo allontanarci per più di un isolato dalla nostra abitazione…e fortunato per chi aveva un animalino da portar fuori a fare i bisogni, perché altrimenti, le passeggiate fuori casa, erano bandite. E allora, in tutta la novità di quei giorni, abbiamo assistito ad un radicale cambiamento nelle nostre vite: tutte proiettate su noi stessi o sul piccolo nucleo familiare posto sotto il nostro stesso tetto.
Si è aperto spazio per i pensieri, le riflessioni, i ricordi: che per un po’ va anche bene, ma poi…. E poi, dopo mesi, e una ripresa di “reclusione” per tutto il 2021, un po’ meno tragica, ma sempre più pesante, ha cominciato a farsi strada nelle nostre menti una domanda: “Finirà?!?…”
Proprio da questa domanda è nato il nostro spettacolo, progettato nei lunghi mesi di “reclusione”, frutto dei pensieri e delle riflessioni del lock-down e della musica ascoltata e suonata nel silenzio delle nostre vie, di solito così vive e rumorose e in quei giorni tanto deserte.
“Finirà?!…” andrà in scena sul palco del Teatro Civico il 1º maggio prossimo, alle 17.30: sul palco, Roberto Sbaratto, voce narrante, cantante e recitante, che sarà accompagnato da quattro musicisti: Stefano Profeta al contrabbasso, che ha curato anche le trascrizioni e gli arrangiamenti dei brani, Fabio Gorlier al pianoforte, Paolo Guercio alla fisarmonica e Mauro Ghiani alle percussioni. Eseguiranno canzoni portate al successo da Tosca, Ivano Fossati, Enzo Jannacci, Giorgio Gaber, i Dik Dik e, per spostarci fuori Italia, da Charles Aznavour, Chet Atkins, Tom Waits e Chip Taylor.
Lo spettacolo è realizzato con il contributo della Fondazione CRV e grazie alla sponsorizzazione della riseria “S.P. s.p.a.” di Stroppiana.
Il costo dei biglietti è di 18.00 € (intero) e 15.00 € (ridotto)
La prevendita è aperta presso il botteghino del Teatro Civico da mercoledì 13 aprile con i seguenti orari: mercoledì e venerdì 17.30-19.30, sabato 10.00-12.00.
Redazione di Vercelli
Si terrà, sabato 30 aprile 2022 alle ore 15:00, presso il Seminario Arcivescovile – Piazza S. Eusebio 10 – Vercelli, un incontro in presenza e in streaming su Sant’Eusebio Channel sul tema “Rivoluzione Verde e Transizione ecologica”.
Relatori: Riccardo Moro, Enrico Ferrero, Paolo Trivero.
Modera Daniele Giacchetto – Arcidiocesi di Vercelli.
Il mondo ha bisogno di una “conversione ecologica” dice Papa Francesco. Occorre dunque uscire dall’immobilismo, prendere atto di situazioni che vanno affrontate con decisione e rendersi conto che servono risposte proporzionate alla gravità di quanto sta accadendo.
Il contesto nel quale ci troviamo è davvero critico e l’assurda guerra russo-ucraina ora rischia di compromettere anche i progressi sin qui raggiunti.
Per questo abbiamo invitato voci autorevoli e competenti a questo nostro appuntamento, capaci di farci riflettere ed indicarci strade di “buon senso” a cui anche la nostra comunità è chiamata a dare riscontro.
Scheda Relatori
Riccardo Moro – Economista dell’Università di Milano si occupa di questioni internazionali, in particolare del problema della lotta alla povertà. Negli ultimi anni si è occupato del problema del debito estero dei paesi del Sud del mondo, concorrendo ad animare la campagna per la remissione del debito lanciata dalla Chiesa italiana. È stato direttore della Fondazione Giustizia e Solidarietà, organismo creato dalla CEI per continuare l’impegno culturale e di divulgazione sui temi della giustizia economica internazionale.
Enrico Ferrero – Ordinario presso l’Università del Piemonte Orientale di Oceanografia e Fisica dell’Atmosfera, è presidente del Corso di Laurea in Gestione Ambientale e Sviluppo Sostenibile del Dipartimento Sviluppo Sostenibile e Transizione Ecologica. Ricercatore Associato presso l’Istituto per le Scienze dell’Atmosfera e del Clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche. I suoi principali campi di ricerca sono: fisica atmosferica, meteorologia dello strato limite planetario, turbolenza, modellistica della dispersione atmosferica, modelli fisici e numerici. È autore di centinaia di articoli pubblicati su riviste, libri e atti di convegni internazionali.
Paolo Trivero – Ordinario presso di Fisica per il sistema terra e il mezzo circumterrestre presso UPO, è docente di Fisica applicata all’energia e all’ambiente del Dipartimento di Scienze e Innovazione Tecnologica. Oltre all’insegnamento nel mondo universitario Paolo Trivero è tra i più creativi “ambasciatori per l’ambiente” del territorio. I suoi interessi lo portano a spiegare le meraviglie della natura anche ai bambini più piccoli catturandone attenzione attraverso testi a loro dedicati. Tra le pubblicazioni più curiose: “Goccettina”, la storia di una molecola d’acqua che volle esplorare il mondo…, un prezioso strumento didattico rivolto agli alunni e ai docenti della scuola primaria.
Conduce l’incontro Daniele Giacchetto – Delegato Giovani dall’Arcidiocesi di Vercelli alla Settimana Sociale di Taranto, fa parte dell’Ufficio Pastorale Sociale e del Lavoro, Salvaguardia del Creato, Giustizia e Pace.
Questa iniziativa in collaborazione con UCIIM, AIMC e FISM, viene certificata ai fini della Formazione Docenti e dell’acquisizione dei Crediti Formativi per gli Studenti, nelle Scuole di ogni ordine e grado info@meicvercelli.it
Te. 328 7447376)
Redazione di Vercelli
Terzo posto a Budapest, nel Circuito Europeo Under 23 di spada femminile, per Alessandra Bozza.
La giovane atleta dell’Aeronautica Militare, cresciuta e di base alla Ginnastica Victoria dove si allena con il maestro Maurizio Mencarelli, è stata protagonista di una prova eccellente che l’ha vista unica italiana sul podio in mezzo a tre colleghe ungheresi.
La spadista torinese ha iniziato la sua gara con un girone perfetto, che le ha permesso di affrontare il tabellone a eliminazione diretta da testa di serie numero 2. Qui sono arrivate le vittorie contro le ungheresi Szilvagyi (15-8) e Wimmer (15-7), poi il successo per 15-13 nel derby italiano contro Anita Corradino, che le ha permesso di entrare nelle otto.
Ai quarti, Bozza ha superato l’ungherese Kardos per 9-8, assicurandosi un posto sul podio, mentre solo in semifinale è arrivato lo stop contro Eszster Muhari, alla fine seconda dopo la finale tutta in “casa Ungheria” vinta da Anna Kun.
Classifica (117): 1. Anna Kun (Hun), 2. Eszster Muhari (Hun), 3. Alessandra Bozza (ITA), 3. Bella Balogh (Hun).
Le altre italiane: 5. Alessia Pizzini, 8. Alice Ilde Spinelli, 10. Elena Ferracuti, 14. Anita Corradino, 18. Sara Maria Kowalczyk, 21. Sabrina Piatti, 28. Alice Franchini, 29. Sara Della Cioppa, 30. Beatrice Pieropan, 33. Gaia Traditi, 36. Raffaella Palomba, 39. Gaia Leonelli, 42. Marzia Cena, 44. Domitilla Brini, 54. Matilde Cassina, 66. Erica Verri, 71. Giovannella Somma, 72. Alice Pieracciani.
Redazione di Vercelli